Le feste sono finite

«Voglio fatti, cifre e prospettive – scrive Rosa Mauro -, non elemosine e belle parole. Di quelle ne ho sentite tante, soprattutto durante le feste. Ma i negozi si svuotano, i panettoni si ripongono, i regali non desiderati si nascondono da qualche parte. Noi non vogliamo regali, ma dignità e fatti. Perché ce li meritiamo, e dal Governo che si sbandiera “del cambiamento”, li pretendiamo»

Disegno di una Befana che se ne va

“Le feste sono finite”

Sono finite le feste. È finito il buonismo, le dichiarazioni ad effetto, le orge pubblicitarie. È ora di tirare le somme su quanto ci hanno regalato le settimane appena passate, anzi, questo scorcio d’anno di questo nuovo Governo, ora che sta per iniziare un nuovo anno.
Chiariamo subito: non è che le feste precedenti, con altri Governi, ci avessero mai portato molto, ma questo è il Governo in cui siamo stati “evidenziati” addirittura attraverso un nuovo Ministero, quello per le Disabilità. Quando si evidenzia, si può fare in due modi: mettendo tra parentesi o appunto evidenziando. Ma attenzione, la parentesi, in un discorso, può essere negativa: si mette infatti tra parentesi ciò che si vuole dimenticare, fare passare inosservato a una prima lettura, quella che in genere fanno la maggior parte delle persone.
Ed è proprio questo che è successo: alzi la mano quanti di voi si erano accorti nei giorni scorsi che non siamo contemplati nel reddito di cittadinanza o nella pensione di cittadinanza. E vi siete accorti di quanto siano nominati i disabili da questo Governo, e dai media in genere? Intendo in senso positivo e normale, quindi non per quanto riguarda i “falsi invalidi” e nemmeno per le Paralimpiadi e affini… Bene, proviamo a contarle? Sono davvero molto poche, e sotto silenzio passano cose come i tagli del Comune di Roma alle persone con disabilità psichica e, appunto, l’assenza di qualsivoglia menzione della disabilità nel reddito o nella pensione di cittadinanza.

I criteri di quel provvedimento me li sono letti bene, e ho trovato ciò che può sembrare un accenno, laddove si dice che chi è ricoverato in una struttura a totale carico dello Stato non può avere il reddito di cittadinanza. Beh, dopotutto, chi è ricoverato a carico dello stato non è un cittadino, perde ogni diritto e dignità, e allora, visto che gli facciamo il “favore” di ricoverarlo a spese statali, perché dovrebbe avere dei soldi… Ma nemmeno per un gelato, scherziamo? Costui o costei devono solo ringraziare e basta! Pretendere dignità, essere trattati come gli altri, sono cose che non competono…
Per il resto, silenzio assoluto. Tra i criteri cui si accede per il reddito c’è il disabile, ma come sgravio per un genitore o un figlio che lo assiste, non per la persona con disabilità stessa. Non è prevista per noi la ricerca di un lavoro qualificato, evidentemente, e noi non siamo dei veri cittadini aventi diritto alla dignità!

Nell’àmbito della scuola, poi, evviva! Chi vorrà fare il professore di sostegno sarà can cancellato da altre graduatorie di merito, per almeno sei anni. Avevamo chiesto continuità e rispetto per questa figura, otterremo invece una visione punitiva del sostegno, che sarà visto – e direi anche con ragione – come un ostacolo per la propria carriera.
L’esperienza della didattica speciale, che dovrebbe costituire una palestra indispensabile per un professore, ovviamente con la corretta informazione e competenza, viene trasformata in una realtà ghettizzante sia per l’alunno che per l’insegnante, e la scuola verrà addirittura tagliata fuori dalle decisioni riguardo alle persone con disabilità!
È la parte peggiore della cosiddetta Buona Scuola, e verrà mantenuta semplicemente perché… siamo stati messi tra parentesi!

In nessun periodo della nostra vita siamo considerati veri cittadini, ma meri oggetti di assistenza, e neppure di assistenza corretta, badate, visto che le pensioni di invalidità non sono oggetto di aumento, né, cosa ancor peggiore, soggetto di contrattazione lavorativa.
In parole povere: sei una persona con disabilità? Non sei una risorsa, né passata né futura. E meno male che ci hanno fatto un Ministero. Che sia una “corona funebre” alla reale inclusione, chissà…

Spero di sbagliarmi e che questo mio articolo sia smentito presto, però vi avverto subito: voglio fatti, cifre e prospettive, non elemosine e belle parole. Di quelle ne ho sentite tante, soprattutto durante le feste. Ma i negozi si svuotano, i panettoni si ripongono, i regali non desiderati si nascondono da qualche parte. Noi non vogliamo regali, ma dignità e fatti. Perché ce li meritiamo, e dal Governo che si sbandiera “del cambiamento”, li pretendiamo.
E Buon Anno a tutti!

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