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Scale mobili e cani guida: prevalgano le leggi e il buon senso

Cartello apposto davanti alle scale mobili che portano al centro storico di Belluno

Il cartello apposto davanti alle scale mobili che portano al centro storico di Belluno

Tutto incomincia nel dicembre del 2013, quando a una persona non vedente viene negato di salire sulle scale mobili che accedono al centro storico di Belluno, perché accompagnato dal cane guida, in palese violazione delle Leggi vigenti (Legge 37/74, aggiornata dalla Legge 60/06), che obbligano, come abbiamo spesso dovuto ricordare su queste pagine, ad accogliere gli stessi cani guida in ogni luogo pubblico o aperto al pubblico.
A nulla valgono in seguito gli incontri con il Comune da parte dell’UICI locale (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), né i documenti prodotti da varie scuole di addestramento, che spiegano come i cani guida siano addestrati anche a salire e scendere dalle scale mobili.
Irremovibile nel vietare l’accesso di ogni tipo di animale alle scale mobili – ciò che nella fattispecie dei cani guida di persone con disabilità visiva viene motivato con «ragioni di sicurezza» – la Giunta Municipale della città veneta si appella anche al parere dell’USTIF, l’Ufficio Speciale Trasporti e Impianti Fissi del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, secondo il cui regolamento – che però, secondo logica, dovrebbe avere minor cogenza di una legge – quanto stabilito dal Comune bellunese sarebbe del tutto corretto.
I mesi passano, le polemiche crescono, sui giornali e nel web, e arriva anche, ai piedi di quelle scale mobili, un cartello – che qui a fianco riprendiamo – con tanto di immagine di un non vedente con il suo cane guida, cui è interdetto il passaggio. A corredo la scritta «Inclusi i cani guida». Un cartello, per altro, reso a quel punto necessario, se non altro per informare della situazione le persone con disabilità visiva provenienti da altre città.

Si arriva quindi a poco più di un mese fa, quando il presidente nazionale dell’UICI Mario Barbuto si rivolge con una lettera aperta direttamente al sindaco di Belluno Jacopo Massaro.
«Polemiche continue e campagne di stampa e di diffusione tramite social media – esordisce Barbuto – hanno reso il problema del diritto di accesso alla scala mobile di valenza nazionale, esigendo una soluzione alla quale si potrà pervenire se ciascuno di noi riuscirà ad adoperare buon senso, equilibrio e rispetto delle leggi. Ecco, proprio delle leggi voglio parlare, sottolineando come nessun luogo o mezzo pubblico o aperto al pubblico può essere interdetto all’uso da parte di persone non vedenti accompagnate dal cane guida. Non possono sussistere regolamenti di qualsivoglia natura o ragione che abbiano una potestà superiore rispetto alla legge, tanto da renderla inapplicata e inefficace e tali regolamenti sono da considerare comunque subordinati dinanzi alla legge, anche quando derivassero da una questione di sicurezza o di protezione dell’incolumità fisica».
Proprio nella questione della sicurezza, secondo il Presidente dell’UICI, sta «il vero nocciolo della questione». «Qualora le scale mobili fossero ritenute insicure o suscettibili di causare eventuali danni – scrive infatti -, esse lo sono e lo sarebbero per chiunque le adoperasse e le frequentasse, sia i cani, sia le persone. Di conseguenza, continuare ad attuare una disposizione che deriva dal semplice, per quanto rispettabile parere di un ufficio tecnico, in violazione aperta di una norma di legge, rende per noi inaccettabile il divieto che causa una lesione di diritti soggettivi del cittadino. Ove infatti le scale mobili siano davvero giudicate pericolose, esse vanno considerate fuori dalle normative di sicurezza e dunque immediatamente chiuse alla frequentazione per tutti, tanto i cani, quanto le persone. In caso contrario invece, qualora l’impianto sia ritenuto, come di fatto è, idoneo a svolgere la propria funzione di pubblico trasporto, esso non può essere inibito a utilizzatori accompagnati da cane guida, i quali hanno analoghi diritti di accesso e d’uso di tutti gli altri cittadini».
«Noi apprezziamo – conclude Barbuto – la buona volontà e gli sforzi compiuti dall’Amministrazione per sormontare il problema e offrire alternative credibili e praticabili. Tali alternative, quando l’Amministrazione vorrà e potrà porle in essere, saranno per noi ben venute e ben accette. Esse, tuttavia, non potranno in alcun modo essere considerate definitivamente sostitutive di un diritto di accesso che, al di là di qualsiasi considerazione pratica, rimane una prerogativa inviolabile del cittadino, tanto in via di principio, quanto in via di fatto. Onde dunque evitare una sovraesposizione mediatica che ferisce prima di tutto noi ciechi e la nostra dignità di persone, la prego di voler rimuovere con effetto immediato quei divieti e quelle limitazioni che sono offensive dell’intelligenza di chi le pone e lesive del diritto umano di tutte le persone, riconosciuto e conclamato dalla nostra Costituzione, dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. E voglia credermi, nell’accesso a una scala mobile, per quanto in condizioni di ripidità maggiore del previsto, non sussiste alcun particolare pericolo per i cani di quanto non vi sia un generale rischio di incolumità per tutte le persone che la praticano».

Dopo una decina di giorni arriva la risposta del Sindaco di Belluno, che incomincia così: «In riscontro alla Sua lettera aperta, con la quale chiedeva, “onde evitare una sovraesposizione mediatica”, di “rimuovere con effetto immediato” il cartello di divieto di accesso alla scala mobile ai ciechi accompagnati da cane guida, Le comunico che il cartello del quale chiede la rimozione è stato richiesto dal vice presidente UICI di Belluno».
Prima annotazione: nel testo del Presidente dell’UICI si chiedeva esattamente di «rimuovere con effetto immediato quei divieti e quelle limitazioni», rifacendosi cioè a un concetto assai più ampio che non la “semplice” rimozione di un cartello. Ma tant’è.
La sostanza della risposta del sindaco Massaro sta invece in quanto segue: «Pur concordando con il fatto che le scale mobili di Belluno non possano essere considerate pericolose, il Ministero dei Trasporti – USTIF Ufficio di Venezia (Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia), e non Bellunum [la società che gestisce l’impianto, N.d.R.] o il Comune ha espressamente interdetto il passaggio di cani guida». «Questa Amministrazione – aggiunge il Sindaco – ha proposto di affrontare la questione su un piano più ampio, sollevando il problema a livello parlamentare, ma la UICI di Belluno non ha concordato su tale scelta. In ogni caso questa Amministrazione, proprio al fine di agevolare tutti i portatori di handicap, da tempo consente la sosta non solo sui numerosi stalli riservati ed appositamente contrassegnati, ma anche su tutti gli stalli liberi e (gratuitamente) su tutte le aree di sosta a pagamento con parcometro (aree blu) e addirittura in qualsiasi altra sede stradale pubblica, ancorché non destinata alla sosta, purché il mezzo non sia d’intralcio alla circolazione».
Altra questione, quella dei parcheggi, rispetto alla quale in diversa sede si potrà verificare se tutto sia stato predisposto al meglio, per agevolare realmente le persone con disabilità. Qui invece ci preme di più la conclusione, in cui si dice di volere rimanere «a disposizione per percorrere insieme tutte le strade che possono condurre a una soluzione ottimale del problema, coniugando la piena funzionalità delle scale mobili e la loro più ampia accessibilità nel rispetto delle leggi vigenti». Le leggi vigenti, appunto, non i regolamenti! Ed è sin troppo chiaro chi in questo momento, a Belluno, quelle leggi non stia rispettando.

Siamo dunque ai giorni nostri, con l’ulteriore replica di Mario Barbuto, il quale intende innanzitutto sottolineare che in un caso del genere uno strumento come l’interpellanza o l’interrogazione parlamentare è del tutto «inefficace». «Occorre semplicemente – scrive il Presidente dell’UICI -, senza riflettori e condizionamenti mediatici, dare libero accesso al cane guida sulla scala mobile o impianto a fune che chiamar si voglia. Si rende conto di cosa accadrebbe se si cominciasse a dire che le altissime scalette di certi treni regionali sono pericolose per i cani guida? E si immagina quante altre situazioni potrebbero crearsi sulla base di una supposta pericolosità definita al di là della legge per il cane guida e non per le persone? Significa che noi ciechi ci vedremmo precluse molte condizioni di accesso e in definitiva la nostra libertà di movimento che è uno dei diritti dell’uomo sanciti da qualsiasi carta costituzionale o dei diritti universali. Confido nel buon senso, nella pazienza, nella riflessione, nella sensibilità».
Certo, dispiace doverli accendere, quei «riflettori», che Mario Barbuto invocava rimanessero spenti, in nome del buon senso. Ma a questo punto riteniamo non si potesse fare altro, anche per capire se in altre città d’Italia si siano verificate situazioni analoghe, che saremo pronti a segnalare puntualmente ai Lettori. (Stefano Borgato)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Massimiliano Bellini (zanmaxx@libero.it).

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