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Una norma nel Lazio a tutela dei minori con disabilità

Ragazzo con disabilità in carrozzina, fotografato di spalleUna volta compiuti i 18 anni – limite massimo di tutela secondo la legge – i giovani con disabilità complesse del Lazio non saranno più costretti a lasciare la struttura che li accoglie: dice sostanzialmente questo la Delibera della Regione Lazio n. 54, approvata il 14 febbraio scorso, che ne ha modificato una precedentemente prodotta nel 2004 dalla Giunta Regionale (n. 1305), riguardante appunto le modalità di ammissione e dimissioni nei servizi residenziali per minori.

«Questa modifica – commenta Marco Bellavitis, responsabile dell’Accoglienza ONLUS e consigliere di Casa al Plurale, il Coordinamento delle case famiglia per persone con disabilità, minori in difficoltà e donne con bambini in situazioni di grave fragilità sociale di Roma e del Lazio – colloca la Regione Lazio all’avanguardia nel panorama nazionale, per la tutela dei diritti dei minori con disabilità, perché si fa carico della necessità della continuità degli affetti come presupposto terapeutico prioritario nel percorso di ben-essere di ogni persona. In questo senso va il nostro plauso a Rita Visini, responsabile dell’Assessorato Regionale alle Politiche Sociali, che ha fortemente voluto queste modifiche, e ai dirigenti per l’Integrazione Sociosanitaria Antonio Mazzarotto e Vincenzo Panella, che le hanno rese possibili».
«Il provvedimento – conferma una nota di Casa al Plurale – arriva dopo un lungo lavoro congiunto di tecnici e dirigenti della Regione Lazio e di chi lavora sul campo in prima persona, come gli educatori che nelle case famiglia si prendono cura ogni giorno delle persone con disabilità ad alta intensità assistenziale».

Nello specifico della Delibera adottata dalla Regione Lazio, è previsto che «nel caso di ragazzi con disabilità ad alta complessità assistenziale, divenuti maggiorenni, nelle more di una loro accoglienza presso adeguata struttura assistenziale a carattere familiare», sia «consentita la permanenza in struttura in ragione della continuità assistenziale e delle speciali esigenze di cura e continuità affettiva, secondo quanto previsto nel piano personalizzato».
E ancora: «Le eventuali dimissioni e il conseguente inserimento del ragazzo in una nuova struttura assistenziale devono essere concordati, nei tempi e nelle modalità, dai servizi sociali territorialmente competenti, dalla famiglia o da chi ne fa le veci, e dall’équipe della struttura di provenienza e devono costituire valida risposta ai bisogni socio-assistenziali del ragazzo [grassetti nostri nelle citazioni, N.d.R.]».

«Nel Lazio – viene sottolineato in conclusione da Casa al Plurale – ci sono oltre 240 bambini e adolescenti con disabilità fuori dalle proprie famiglie d’origine e sono almeno 70 quelli la cui disabilità è connotata da elevata complessità assistenziale: fino a ieri rischiavano al compimento della maggiore età di essere sradicati dal loro contesto di vita; da oggi in poi, invece, si potrà progettare, all’interno di un’équipe integrata di rete, la migliore soluzione per rispondere ai bisogni individuali di ciascuno di loro». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@casaalplurale.org (Carmela Cioffi).

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