Donne con disabilità e violenza: molto più delle altre donne

«Le donne con disabilità – scrive Luisa Bartolucci, soffermandosi in particolare sulle persone con disabilità visiva – sono soggette a diverse forme di abuso, caratterizzate da valori particolarmente elevati: più spesso, più a lungo, in più modi e da parte di più persone». E di fronte a ciò sottolinea anche la necessità di lottare contro «stereotipi che non corrispondono alla quotidianità di nessuna donna o quasi, ciò che contribuisce a penalizzare le donne con disabilità considerate, erroneamente e pregiudizialmente, quasi “di serie B”»

Giovane donna cieca

Una giovane donna non vedente

Ogni anno, alla vigilia della Giornata Internazionale della Donna, ci troviamo a riflettere sull’importanza della parità di genere, a celebrare i successi delle donne e a ricordare quanto ancora sia necessario fare per garantire pari diritti in ogni àmbito della vita.
Nel nostro Paese dobbiamo lavorare ancora molto a sostegno del diritto delle donne e delle bambine non vedenti a vivere libere dalla violenza. La violenza contro le donne con disabilità, infatti, è ancora difficile da monitorare e da affrontare, e questo è in parte dovuto al fatto che le donne con disabilità non appaiono nei campioni delle ricerche generali sulla relazione tra violenza e genere. Tuttavia, i dati resi disponibili da una ricerca condotta anche in Italia qualche tempo fa dimostrano che le donne con disabilità sono soggette a diverse forme di abuso, caratterizzate da valori particolarmente elevati: più spesso, più a lungo, in più modi e da parte di più persone.

Tutto ciò vale anche per le donne non vedenti e ipovedenti e il Programma Daphne, condotto in alcuni Paesi europei tra cui l’Italia, lo ha dimostrato. Oltre infatti alle diverse forme di violenza di genere di cui possono cadere vittime le donne vedenti, le donne cieche e ipovedenti si confrontano anche con la violenza legata alla disabilità e oltre al rischio altissimo di subire abusi, non va dimenticato che essere cieche o ipovedenti significa, in taluni casi, anche dover dipendere da altri per ricevere supporto o assistenza in determinate attività, o circostanze.
E ancora, avere una disabilità visiva può comportare anche avere molte più difficoltà e meno possibilità di fuggire, di reagire contro un’aggressione o di trovare aiuto. Alle donne cieche e ipovedenti, infine, sono offerte meno garanzie per la loro sicurezza e non tutte si sentono tranquille a sufficienza per denunciare gli abusi, temendo per la loro incolumità.

Di fronte a tutto ciò, è necessario anche lottare per ottenere forme di realizzazione della donna un po’ più complete. Esiste ad esempio un’immagine femminile – veicolata principalmente dalla televisione, ma anche dagli altri media -, iper-legata a stereotipi (di bellezza, di autonomia, di competitività, di realizzazione personale), che non corrisponde alla realtà e quotidianità di nessuna donna o quasi e ciò contribuisce a penalizzare le donne con disabilità che, erroneamente e pregiudizialmente, vengono considerate quasi “di serie B”, ignorando le enormi potenzialità e l’elevatissimo grado di professionalità che invece sono in grado di raggiungere e mettere a disposizione della società.
Le donne cieche e ipovedenti sono, al pari di tutte le altre donne, anche affermate professioniste nei più svariati campi, così come sanno e possono essere ottime madri, mogli o compagne di vita. Straordinarie e assolutamente affidabili.

Numerose sono le attività organizzate dalle Sezioni locali e regionali dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), per riflettere su questi temi, in occasione della Giornata dell’8 marzo e in collaborazione con le Consulte Regionali o con le Commissioni Pari Opportunità. Il raggiungimento delle pari opportunità, per altro, è un percorso lungo e pieno di ostacoli, che deve essere affrontato giorno dopo giorno, e non solo in occasione dell’8 marzo.

Responsabile della Commissione Pari Opportunità dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti).

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