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Una storia di amicizia con Franco Piro e di battaglie per i diritti

Franco Piro

Franco Piro

Ho l’impressione di averlo conosciuto da sempre. Francesco Piro, Franco per tutti noi, aveva avuto, come me, la poliomielite agli arti inferiori, era appassionato di ricerca storica ed economica e frequentava Gianni Selleri, presidente dell’ANIEP, allora Associazione Nazionale Invalidi per Esiti di Poliomielite [oggi Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti delle Persone Disabili, N.d.R.]. Tutte cose in comune. Diventammo grandi amici.
Gli Anni Ottanta erano ricchi di grandi fermenti. Veniva a casa mia con lunghi caffettani, per parlare e parlare sulla necessità di abbattere tutte le barriere, fisiche e mentali, e per scrivere anche canzoni che Antonietta Laterza (anche lei polio) accennava con la sua chitarra, mentre i miei figli, ancora piccoli, sguazzavano di quegli incontri così vivaci e colmi di entusiasmo.

La folgorante carriera politica non lo distraeva dal suo fondamentale interesse verso l’affermazione dei diritti delle persone con disabilità. Ogni anno un Congresso nella Riviera Romagnola nel quale confluivano giornalisti e associazioni, in cui dovevo relazionare e motivare la necessità di interventi legislativi, curando il tutorato su questi temi di due giovani disabili, al fine di formare persone capaci poi di divulgare quella cultura nuova sull’universo dell’handicap, che poggiava sui diritti e mai sull’assistenzialismo. Tutti in attesa delle conclusioni di Franco, nell’ultimo giorno, sempre puntuale, vivace, profondo.

Con lui continue erano le occasioni per conoscere persone interessanti o addirittura straordinarie come Enzo Aprea, persone che lasciano un segno indelebile nel cuore e nella mente.
Decidemmo in quegli anni anche di scrivere insieme un libro, cercando di esplorare quanto la poliomielite avesse inciso sull’operato del più grande presidente americano e ne uscì La carrozzina e il presidente. Storia di un handicappato: Franklin Delano Roosevelt, pubblicato nel 1986 da Marsilio. Il libro suscitò tanto interesse da meritare l’invito al Quirinale dall’allora presidente Francesco Cossiga.

E non fu l’ultima volta che con Franco andai da un Presidente della Repubblica. Era passato ormai molto tempo. Le norme sulle barriere architettoniche e la stessa Legge 104, frutti soprattutto del suo grande lavoro alla Camera, erano leggi raggiunte, anche se troppo spesso disattese.
Intanto l’Alma Mater Studiorum, l’Università di Bologna, era ancora, per me e per Franco, un luogo comune. Io alla Facoltà di Economia, lui a quella di Scienze Politiche. Così, nel 2001, ancora e sempre attento ai nostri temi, mi volle con sé per rappresentare a Carlo Azeglio Ciampi le difficoltà degli studenti universitari con disabilità.

Ieri, con grande dolore ho appreso della scomparsa di Franco. È volato via, libero dalla sua carrozzina e da qualsiasi barriera un grande, favoloso amico, un uomo forte e buono, cui tutti dobbiamo molto.

Presidente dell’ANIEP (Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti delle Persone Disabili), aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

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