Così spieghiamo la disabilità visiva ai futuri infermieri

Dopo che recentemente avevamo raccontato un’analoga iniziativa promossa a Torino, ci occupiamo questa volta degli incontri con gli studenti in Infermieristica tenuti a Feltre (Belluno) da Simona Zanella, non vedente, e da Fernando Giacomin, ipovedente. Tutte iniziative meritorie e degne di essere diffuse in altre parti del nostro Paese, per spiegare ai futuri infermieri come dovranno comportarsi di fronte a pazienti con disabilità visiva, ciò che non viene loro insegnato, durante il corso di laurea

Simona Zanella

Simona Zanella, persona non vedente, ha condotto insieme a Fernando Giacomin gli incontri di Feltre con gli studenti di Infermieristica

Solo un paio di settimane fa abbiamo dato notizia della giornata informativa sulla disabilità visiva, promossa dall’UICI di Torino (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) e rivolta agli studenti del secondo anno del Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche dell’Università del capoluogo piemontese.
Torniamo ora a occuparci di un’iniziativa dalle caratteristiche analoghe, ovvero quella che viene condotta da un paio di anni da due soci veneti dell’UICI, Simona Zanella, non vedente e appartenente anche a Movimento Handicap Belluno, e Fernando Giacomin, ipovedente, entrambi già protagonisti di tre incontri con gli studenti del Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università di Padova, presso la sede di Feltre (Belluno), durante il più recente dei quali erano collegati in teleconferenza anche gli allievi del distaccamento di Belluno.

«Durante tali incontri – spiega Zanella – abbiamo raccontato le nostre esperienze personali in àmbito ospedaliero, perché abbiamo notato che riportare esempi che ci avevano direttamente coinvolto attirava maggiormente l’attenzione degli studenti». «Innanzitutto – prosegue – abbiamo cercato di far comprendere la differenza tra un cieco assoluto e un ipovedente, sforzandoci poi di far capire quali siano le principali difficoltà che una persona con disabilità visiva può incontrare, trovandosi in un ambiente estraneo e oltretutto in una situazione di salute precaria. Abbiamo quindi bendato alcuni studenti e insegnato loro come accompagnare nel modo migliore le persone con disabilità visiva, spiegando come far conoscere loro il nuovo ambiente, per far sì che esse possano restare il più autonome possibile, anche in una stanza di ospedale».

Per quanto poi riguarda l’approccio con il paziente non vedente o ipovedente, «abbiamo ad esempio spiegato agli studenti – sottolinea Zanella – di rivolgersi sempre alla persona in questione e non a un eventuale accompagnatore, e di spiegare attentamente cosa si sta per fare, prima di mettere le mani sul paziente con disabilità visiva, perché egli non può rendersi conto del tutto di cosa stia accadendo intorno».
Non è mancato, infine, lo spazio dedicato al cane guida, con le necessarie precisazioni su come comportarsi e prendersi cura dell’animale, quando il suo conduttore non può farlo perché incosciente.
«Numerose – conclude Zanella – sono state le domande degli studenti, i quali si sono augurati di poter ripetere l’esperienza altre volte, in quanto, per loro stessa ammissione, queste tematiche non vengono affrontate nei loro corsi».

Sia nel caso di Torino che in questo di Feltre, si tratta di iniziative del tutto meritorie e degne certamente di essere diffuse in ogni altra parte del nostro Paese. (S.B.)

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