Dizionario disabile del diavolo

«Ho scelto una manciata di termini dal vocabolario della disabilità e ispirandomi al grandioso Ambrose Bierce del “Dizionario del Diavolo”, ne ho rielaborato alla sua maniera i relativi significati»: così Gianni Minasso presenta il suo nuovo contributo, con il quale arricchisce ulteriormente – con la consueta dissacrante e caustica ironia – la rubrica “A 32 denti (Sorridere è lecito, approvare è cortesia)”, fatta di “incursioni” nel grottesco e nella comicità più o meno involontaria che, come tutte le altre faccende umane, riguarda anche il mondo della disabilità

bierce-minasso-disabile-del-diavoloInaugurata ormai da un po’ di tempo, con un titolo quanto mai significativo – A 32 denti (Sorridere è lecito, approvare è cortesia) – questa rubrica non possiede una specifica cadenza ed è dedicata alla comicità più o meno involontaria di cui, come tutte le altre faccende umane, è impregnato anche il mondo della disabilità.
Proveremo quindi a sorridere (ripeto: “sorridere”) insieme, anche sulle situazioni più scabrose. Da “disabile professionista”, mi verrebbe da chiosare: «Tutto su di noi, con noi»! (G.M.)

Da tempo mi prudeva il mouse perché avevo voglia di rievocare, seppur mediante le mie scarse qualità, lo spirito di un amore letterario di gioventù: il Dizionario del Diavolo del grandioso Ambrose Bierce [scrittore, giornalista e aforista statunitense, 1842-1914, N.d.R.].
È difficile spiegare in poche parole cosa rappresenti e cosa sia contenuto in questo capolavoro, normalmente relegato negli scaffali dell’umorismo. Vi basti sapere che la faccenda funziona come un normalissimo vocabolario, salvo la volontà birichina dell’autore di riscrivere alcune voci, sostituendo al loro significato comune qualcosa di più originale e forse di più vero. Così quest’operazione permette di prendere per i fondelli la conformità delle prassi ufficiali, arieggiando le impettite stanze chiuse di istituzioni, religione, società, opinione pubblica eccetera.
Ovviamente non ce l’ho fatta a trattenermi («Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni», diceva Oscar Wilde) e quindi ho scelto una manciata di termini dal vocabolario della disabilità e ho tentato di impugnare (seppur in modo maldestro) la penna di Bierce, per rielaborare alla sua maniera i relativi significati.
Nota bene: in un impeto di delicatezza ho volutamente tralasciato il restauro – pur possibile – di definizioni quali autistico, down, miodistrofico, non vedente, paraplegico, sordo.
Leggendo l’originale (ma, mi illudo, anche un po’ la mia versione) emerge un essere umano debole, egoista, cinico, feroce, invidioso, falso e traditore. Nonostante ciò ne siamo attratti perché purtroppo, gratta gratta, non sono esagerazioni: siamo proprio noi, homo sapiens, in tutto e per tutto. Disabili compresi!

Assistente domiciliare (va e vieni) – Operatore sanitario che sbaglia a casa tua le stesse cose che avrebbe sbagliato se tu fossi stato in ospedale.

Badante (casino) – Prezioso assistente che c’è quando non serve, non c’è quando serve, parla quando dovrebbe tacere eccetera. Normalmente è un disastro in cucina e fa male le pulizie. Svogliato se deve portare in bagno il suo assistito, ma pieno di energie quando incontra un connazionale (specie se di sesso opposto). Inoltre si esprime in un idioma incomprensibile, formato da un cattivo italiano shakerato con la propria lingua madre. Sovente, dopo i primi giorni di lavoro, si trasforma da pecorella in aggressivo sindacalista. È comunque sempre molto caro (cioè costa).

Barriere architettoniche (incaglio) – Caparbi elementi costruttivi che s’intestardiscono a ostacolare i disabili causando la farraginosa produzione di proteste, dibattiti, leggi, scivoli, ascensori, montascale eccetera. Il loro fittizio abbattimento è il fiore all’occhiello di assessori rampanti, mentre un solo disabile sveglio, grazie ad esse, riesce a far sentire in colpa centinaia di normodotati. Le barriere architettoniche rappresentano comunque un pretesto ideale per evitare visite spiacevoli.

Carrozzina elettrica (marchingegno) – Diabolica invenzione che ha distolto le persone disabili dalla loro serena e feconda condizione di immobilità. Ispiratrice di una delle più belle vignette di Altan («… adesso mi tocca di andare da qualche parte»).

Centro diurno [per disabili] (ammucchiata) – Dispendioso (per la comunità) parcheggio custodito sociosanitario per i fardelli di alcune famiglie.

Comportamento [del normodotato verso il disabile] (metafisica) – Modo di agire impregnato di misteri irrisolti in quanto risulta impossibile qualsiasi tipo di condotta corretta: se il normodotato non si interessa al disabile è un menefreghista, se si interessa è un impiccione, se lo aiuta gli limita la facoltà di scelta, se non lo aiuta è un malvagio e via di questo scasso (sic).

Contrassegno di parcheggio (manicheismo) – Cartoncino azzurro che divide il mondo in due parti ben distinte: chi ce l’ha (i privilegiati) da chi non ce l’ha (gli sfigati), separando così chi sosterà gratis da chi, con le sue multe, rimpinguerà le casse comunali.

Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (teoria pura) – Vedi la canzone Parole parole di Mina e Alberto Lupo (1972).

Cooperativa sociale (pirateria) – Particolare tipo di società cooperativa che gestisce servizi sociosanitari, educativi e di vario altro genere dedicati alle persone svantaggiate. Le convenzioni stipulabili tra esse e gli enti pubblici, e la possibilità di fregiarsi dell’appellativo di ONLUS, le rendono lupi travestiti da agnelli.

Disabile (purtroppamente) – Al di là di maschere, travestimenti, cortine fumogene e illusioni ottiche, chi non è abile, difettandogli una determinata capacità fisica o mentale.

Disability manager (vengo anch’io) – Figura professionale che banchetta (pure lei) nel campo della disabilità.

Diversamente abile (iperbole) – Handicappato tout court.

Domotica (calappio) – Dall’unione delle parole domus (casa) e cervellotica, è la scienza del trasformare una semplice abitazione in una “trappola infernale”. Infatti, grazie alla domotica, nella cosiddetta “casa intelligente” peggiorano qualità della vita e sicurezza, si complicano progettazione, allestimento e manutenzione, aumentano i costi di gestione e gli stipendi degli installatori.

Educatore (ininfluente) – Esperto con il quale o senza il quale il disabile resta tale e quale.

Falsi invalidi (parassitismo) – Giocatori di nascondino con la Guardia di Finanza. Corresponsabili di molte emorragie dell’INPS, sono odiati dagli esemplari DOC.

Handicappato (antico) – Termine desueto, accantonato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e accoppato dai politicamente corretti. Scampato all’assassinio, sopravvive il papà handicap, che continua a essere “portato” dai poveri disabili.

Inclusione sociale (politichese) – Chimera.

Indennità di accompagnamento (aiutino) – Prestazione economica a favore degli invalidi per i quali è stata accertata l’impossibilità di deambulare o l’incapacità di compiere gli atti vitali quotidiani. L’entità di questa prestazione scontenta tutti: l’ente erogatore (troppi soldi), gli stessi disabili (pochi soldi) e i normodotati (soldi sprecati).

Insegnante di sostegno (penuria) – Specie in via di estinzione a causa della spending review. In genere l’esemplare tipo di tale categoria è rappresentato da una madamigella passabilmente sgarrupata, nel senso che è lei medesima ad aver bisogno di sostegno.

Invalido civile (eufemismo) – Quello che non se ne approfitta, non pretende, non fa pesare alcunché, non si lamenta, non passa davanti a tutti, ringrazia, è sereno ed è in pace con se stesso e con gli altri (ricca mancia a chi, per caso, dovesse mai avvistarne uno).

Lavoro [per i disabili] (figurato) – Illusione seducente, speranza ingannevole, miraggio.

LEA (disservizio) – Livelli Essenziali di Assistenza, ovvero insieme delle attività e delle prestazioni che il Servizio sanitario Nazionale non eroga ai cittadini.

Letto ortopedico (su e giù) – Cigolante ausilio che potrebbe agevolare le pratiche sessuali dei disabili, ma che in realtà, essendo sempre privi di un partner, serve loro soltanto per dormire.

Lovegiver (sex and drugs and rock’n’roll) – Assistente sessuale per disabili (o partner surrogato), cioè prostituta o prostituto specializzati nell’asciugare da questi ultimi i residui degli spiccioli erogati dalla previdenza sociale.

Medico (avidità) – Professionista ultrabenestante che s’ingrassa grazie alle infermità altrui, ma che, con più guarigioni in giro, sarebbe costretto a parcheggiare il SUV sotto i ponti.

ONLUS (fiscale) – Organizzazione Nullafacenti Liberi di Utilizzare Sgravi.

Piaga da decubito (compressione) – Stigmate dell’immobilità. Doloroso ma efficace elemento da presentare alla Commissione Medica per la verifica dell’invalidità.

Pietismo (ipocrisia) – Atteggiamento di ostentata compassione grazie al quale i normodotati manifestano ai disabili la loro condizione di superiorità.

Protesi bionica (superfluo) – Sistema ingegnoso ma complesso e costoso, che restituisce l’autonomia alle persone disabili grazie all’aiuto di almeno quattro assistenti. Senza di essa il soggetto svantaggiato compirebbe le stesse azioni più in fretta e con un solo assistente.

Riabilitazione (ironico) – Prassi diffusa in virtù della quale viene incollata agli acciaccati disabili l’etichetta fasulla del pieno recupero, in realtà mai raggiunto.

Sensibilizzare (strepitio) – Rompere le scatole al prossimo incolpevole, informandolo dettagliatamente dei propri guai.

Sport per disabili (infantilismo) – Accurato conteggio dei millimetri e dei centesimi di secondo relativi alle prestazioni di chi, avendo meno abilità, cerca a tutti i costi di mostrarne di più sudando e sbuffando inutilmente.

Verbale d’invalidità (religione) – Primo libro del Pentateuco in cui si narra la creazione della persona disabile, certificandone l’assoluta natura sacrale. Inconfutabile lasciapassare per accedere agli agognati privilegi della casta in questione.

Vita indipendente (cavoli tuoi) – Porta d’ingresso delle persone disabili verso l’autodeterminazione della propria esistenza, per controllare e affrontare in prima persona, senza interventi esterni, il proprio quotidiano e il proprio futuro. In realtà chi riesce ad entrarvi (Lasciate ogni speranza…) finisce col diventare schiavo di feroci badanti, esiguità dei contributi statali, biechi commercialisti, invidia dei colleghi eccetera.

Volontario [del Terzo settore] (pentitismo) – Colui che, in qualche modo, vorrebbe recedere dalla brutta situazione di sgobbo gratis nella quale si è improvvidamente cacciato ma che, moralmente ricattato, non ce la fa.

Welfare state (provvidenza) – Enorme mina economica la cui miccia, oggi, ha solo più mezzo centimetro utile da bruciare.

Ambrogio Bercia

Nella colonna a destra l’elenco dei testi di Gianni Minasso, già da noi pubblicati nell’àmbito di questa rubrica.

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