Quei bambini e ragazzi con disabilità che fanno parte di tutti noi

Diventano per la prima volta persone con disabilità, oppure la loro già esistente disabilità si aggrava: sono milioni, ma non si sa nemmeno esattamente quanti, i bambini e i ragazzi con disabilità che vivono in situazioni di guerra. Perché sarebbe importante per tutti, in qualunque Paese del mondo, guardare con estrema attenzione alla loro tragica condizione di “vulnerabili tra i vulnerabili” e all’impegno necessario a migliorarne la vita? Perché ne beneficerebbe la società tutta e perché sarebbe un investimento per la pace sostenibile, come spiega l’UNICEF, in un suo recente Rapporto

Saja, Aleppo, Siria

Saja ha 13 anni, e ha vissuto metà della sua vita in una situazione di guerra, ad Aleppo, in Siria. Sognava di diventare una brava ginnasta, ma a causa di una bomba ha perso una gamba. Ora sogna di potere arrivare un giorno alle Paralimpiadi

Perché è importante per tutti, in qualunque Paese del mondo, guardare con estrema attenzione alla tragica condizione dei bambini e ragazzi con disabilità che vivono in situazioni di guerra e a ciò che si dovrebbe fare per migliorarne la vita?
Lo spiega bene l’UNICEF, che nel presentare il proprio recente Rapporto intitolato Children with Disabilities in Situations of Armed Conflict (“Ragazzi con disabilità in situazioni di conflitto armato”), prodotto in occasione della recente Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità del 3 Dicembre, ha scritto che «i Governi e tutti gli altri portatori d’interesse dovrebbero dare priorità all’inclusione e alla partecipazione di bambini e adulti con disabilità attraverso una risposta umanitaria, poiché hanno un ruolo chiave da svolgere nella risoluzione dei conflitti e nella ricostruzione postbellica. Le loro fondamentali esperienze dovrebbero essere applicate fondamentali nella progettazione di soluzioni pratiche. Il tutto perché la protezione della sicurezza e dei diritti dei bambini e dei ragazzi con disabilità produce risultati positivi per tutti gli altri bambini e adulti, ne beneficia la società nel suo complesso. È un investimento per una pace sostenibile».

Non va mai dimenticato, inoltre, come abbiamo spesso occasione di scrivere su queste pagine, che i bambini e i ragazzi con disabilità sono una fascia di popolazione che a buona ragione può essere considerata “la più vulnerabile tra le vulnerabili”, anche in Paesi dove la guerra non c’è, come il nostro. Lo documentano puntualmente, tra l’altro, i periodici Rapporti del Gruppo CRC, la rete impegnata a far rispettare in Italia la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC, appunto), della quale fanno parte pure organizzazioni come la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e l’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale).

Come storia-simbolo per il 3 Dicembre, l’UNICEF ha scelto quella di Saja, tredicenne siriana di Aleppo, che ha trascorso metà della propria vita in situazione di guerra, ha perso la propria casa, il fratello e diversi cari. Ha anche perso la gamba sinistra a causa di una bomba, ma non ha perso la speranza nel suo futuro. «Ogni giorno – raccontano infatti dall’UNICEF – Saja si mette in cammino per andare a scuola e continuare con il suo percorso di educazione. Lei dice che il suo bene più prezioso è la sua protesi alla gamba. Prima della guerra era un’aspirante ginnasta, ora continua ad esercitarsi con capriole e altri movimenti, nel piccolo appartamento della sua famiglia ad Aleppo. Il suo nuovo sogno è quello di gareggiare alle Paralimpiadi, anche perché quando non è impegnata negli esercizi ginnici o nello studio, le piace giocare a calcio con le amiche perché, dice, “quando gioco a calcio non mi sento come se avessi perso qualcosa”».

Nabil e Rahaf, Cisgiordania

Nabil e Rahaf, 8 anni entrambi, alle prese con i giochi educazionali di una scuola per ciechi della Cisgiordania

Sono molti milioni, purtroppo, le storie come quella di Saja, se è vero, come sostiene l’UNICEF, che quasi 10 milioni sono le persone con disabilità sfollate a causa di conflitti e persecuzioni. E tra di loro ci sono tanti bambini che diventano persone con disabilità per la prima volta, altri la cui situazione di disabilità si aggrava, altri ancora che sviluppano le cosiddette “disabilità secondarie”. E naturalmente, in questo quadro, cresce segnatamente la loro esclusione da servizi di base come l’assistenza sanitaria e l’istruzione.
Ne è tuttora ignoto lo stesso numero esatto e su questo punto l’appello dell’UNICEF è quanto mai stringente. «La mancanza di dati affidabili – si scrive infatti – richiederebbe investimenti per migliorare i sistemi di informazione e di registrazione delle popolazioni colpite dal conflitto, compresi i rifugiati».
In poche parole, riprendendo un’immagine quanto mai efficace, «per contare, i bambini e i ragazzi con disabilità dovrebbero innanzitutto essere contati».

E ancora, l’UNICEF sottolinea la pressante esigenza di «iniziare anche a raccogliere e a riferire i dati riguardanti l’inclusione e l’accessibilità dei programmi e dei servizi umanitari». In tal senso, vanno certamente ricordate alcune importanti azioni, volute proprio per rendere più inclusiva l’assistenza umanitaria per tutte le persone con disabilità.
Nel 2016, ad esempio, i partecipanti al Summit Umanitario Mondiale hanno adottato una Carta sull’Inclusione delle Persone con Disabilità nell’Azione Umanitaria e da allora un gruppo di lavoro permanente sta elaborando vere e proprie Linee Guida in questo àmbito, che verranno lanciate alla metà del 2019.
Lo scorso anno, poi, l’UNICEF stessa ha pubblicato una Guida sull’Inclusione dei Bambini e Ragazzi con Disabilità nell’Azione Umanitaria.
E infine va ricordato che negli ultimi quattro anni, il numero di sedi dell’UNICEF, a sostegno dei bambini con disabilità in situazioni di conflitto ed emergenza, è aumentato di oltre cinque volte, con programmi che includono spazi accessibili per i bimbi in Giordania, programmi di trasferimento di denaro mirati in Siria e attrezzature accessibili nei propri kit di emergenza.

Su tutti questi sforzi, su questo impegno, «Superando.it» informerà sempre i Lettori con puntualità, oltre a tenere come costante punto di riferimento il 7° articolo della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (Minori con disabilità), che recita parole chiare, ma ancora sin troppo spesso ignorate: «Gli Stati adottano ogni misura necessaria a garantire il pieno godimento di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali da parte dei minori con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri minori. In tutte le azioni concernenti i minori con disabilità, il superiore interesse del minore costituisce la considerazione preminente. Gli Stati garantiscono ai minori con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri minori, il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni su tutte le questioni che li riguardano e le loro opinioni sono debitamente prese in considerazione, tenendo conto della loro età e grado di maturità, assicurando che sia fornita adeguata assistenza in relazione alla disabilità e all’età, allo scopo di realizzare tale diritto». (Stefano Borgato)

A questo link è disponibile la versione integrale del recente rapporto prodotto dall’UNICEF sui bambini e i ragazzi che vivono in situazioni di guerra. A quest’altro link ve n’è una versione accessibile. A quest’altro ancora un estratto dei contenuti.

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