Sempre in ritardo sulla civiltà

«A un anno dal Decreto che ha definito e aggiornato i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e il nuovo Nomenclatore Tariffario – scrive Salvatore Cimmino – i dispositivi protesici e ausili, nonché i software e gli apparecchi acustici digitali di ultima generazione non sono ancora disponibili per le persone con disabilità del nostro Paese: ferisce dirlo, ma sembra sempre che in questi àmbiti non ci siano abbastanza soldi da investire, come se non fosse ancora chiaro che un Paese, per dirsi civile, ha il dovere di garantire a tutti i propri cittadini di poter vivere con dignità»

Realizzazione grafica con un crepaccio che divide una persona con disabilità da tutte le altreA un anno esatto dal Decreto del Presidente del Consiglio che ha definito e aggiornato i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e il nuovo Nomenclatore Tariffario, e a dieci mesi dalla pubblicazione di esso in Gazzetta Ufficiale, i dispositivi protesici e gli ausili, nonché i software e gli apparecchi acustici digitali di ultima generazione non sono ancora disponibili per le persone con disabilità del nostro Paese!
Per questo, ieri, 11 gennaio, a Roma, si è tenuto un incontro organizzato dal CSR di Confindustria (Commissione di Studio e Ricerca Ausili Tecnici per Persone Disabili) e dall’Associazione Luca Coscioni [se ne legga la presentazione sul nostro giornale, N.d.R.], per denunciare questo grave ritardo che non si limita a mortificare le persone con disabilità, ma blocca anche un intero comparto di rivenditori e produttori, senza considerare l’assurda distanza che ancora permane tra la scienza e il mondo della disabilità, mondo che invece nell’interesse di tutto il nostro Paese dovrebbe poter usufruire di tutti i progressi derivanti dalla ricerca.

L’articolo 4 (Obblighi generali) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che l’Italia ha ratificato già da nove anni [Legge dello Stato 18/09, N.d.R.], afferma che gli Stati Membri «si impegnano ad intraprendere o promuovere la ricerca e lo sviluppo, ed a promuovere la disponibilità e l’uso di nuove tecnologie, […] ausili alla mobilità, dispositivi e tecnologie di sostegno adatti alle persone con disabilità, dando priorità alle tecnologie dai costi più accessibili».
Immediatamente dopo, sempre nel quadro degli obblighi generali contratti dai sottoscrittori, gli Stati Membri si impegnano anche «a fornire alle persone con disabilità informazioni accessibili in merito ad ausili alla mobilità, dispositivi e tecnologie di sostegno comprese le nuove tecnologie, così come ad  altre forme di assistenza, servizi di supporto e attrezzature».

L’Italia è un Paese all’avanguardia nel campo della normativa sulla disabilità e lo è anche in quello della ricerca scientifica, medica e tecnologica, e tuttavia, nei fatti, ancora non è riuscito, nonostante autorevoli tentativi, a garantire finalmente a tutte le persone con disabilità l’accesso alle nuove tecnologie, non è riuscito ad abbattere completamente le barriere architettoniche e a potenziare le infrastrutture per migliorare la mobilità nelle nostre città e, cosa in assoluto più grave, non è intervenuto in tutte le scuole per garantire ai bambini e ai ragazzi con disabilità un accesso normale alle aule.
Ferisce dirlo, ma sembra sempre che in questi àmbiti non ci siano abbastanza soldi da investire, come se non fosse ancora chiaro che un Paese, per dirsi civile, ha il dovere di garantire a tutti i propri cittadini di poter vivere con dignità.

A questo link sono disponibili i vari interventi presentati durante l’incontro di Roma di cui si nel presente testo.

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