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Bene quella smentita sulle “mamme frigorifero”

Stefano Parmigiani

Stefano Parmigiani, docente di Biologia Applicata all’Università di Parma, ha categoricamente smentito le dichiarazioni sull’autismo attribuitegli da alcuni organi d’informazione

È con piacere che riprendiamo qui di seguito la dichiarazione ufficiale prodotta da Stefano Parmigiani, docente di Biologia Applicata all’Università di Parma, con la quale ha voluto smentire in modo deciso le dichiarazioni sull’autismo attribuitegli da alcuni organi d’informazione un paio di settimane fa, nell’àmbito dei Seminari Internazionali di Erice (Trapani), che secondo l’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) avrebbereo rischiato di prospettare una sorta di ritorno al “medioevo dell’autismo”.
In tal senso avevamo dato spazio, sulle nostre pagine, ai duri commenti di Benedetta Demartise Stefania Stellino, presidenti rispettivamente dell’ANGSA Nazionale e dell’ANGSA Lazio. Dopo la smentita di Parmigiani, la stessa ANGSA Lazio ha voluto ringraziarlo nel proprio sito, «sperando e credendo che egli abbia compreso il levar di scudi non solo delle madri, ma anche dei padri, al solo pensiero di un ritorno al medioevo dell’autismo!».

«Dichiaro di non avere mai affermato quanto erroneamente riportato nell’articolo apparso sul “Quotidiano di Sicilia” il giorno 24 agosto in merito alle cause dell’autismo, e in particolare che l’insorgenza dell’autismo dipenderebbe dal rapporto madre-bambino.
Nell’articolo non si fa nessun riferimento al tema dell’intervista, che riguardava la sessione di Erice sugli interferenti endocrini e sugli effetti alla loro esposizione in modelli animali, in cui veniva espressa preoccupazione per l’aumento di alcuni disordini mentali che ragionevolmente non potevano essere imputati solamente a un’eredità genetica. Pertanto mi dissocio completamente dall’articolo pubblicato perché non corrisponde a quanto si è detto durante l’intervista, né a quanto penso, ma è frutto di una scorretta interpretazione giornalistica.
L’intervista è avvenuta in seguito alla sessione Environment and Health – Ambiente e Salute, organizzata da me e dal professor Frederick vom Saal (Università del Missouri, USA), dal titolo Effetti epigenetici transgenerazionali dell’esposizione agli interferenti endocrini: una nuova minaccia per la salute?, tenutasi il 21 agosto scorso a Erice, nell’àmbito dei Seminari Internazionali sulle Emergenze Planetarie.
La professoressa Emilie Rismann (Università del Nord Carolina, USA) ha riportato dati ottenuti sul topo che mettono in evidenza alterazioni epigenetiche neuro-comportamentali nei figli di madri alimentate con l’interferente endocrino bisfenolo (BPA) e che queste alterazioni (che agiscono sull’espressione fenotipica dei geni) hanno effetti transgenerazionali (vengono ereditate quindi non per via genetica ma epigenetica).
Nella comunicazione scientifica venivano riportati comportamenti alterati (diminuzione del contatto sociale) che potevano essere considerati simili ad alcuni tratti comportamentali che fanno parte della complessa manifestazione di ciò che viene definito “Disturbo dello spettro autistico”. Inoltre, citando altri lavori su modelli animali, veniva messo in evidenza come questi contaminanti ambientali alterassero il delicato rapporto di interazione madre – figlio durante le cure parentali, interferendo, in un periodo critico, con lo sviluppo neurocomportamentale postnatale (si consulti Impact of Endocrine Disruptors on Brain Development and Behavior, in “Environmental Health Perspectives”, vol. 110, suppl. 3, giugno 2002).
Nell’intervista si è parlato, nel contesto dell’inquinamento da interferenti endocrini, di dati relativi a modelli animali che suggeriscono anche un impatto ambientale sullo sviluppo dei cosiddetti disordini mentali. In nessun modo si è parlato di dati relativi all’uomo (in quanto non supportati da nessuna rigorosa evidenza scientifica) e tantomeno della obsoleta, e scientificamente rigettata, ipotesi psicogenetica di Bettelheim degli Anni Sessanta, in cui le mamme “frigorifero” poco interattive sarebbero state la causa dell’autismo.
Quindi ciò che è stato riportato non corrisponde al veroe non riflette i contenuti dell’intervista né il mio pensiero scientifico al proposito. In particolare vengono riportate come citazioni frasi a dir poco risibili che non ho mai pronunciato per quanto riguarda la nostra specie, ma che sono invece frutto di interpretazione giornalistica e di trasposizione scorretta all’uomo (come ho già detto non suffragata da dati scientifici) di considerazioni derivate da dati su modelli animali (in particolare, dal punto di vista etologico) circa gli effetti deleteri degli inquinanti ambientali ad azione ormonale sul delicato rapporto madre-figlio per quanto riguarda lo sviluppo neuro-comportamentale.
Stefano Parmigiani – Docente di Biologia Applicata all’Università di Parma».

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