È veramente un peccato che le migliaia di metri quadri dello storico Palazzo degli Esami di Trastevere a Roma, tutte agevolmente percorribili da una persona su sedia a ruote, presentino a quest’ultima degli ostacoli all’ingresso e all’uscita, come segnalato nei giorni scorsi da un Lettore di «Superando.it», e ci auguriamo che tali barriere vengano prontamente rimosse. Ma è proprio la larghezza dei corridoi e l’ampiezza degli atri che crea un altro tipo di barriere, quelle invisibili, dato che si tratta non di una presenza, ma di un’assenza.
Si parfla infatti della «mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi» (articolo 1, comma 2, lettera c del Decreto del Presidente della Repubblica-DPR 503/96).
Un cieco che entri in quell’edificio da solo, come la legge dice che ha il diritto di fare, si perderebbe in breve tempo, senza poter sapere dove dirigersi e come evitare di precipitare nelle scale non segnalate tattilmente, se si distraesse un attimo…
Chi ha il dono della vista e che di sera evita di addentrarsi in una stanza, anche se ben conosciuta, senza accendere la luce, immagini di trovarsi in una notte senza luna all’interno di quel dedalo di locali e di corridoi a luci completamente spente! Ci manca soltanto il rumore di passi felpati in avvicinamento, per creare l’atmosfera di un horror!
Eppure si tratta di un edificio che è sede di importanti manifestazioni e tempo fa anche di attività fondamentali come i pubblici concorsi, ma che è totalmente inaccessibile per chi non ha il dono della vista.
Come conseguenza, per le parti ristrutturate dopo il 1996 senza l’installazione dei percorsi tattilo-vocali LVE e delle mappe a rilievo, si produce la loro giuridica «inagibilità» (articolo 2, comma 6 del DPR 380/01), ciò che comporta per tutto il resto dell’edificio il divieto di svolgervi attività di pubblico interesse finanziate da Enti Pubblici, in quanto si viene a creare una discriminazione fra chi vi può partecipare e chi non lo può fare «in condizione di adeguata sicurezza e autonomia», come prevede la norma.
A questo punto ci auguriamo sinceramente che, come i progettisti stanno lentamente inserendo nei loro AutoCAD le regole per la progettazione dei percorsi tattilo-vocali, e quindi per il superamento delle barriere senso-percettive riguardanti le persone con disabilità visiva, così pure gli organi d’informazione non parlino più di “accessibilità” di spazi o di edifici pubblici o privati aperti al pubblico, trascurando una parte importante della normativa vigente.