Ancora una volta al lavoro per le persone con disabilità di Haiti

Solo poco meno di due anni fa avevamo raccontato come la strada seguita ad Haiti, dopo il devastante terremoto del gennaio 2010, potesse essere un esempio da riproporre altrove, soprattutto pensando alle tante persone con disabilità direttamente coinvolte e attive nella ricostruzione. Oggi, purtroppo, una nuova gravissima emergenza umanitaria ha colpito Haiti, con il passaggio dell’uragano Matthew, e organizzazioni come CBM sono già al lavoro per supportare le tante persone con disabilità che come sempre, in queste situazioni, sono “le più vulnerabili tra i vulnerabili”

Haiti, uragano Matthew, 4 ottobre 2016

Lo scorso 4 ottobre l’uragano Matthew ha devastato il Paese di Haiti, causando oltre ottocento vittime. Sarebbero poi 350.000 le persone che necessitano di assistenza e un milione e 300.000 quelle evacuate

Solo poco meno di due anni fa avevamo raccontato con soddisfazione come la strada seguita ad Haiti, dopo il terremoto che il 12 gennaio 2010 aveva causato oltre 200.000 vittime e un milione e mezzo di dispersi nel Paese centroamericano, potesse essere un esempio da riproporre altrove, sia per l’impegno profuso dagli operatori umanitari di organizzazioni come CBM, sia – e soprattutto – per le tante persone con disabilità con un ruolo diretto e attivo nella ricostruzione. Una formula, quindi, all’insegna del motto Nulla su di Noi senza di Noi, che sembrava poter funzionare anche quando un evento imprevedibile e incontrollabile aveva sconvolto un intero Paese.
Purtroppo nei giorni scorsi, com’è ben noto, una nuova gravissima emergenza umanitaria ha colpito Haiti, con il passaggio dell’uragano Matthew, abbattutosi sull’isola con piogge torrenziali e raffiche di vento, che ha letteralmente devastato il Paese, causando oltre ottocento vittime, numero purtroppo destinato a crescere ancora. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari, inoltre, sarebbero ben 350.000 le persone che necessitano assistenza e un milione e 300.000 quelle evacuate.

Ebbene, quanto riferito in queste ore dalla citata CBM (insieme per fare di più), organizzazione non governativa riconosciuta come associazione professionale e partner dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che attraverso undici sezioni nazionali, tra cui quella italiana, ogni anno aiuta 25 milioni di persone con disabilità nei Paesi più poveri del mondo e che ad Haiti è presente da più di trent’anni, con vari progetti specifici, anche questo drammatico evento dimostra una volta di più l’ulteriore vulnerabilità delle persone con disabilità, nelle situazioni di emergenza o calamità naturale, tema assai spesso presente sulle pagine del nostro giornale.
Si stima infatti che in casi come questi il tasso di mortalità delle persone con disabilità sia del doppio, rispetto al resto della popolazione, a causa soprattutto della difficoltà o impossibilità di accedere agli avvisi di emergenza, ai rifugi, della perdita o del danneggiamento degli ausili che permettono di muoversi (bastoni, carrozzine), dell’aumentata difficoltà di accedere agli aiuti umanitari di base (cibo, acqua, rifugi, cure mediche). Allo stesso tempo, poi, emergenze come quella di questi giorni ad Haiti possono naturalmente aumentare il numero delle persone che sperimentano una disabilità, sia a breve che a lungo termine, per le ferite riportate e per l’interruzione dei servizi medici.
«Durante le catastrofi naturali – sottolinea a tal proposito Massimo Maggio, direttore di CBM Italia – le persone con disabilità sono le più vulnerabili. La prima difficoltà per loro è quella di riuscire a mettersi in salvo, cosicché la distruzione da un giorno all’altro delle reti di sostegno, la perdita o la compromissione dei propri dispositivi di assistenza, così come le maggiori difficoltà nel reperire beni di prima necessità o nell’accedere agli aiuti rendono necessario un intervento più che mai tempestivo, affinché nessuno venga lasciato indietro».

Per questo, dunque, la squadra di CBM di Haiti sta già lavorando a un piano di intervento nelle zone colpite, per fare fronte a una situazione che viene così esposta, in una nota dell’organizzazione: «Supportiamo più di venti tra progetti e partner ad Haiti, tre dei quali hanno basi nelle zone colpite. Fortunatamente, però, nessuno di essi si trova al momento coinvolto e anche lo staff locale di CBM risulta indenne. La nostra organizzazione, per altro, opera anche a Cuba, dove al momento l’Ufficio Regionale è in contatto con i partner locali per verificarne l’incolumità ed elaborare il piano di aiuti. Dal canto suo, Stefan Dofel, direttore del nostro Ufficio Regionale dell’America Latina, conferma la gravità della situazione ad Haiti, soprattutto nella capitale Port-au-Prince, dove molti bambini con disabilità e le loro famiglie stanno cercando rifugio, ma anche a Cuba la situazione sarebbe critica, con un milione di persone evacuate. Restando ad Haiti, sembra che molte scuole siano state gravemente danneggiate e che quelle rimaste in piedi vengano utilizzate come rifugi temporanei. In particolare, tre scuole di CBM che accolgono bambini hanno subìto pesanti danni: l’Arche Chantal, che accoglie venti bambini con disabilità, la Simon School per bambini sordi e la SHAA School per studenti con disabilità visive. Gli studenti sono stati ricoverati in rifugi temporanei e necessitano di beni di prima necessità, come acqua, cibo e vestiti. La stima totale è che circa cento persone con disabilità nella zona abbiano bisogno di supporto immediato».

La scansione della risposta all’emergenza fornita da CBM si suddivide sostanzialmente in tre fasi, la prima delle quali prevede l’individuazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie, per assicurarsi che vengano incluse e raggiunte dagli aiuti umanitari e che possano accedere alla distribuzione di beni di prima necessità, come acqua, cibo e ripari. La seconda fase punta poi a un aiuto concreto per la ricostruzione delle abitazioni distrutte e supportando le attività di sostentamento attraverso la distribuzione di sementi per l’ agricoltura e di piccoli animali per l’allevamento. La terza fase, infine, terminata la prima emergenza, riguarda l’implementazione in tutto il Paese di attività volte alla prevenzione del rischio. (S.B.)

In riferimento alla situazione delle persone con disabilità nei casi di emergenza e calamità, suggeriamo la lettura, sempre nel nostro giornale, di Soccorrere tutti significa soccorrere meglio di Giuseppe Romano, con il relativo, ricco elenco di contributi da noi pubblicati su tali argomenti, nella colonnina a destra dell’articolo.
Su Haiti, suggeriamo poi la lettura di Le persone con disabilità che aiutano a ricostruire Haiti di Stefania Delendati.
Per ulteriori informazioni su CBM: Comunicazione e Ufficio Stampa CBM Italia (Paola De Luca), paola.deluca@cbmitalia.org.

Please follow and like us:
Pin Share
Stampa questo articolo