L’insulto della disabilità: uno “spettacolo” che si ripete da secoli

«Lo scenario – scrive Giovanni Merlo – è sempre quello: il più forte e il più bravo a conquistare l’attenzione della folla indica una persona “diversa”, come modello di inferiorità (“lo scemo del villaggio”). E la folla applaude, ride, si diverte. È uno “spettacolo” che si ripete da secoli e ancora oggi accade nelle piazze, nelle scuole, nei parcheggi, nei ristoranti. L’insulto che viene usato per colpire l’avversario sotto la cintura: per togliergli lo status di cittadino, di persona. Perché è questo che Grillo ha detto: le vostre parole sono come quelle degli autistici, non valgono nulla»

Pieter Bruegel (o Brueghel) il Vecchio, "Il banchetto di nozze", circa 1568, particolare

Pieter Bruegel (o Brueghel) il Vecchio, “Il banchetto di nozze” (circa 1568), particolare. In primo piano la figura identificata come “lo scemo del villaggio”

Idioti, cretini, deficienti, stupidi, scemi, impediti e poi anche “mongoli” e ora anche autistici. E tutti ridono e sghignazzano.
Quasi tutti gli insulti e le parolacce derivano da parole usate anche dalla “scienza” per descrivere la disabilità. Lo scenario è sempre quello: il più forte e il più bravo a conquistare l’attenzione della folla indica una persona “diversa”, come modello di inferiorità (lo “scemo del villaggio”). E la folla applaude, ride, si diverte.
Lo “spettacolo” non è nuovo, si ripete da secoli, in ogni epoca e ad ogni latitudine: ancora oggi nelle piazze come nelle scuole, nei parcheggi come nei ristoranti. Cambiano solo le parole: idioti, cretini, deficienti, stupidi, scemi, impediti e poi anche “mongoli” e ora anche autistici. L’insulto viene usato per colpire l’avversario sotto la cintura: per togliergli lo status di cittadino, di persona.

Perché è questo che Beppe Grillo ha detto domenica scorsa: le vostre parole sono come quelle degli autistici, non valgono nulla.
Colpiti e affondati: forse gli avversari politici, di certo le persone con autismo e, in solido, tutte le persone con disabilità. E non serve affannarsi a spiegare che quelle non sono solo parole, ma pietre, sempre più pesanti, lanciate contro chi già è in affanno nella vita.
E non serve illustrare con parole chiare e ben argomentate che le menomazioni non tolgono nemmeno un grammo ai diritti e alla dignità di ogni  persona.
E non serve dimostrare con dati e esempi che le persone con disabilità, con gli opportuni sostegni, contribuiscono già oggi allo sviluppo sociale, economico ed etico della società.
E non serve neppure far notare, sul filo dell’ironia, che senza una persona con la sindrome di Asperger non avremmo computer, programmi e piattaforme digitali (Rousseau compresa [Rousseau è la piattaforma digitale del Movimento 5 Stelle, N.d.R.]).

Idioti, cretini, deficienti, stupidi, scemi, impediti e poi anche “mongoli” e ora anche autistici. E tutti giù a ridere e a sghignazzare. Fine della storia.
Sarà, ma a me viene solo da piangere.

Direttore della LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

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