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Le persone con disabilità e la cooperazione allo sviluppo

Realizzazione grafica che rappresenta il "fare rete nella disabilità"È un documento decisamente rimarchevole e degno senz’altro di un’approfondita consultazione, il manuale (in italiano e inglese) intitolato Disabilità e sviluppo. Come includere le persone con disabilità nella cooperazione allo sviluppo, prodotto nell’àmbito del Progetto InfoEas Cooperare per includere. L’impegno dell’Italia su disabilità e cooperazione allo sviluppo. AID 10305, iniziativa gestita dall’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau), per conto della RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), con il cofinanziamento del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il cui obiettivo è quello promuovere la diffusione e l’applicazione del Piano d’Azione per l’inclusione delle persone con disabilità nelle politiche e nei progetti di cooperazione.
A volere la RIDS, lo ricordiamo, sono state, nel 2011, EducAid, la citata AIFO, DPI Italia (Disabled Peopoles’ International) e la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), per realizzare iniziative di informazione, formazione e consulenza in Italia e a livello internazionale.

«Negli ultimi anni – dichiara per conto della RIDS Giampiero Griffo – la disabilità è diventata un tema importante dei documenti discussi e approvati dalle Nazioni Unite. Ad esempio, sia nella dichiarazione finale della Conferenza Mondiale di Sendai, per la riduzione dei rischi in caso di disastri, sia nella recentissima Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il ruolo delle organizzazioni delle persone con disabilità e l’attenzione ai loro diritti sono posti in evidenza. Questo manuale rappresenta un contributo concreto per mostrare come si deve fare mainstreaming della disabilità [per “mainstreaming” della disabilità si intende considerare quest’ultima come un tema trasversale a tutte le politiche e le pratiche, N.d.R.] nell’àmbito delle azioni di cooperazione internazionale, con esempi già realizzati in progetti di cooperazione in varie parti del mondo. La RIDS stimola dunque le organizzazioni non governative italiane e straniere impegnate sulla cooperazione, ma anche le Regioni e gli Enti Locali, a occuparsi del 15% delle persone nel mondo che vivono in condizioni di disabilità, più di 800 milioni delle quali in Paesi in Cerca di Sviluppo. Il contributo che la cooperazione italiana sta dando è importante sia col Piano d’Azione del Ministero degli Esteri, sia con la RIDS e le sue iniziative, dimostrando che combattere la povertà delle persone con disabilità nel mondo è possibile».

«Il movimento italiano delle persone con disabilità e delle loro famiglie – afferma dal canto suo Pietro Barbieri, già a lungo presidente nazionale della FISH, oggi portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore e protagonista di una delle interviste che arricchiscono il manuale del RIDS – interroga la cooperazione italiana nel mondo praticata dalle Istituzioni italiane nazionali e locali e dalle organizzazioni non governative. Questo manuale vuole rappresentare infatti un’opportunità di riflessione su quale sia il modello di sviluppo interpretato nei progetti di cooperazione e soprattutto sulle coerenze di esso. Si tratta di un concetto che viene richiamato dalle organizzazioni non governative nei confronti del Governo italiano e dell’Unione Europea, un concetto che riguarda la pratica dei diritti fondamentali, il ripudio della guerra e anche gli impegni assunti sul finanziamento pubblico della cooperazione internazionale. Non possiamo che associarci a quel principio e farlo nostro e le coerenze di cui si parlava valgono anche per il rispetto della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, riguardando tutti i livelli pubblici e del privato sociale impegnati nella cooperazione internazionale. Il manuale del RIDS non è per altro solo una check-list per garantire l’attuazione della Convenzione ONU, ma soprattutto una guida vera su come declinare fattivamente le coerenze, a partire dal fondamentale principio del Nulla su di Noi, senza di Noi».
«Il tutto – conclude Barbieri – è il frutto di uno sforzo condiviso con alcune organizzazioni non governative nella Rete Italiana Disabilità e Sviluppo, all’atto di collaborare per l’attuazione dello specifico Piano d’Azione del Ministero degli Esteri. Mettere assieme le esperienze del mondo della disabilità nel campo della lotta per i diritti, quelle delle organizzazioni nel “fare” sul campo, e le Istituzioni rappresentate dal Ministero degli Esteri, è una partnership essenziale». (S.B.)

È disponibile il testo integrale del manuale Disabilità e sviluppo. Come includere le persone con disabilità nella cooperazione allo sviluppo. Per ulteriori informazioni e approfondimenti, accedere alla seguente pagina web: http://www.ridsnetwork.org/contatti.

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