Scuola e disabilità: i dati del 2013-2014

Circa mille alunni con disabilità e seimila insegnanti di sostegno in più rispetto all’anno precedente, ma anche un numero crescente di ricorsi ai Tribunali, per chiedere l’aumento dell’ore di sostegno e sempre grossi problemi di continuità didattica, accessibilità e partecipazione: è quanto emerge dal rapporto recentemente presentato dall’ISTAT sulla disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, basato sui dati dell’anno scolastico 2013-2014

Bimbo che va a scuola, fotografato di spalleIl 19 dicembre scorso l’ISTAT ha pubblicato l’edizione annuale del report dedicato all’Integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado statali e non statali.
Nell’anno scolastico 2013-2014, dunque, sono risultati essere più di 150.000 gli alunni con disabilità (circa 1.000 in più rispetto all’anno precedente; il 3,3% del totale di alunni), di cui quasi 85.000 nella scuola primaria (3% degli alunni) e più di 65.000 nella scuola secondaria di primo grado (3,8% del totale).
Più di 74.000, invece, gli insegnanti di sostegno delle scuole statali rilevati dal Ministero, 6.000 in più rispetto al precedente anno scolastico. Tuttavia va rilevato anche un aumento della percentuale di famiglie che ha presentato ricorso, negli anni, al Tribunale Civile o Amministrativo per ottenere un maggior numero di ore di sostegno: il 10,5% nelle scuole primarie e il 7,4% in quelle secondarie di primo grado (erano stati rispettivamente l’8,8% e il 5,9% nel precedente anno scolastico).
E ancora, vanno evidenziate le percentuali degli alunni con disabilità che hanno cambiato insegnante di sostegno rispetto all’anno precedente, con tutte le conseguenze che tale discontinuità può produrre al fine della realizzazione del progetto individuale: il 44,1% nella scuola primaria e il 39,8% in quella secondaria di primo grado.

Il report dell’ISTAT fornisce informazioni sia sulle attività di sostegno, in termini di ore prestate, sulle attività prevalenti e sulla continuità del rapporto con l’alunno con disabilità, sia sull’assistenza educativa culturale o ad personam (AEC). Com’è ben noto, infatti, il supporto didattico fornito dall’insegnante di sostegno dovrebbe essere accompagnato – in caso di alunni non autonomi – dalla presenza di figure professionali, fornite dagli Enti Locali, che ne supportino la socializzazione e l’autonomia.

Per quanto poi concerne l’accessibilità, continua a essere elevata la quota di plessi scolastici che presentano barriere architettoniche, con una situazione di svantaggio maggiore per le Regioni del Sud Italia. E più di un quarto delle scuole primarie e secondarie di primo grado risultano sprovviste di postazioni informatiche adattate, che potrebbero certamente svolgere una funzione positiva nel processo di inclusione scolastica.

Riguardo infine alla partecipazione dell’alunno con disabilità alle attività della classe, emerge come a una riduzione dei livelli di autonomia (nello spostarsi, nel mangiare e nell’andare in bagno) corrisponda anche una drastica diminuzione del numero di ore di didattica trascorse all’interno della classe. E se circa il 10% gli alunni con disabilità non risulta partecipare alle uscite didattiche brevi – quelle che non prevedono il pernottamento – solo il 26% degli alunni della scuola primaria e il 51% di quelli della scuola secondaria partecipano alle gite di istruzione con pernottamento.

Ricordiamo ancora la disponibilità del report prodotto il 19 dicembre scorso dall’ISTAT sull’Integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado statali e non statali.
La presente nota costituisce la rielaborazione di un testo pubblicato da Daniela Bucci in «Condicio.it», sito al quale rimandiamo i Lettori per ulteriori approfondimenti sul tema del Diritto all’istruzione.

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