Bene le scuse, meglio però un incontro

Tutto sommato è un primo passo in avanti la lettera di scuse e di disponibilità a riparare, inviata alla Federazione LEDHA dall’autore di quel triste (e sgrammaticato) cartello, gravemente offensivo nei confronti delle persone con disabilità, appeso poi nel parcheggio di un centro commerciale lombardo. E tuttavia la stessa LEDHA, che aveva sporto denuncia contro quella persona – denuncia non ancora ritirata – preferirebbe un incontro faccia a faccia, ciò che finora non è stato possibile, non avendo quella stessa persona lasciato alcun recapito

Mano che scrive una letteraMolti organi d’informazione locali e nazionali si erano occupati, alla fine di agosto, della triste vicenda accaduta nel parcheggio di un centro commerciale a Carugate (Milano), dove un uomo, poi identificato dalle Forze dell’Ordine, aveva appeso un cartello a dir poco diffamatorio nei confronti delle persone con disabilità, dopo avere occupato abusivamente un parcheggio riservato ed essere stato multato. Il tutto utilizzando tra l’altro un italiano assai sgrammaticato, nonostante fosse opera, a quanto pare, di un laureato quarantenne.
A seguito di quell’episodio, come avevamo riferito a suo tempo, la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), aveva deciso di sporgere denuncia contro l’autore di quel gesto, ritenendo le parole di quel cartello «una gravissima offesa per tutte le persone con disabilità».

Ad oggi, quella denuncia non è stata ancora ritirata, nonostante in questi giorni quella persona abbia inviato una lettera di scuse alla stessa LEDHA. «Nel momento in cui abbiamo sporto denuncia – spiega Marco Faini, vicepresidente della LEDHA – avevamo anche auspicato un incontro con la persona che aveva appeso il cartello. Questa lettera rappresenta un primo passo in avanti».
Come spiegano dalla Federazione lombarda, «la lettera, arrivata tramite raccomandata, contiene le scuse da parte dell’autore del gesto, che spiega di avere agito di impulso e di non “credere in alcun modo” a quello che ha scritto, “né estendendo il pensiero in alcun modo all’intera categoria”. Il signor D.T. scrive in sostanza di non aver voluto offendere le persone con disabilità “nella loro totalità” e per questo si è reso disponibile a dedicare parte del proprio tempo libero, per riparare all’offesa arrecata».
Sarebbero dunque giustificabili e giustificate, a parere di quel signore, le offese a una singola persona con disabilità? Ma sorvoliamo.

In ogni caso, come sottolinea ancora Faini «il signor D.T. non ci ha lasciato purtroppo un recapito telefonico né un indirizzo di posta elettronica a cui poterlo contattare tempestivamente. Abbiamo fatto diversi tentativi per reperirne un contatto telefonico, ma senza successo. Per questo motivo gli abbiamo risposto a nostra volta con una lettera in cui, oltre ad esprimere apprezzamento per le scuse, torniamo ad auspicare un incontro “de visu”, chiedendogli di mettersi in contatto direttamente con la nostra organizzazione». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@ledha.it.

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