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Lotta alla solitudine delle malattie genetiche rare

Bimbo inglese affetto da una Malattia Rara insieme al padre

Un bimbo affetto da una Malattia Genetica Rara insieme al padre

«Il nostro compito non è solo fare ricerca, ma comunicarla, e comunicarla bene. Se i ricercatori non hanno un rapporto diretto con i medici di base e i cittadini, si resta isolati. Una regola valida per tutte le discipline scientifiche, ma che nel campo delle malattie rare diventa cruciale»: con queste parole Maurizio D’Esposito, ricercatore del Centro di Genetica e Biofisica Adriano Buzzati Traverso del CNR di Napoli, ha aperto a Procida (Napoli) il convegno Malattie genetiche rare: dalla diagnostica alla comunicazione (se ne legga anche la nostra presentazione), promosso dall’IRCCS Neuromed (Istituto Neurologico Mediterraneo) di Pozzilli (Isernia), dalla Fondazione Neuromed e dallo stesso Istituto Buzzati Traverso, appuntamento voluto allo scopo di istituire un dialogo tra il mondo della ricerca, i cittadini e le istituzioni, per promuovere non solo un confronto sugli avanzamenti scientifici in materia di malattie rare, ma anche una corretta informazione a cittadini, pazienti e operatori sanitari. «Dare una speranza alle persone con malattie rare – ha aggiunto in tal senso D’Esposito – significa non solo essere nei laboratori per cercare nuove risposte, ma significa anche uscire tra la gente, divulgare, incontrare tutti i protagonisti della salute».

«Oggi – ha dichiarato dal canto suo Alba Di Pardo, ricercatrice dell’IRCCS Neuromed, che ha condiviso con D’Esposito la responsabilità scientifica del convegno – abbiamo cercato ancora una volta di spiegare il concetto di malattia rara, confrontandoci con i nostri colleghi. È quanto meno necessaria, infatti, una migliore conoscenza, per intervenire bene in un campo difficile come questo, dove per la maggior parte delle patologie non vi è ancora una cura. E tuttavia si stanno facendo passi in avanti nella diagnostica e nella pratica clinica, per dare un punto di riferimento ai pazienti. Ed è per questo che siamo qui, ovvero per dare un corretto messaggio di comunicazione e sensibilizzazione, fuori dalle porte degli ospedali e dei laboratori di ricerca».

Proprio le prospettive che stanno nascendo nei laboratori di ricerca in tutto il mondo sono state esposte da Vittorio Maglione, che opera anch’egli all’IRCCS Neuromed. «Inevitabilmente – ha ricordato -, sono due gli approcci che vengono seguiti: da un lato quello genetico, che mira a “riparare” le alterazioni presenti nel DNA, responsabili delle malattie, dall’altro, la strada farmacologica, nella quale si studiano molecole capaci di intervenire sui danni causati dalle alterazioni stesse. Tra l’altro, è quest’ultima la strada che seguiamo al Neuromed. Penso infatti che mentre l’approccio genetico potrà offrirci prospettive notevoli, ma in tempi lunghi, la farmacologia, invece, ci ha già messo a disposizione strade interessanti che potranno giungere alle persone in tempi più rapidi».

«Partiamo da questo luogo di cultura – ha affermato poi Mario Pietracupa, presidente della Fondazione Neuromed – per affrontare problematiche importanti quali quelle relative alle malattie rare. Vogliamo dare un messaggio di speranza a tutti coloro che vivono una situazione di disagio. La speranza nasce dalla ricerca e dal confronto e per progetti importanti come questo sulle malattie rare bisogna confrontarsi con altre realtà. A tal proposito, la collaborazione tra Neuromed e CNR è un esempio di due Istituzioni che si mettono in discussione e si aprono a nuove collaborazioni, condividendo la necessità di comunicare con il mondo “esterno” ciò che fanno”».

Da segnalare in conclusione che durante l’incontro è stato consegnato un riconoscimento a Enrico Amico, giovane ricercatore Neuromed, per il suo impegno sempre nel campo delle malattie rare. Il premio è stato assegnato dall’Associazione Paolo Balestrazzi (Lotta alla Neurofibromatosi e a tutte le Malattie Rare), allo scopo, come ha sottolineato Palmina Giannini, presidente di quest’ultima, «di mettere in evidenza l’essenzialità della ricerca e di spronare sempre più questi giovani a fare meglio. Senza la ricerca, infatti, non avremo futuro, perché non è certo semplice sopportare malattie come la neurofibromatosi o la SLA (sclerosi laterale amiotrofica) e parlarne è già un traguardo». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa e Comunicazione Scientifica IRCCS Neuromed (Americo Bonanni), americo.bonanni@neuromed.it.

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