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La Vita Indipendente e le donne con disabilità

Giovane con disabilità in carrozzina, sul tetto di un palazzo, con le braccia aperteIl 6 luglio scorso il Direttivo dell’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente) ha deliberato di ratificare il Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea, altra significativa adesione a tale documento della quale si può cogliere l’importanza riflettendo sui princìpi stessi che informano l’attività dell’Agenzia.
L’AVI, infatti, opera nel rispetto dei princìpi della Vita Indipendente, elaborati nell’àmbito del “Movimento Internazionale per la Vita Indipendente”. Tali princìpi sono la libertà di scelta (le persone con disabilità hanno il diritto di scegliere autonomamente come vogliono vivere), l’uguaglianza (come cittadini di uno Stato, le persone con disabilità devono essere titolari degli stessi diritti e delle stesse opportunità degli altri cittadini e devono assumersi anche le stesse responsabilità dei cittadini non disabili) e il potere decisionale (nel caso la persona con disabilità abbia bisogno di servizi, deve poter scegliere come e da chi le devono essere offerti).

Anche il tema della Vita Indipendente delle persone con disabilità si presta a una lettura di genere: infatti, sono solitamente le stesse famiglie ad avere nei confronti delle donne con disabilità un atteggiamento più protettivo che non riguardo agli uomini con disabilità, una maggiore protezione che spesso si traduce in una minore possibilità di sperimentare spazi di autonomia e di libertà.

Non sembra che nel nostro Paese ci sia stata una rilettura dei princìpi e della pratica della Vita Indipendente in chiave femminile. Sarebbe quindi davvero importante e interessante se anche alla luce delle indicazioni espresse nel Secondo Manifesto, l’AVI utilizzasse la propria esperienza e competenza per lavorare in tal senso. (Simona Lancioni)

La presente nota riprende, per gentile concessione, un testo già apparsi nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), con alcuni riadattamenti al diverso contenitore.
Per approfondire ulteriormente il tema Donne e disabilità, oltreché fare riferimento al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, si può anche accedere al sito di Informare un’h, alle Sezioni dedicate rispettivamente ai temi: Tutto sul Secondo Manifesto Europeo sui Diritti delle Donne e Ragazze con Disabilità e Donne con disabilità. Per ulteriori informazioni: info@informareunh.it.

Le 23 organizzazioni che hanno aderito finora al Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea:
°
A buon diritto. Associazione per le libertà
° ADV
(Associazione Disabili Visivi)
° AIAS Bologna (Associazione Italiana Assistenza Spastici)
° AIPD (Associazione Italiana Persone Down)
° AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla)
° Associazione Blindsight Project
° Associazione Differenza Donna
° Associazione Femminile Maschile Plurale,
Ravenna
° AUS Montecatone (Associazione Utenti Unità Spinale Montecatone), Imola (Bologna)
° AVI Roma (Agenzia per la Vita Indipendente)
° Casa delle donne, Ravenna
° CERPA Italia (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità)
° CGIL Catania, Dipartimento Politiche di Genere
° CGIL Nazionale, Ufficio Politiche Attive per le Disabilità
° Collagene VI Italia
° DPI Italia (Disabled Peoples’ International)
° Emilia-Romagna. Assemblea Legislativa: Commissione per la Parità e per i Diritti delle Persone
° FIRST (Federazione Italiana Rete Sostegno e Tutela dei diritti delle persone con disabilità)
° FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap)
° La città felice, Catania
° La Ragna-Tela,
Catania
° UDI Catania (Unione Donne in Italia)
° UILDM Nazionale (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare)

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