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Non tagli, ma investimenti, per ampliare il “modello Sardegna”

Particolare di persona in carrozzina spinta sulle strisce da una persona non disabileDopo una battaglia durata alcuni mesi, seguita passo passo anche dal nostro giornale, con una serie di incontri serrati tra le parti e due assemblee aperte a Cagliari e a Sassari, che hanno visto la partecipazione di oltre cinquecento persone con disabilità gravi e dei loro familiari, la Giunta Regionale della Sardegna ha annullato con una specifica Delibera (n. 40/40 del 7 agosto scorso) i tagli introdotti dalla precedente Delibera n. 33/11 del 30 giugno, per i piani personalizzati a sostegno di più di 29.000 persone con disabilità grave, tra cui oltre 2.400 bambini e minori.
«Riteniamo saggia questa decisione – dichiarano Rita Polo e Francesca Palmas, a nome del Comitato delle Famiglie per l’Attuazione della Legge 162/98 in Sardegna – e crediamo che una volta ottenuti i dati definitivi dai Comuni della Sardegna entro il 20 settembre sui progetti in proroga e sui nuovi richiedenti, si potrà finalmente e con chiarezza fare il quadro esatto della situazione e del reale fabbisogno per chiudere con serenità il 2015».

«Supportati dal nostro Centro Studi – proseguono Polo e Palmas – attivo nel settore dal 2004, abbiamo sostenuto da sùbito che i tagli non erano in questo momento necessari, visto il quadro delle risorse e in mancanza dei dati certi, sempre reperibili di solito a gennaio-febbraio, come è stato fatto negli anni precedenti, a differenza che in questo 2015. Più in generale vogliamo anche dire basta ai qualunquismi sulla Legge 162/98. Non vogliamo cioè più sentire che si spende troppo, che dobbiamo fare come le altre Regioni, che invece non spendono così tanto nel sociale. È vero, la Sardegna è tra le prime Regioni in Italia per investimenti pro capite in materia di spesa sociale, ma è anche agli ultimi posti nella spesa ben più ampia per ricoverare i disabili negli istituti: ebbene, questo ci rende orgogliosi e per questo veniamo anche definiti come “modello Sardegna”. Auspichiamo anzi che anche le altre Regioni facciano come da noi: più investimenti in percorsi personalizzati e coprogettati inclusi nella società, meno in istituzionalizzazione!».

«I problemi non mancano – concludono le rappresentanti del Comitato -, questo dev’essere chiaro, e intendiamo far sentire con forza la nostra voce ad esempio sulla sperimentazione del nuovo sistema di valutazione, che dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2016, sull’introduzione di nuove fasce ISEE [Indicatore della Sirtuazione Economica Equivalente, N.d.R.] e su altri temi “caldi”. Tuttavia, ora c’è la soddisfazione di verificare che l’impegno dei diretti interessati e le battaglie per i diritti acquisiti, affinché non si facciano passi indietro, hanno tutto il loro peso. Mentre da una parte gli abusi devono essere individuati e colpiti, come chiediamo fin dal 2013, promuovendo l’emanazione di una norma regionale proprio sui controlli dei piani derivanti dalla Legge 162/98, dall’altra non possono essere sopportabili tagli lineari e, in particolar modo, nemmeno un euro può essere tagliato a questa prassi cosi efficace nella presa in carico delle persone con disabilità grave, che attraverso percorsi personalizzati e coprogettati con le Istituzioni possono vivere nel loro domicilio, nella propria comunità, nel proprio territorio, quelle stesse persone che, in mancanza di tali sostegni (non monetari, ma in ore di servizi!), se istituzionalizzate costerebbero alle casse pubbliche da tre a cinque volte di più. Non tagli, dunque, ma investimenti per una riqualificazione dei finanziamenti ai piani personalizzati di sostegno alle persone con disabilità e alle loro famiglie, perché questo, oltre che migliorare la qualità della vita dei diretti interessati, permette anche un risparmio in sanità». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comitatofamiglie162@gmail.com.

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