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Dieci buone regole per accogliere in ospedale una persona con disabilità visiva

Giovane donna cieca

Una giovane donna cieca

«Immaginate un improvviso ricovero in Pronto Soccorso o anche solo una visita in un ambulatorio medico. Immaginate di chiudere gli occhi e di dover decifrare ciò che accade basandovi esclusivamente su suoni, rumori, sensazioni tattili e odori. Se per chiunque il contatto con il mondo ospedaliero può essere destabilizzante, una persona cieca o con grave minorazione visiva si trova ad affrontare una serie di ulteriori difficoltà che, se non vengono gestite nel modo corretto, rischiano di compromettere il percorso di cura. Ecco perché è fondamentale che il personale medico – e in generale le figure professionali attive in ambito sanitario – abbiano una conoscenza della disabilità visiva e sappiano come comportarsi in presenza di persone non vedenti o ipovedenti»: è stato presentato così, dall’UICI di Torino (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), un documento contenente un vero e proprio “decalogo dell’accoglienza ospedaliera” e consistente in una serie di semplici suggerimenti pratici rivolti a chiunque lavori negli ospedali.
«Questo decalogo – commenta Franco Lepore, presidente dell’UICI di Torino – si inserisce nell’àmbito del protocollo d’intesa da noi sottoscritto nei mesi scorsi con la Città della Salute e della Scienza di Torino [se ne legga anche nel nostro giornale, N.d.R.]. Per noi è importante, infatti, che la struttura ospedaliera, con tutto il suo personale, riesca a trasmettere al paziente fin dal primo approccio un senso di attenzione, funzionalità e sicurezza. Ecco perché abbiamo predisposto un semplice documento che gli operatori sanitari possono avere immediatamente a disposizione, quando devono interagire con un paziente con problemi di vista».

È stata la stessa Città della Salute e della Scienza di Torino a organizzare l’incontro pubblico di presentazione dell’iniziativa, cui hanno partecipato numerose Associazioni attive nel mondo della disabilità. Per l’occasione, Titti Panzarea, vicepresidente dell’UICI torinese, ha posto l’accento sugli ostacoli fisici, sensoriali e culturali che le persone con disabilità visiva incontrano nel quotidiano. «Ostacoli in realtà tutt’altro che insormontabili – ha sottolineato – e che anzi, nella maggior parte dei casi, sarebbero superabili grazie a qualche piccolo accorgimento».
«Il decalogo – ribadiscono ulteriormente dall’Associazione – non pretende di essere un rigido codice normativo, ma piuttosto uno spunto di riflessione: spesso, infatti, il buon senso arriva là dove le regole si fermano».

Sono due le parti in cui è strutturato il documento, la prima delle quali, che costituisce il decalogo vero e proprio, si rivolge agli operatori sanitari, offrendo alcuni semplici consigli su come comportarsi con chi non vede o vede poco. Vi si spiega, ad esempio, che è preferibile rivolgersi alla persona cieca anziché al suo accompagnatore; vi si indicano alcune modalità per aiutare le persone con disabilità visive negli spostamenti; vi si invitano a descrivere sempre le operazioni che si stanno compiendo e a evitare espressioni come “qui” o “là”, che presuppongono un’indicazione gestuale e che quindi, in assenza della vista, non hanno molto significato.
La parte conclusiva è dedicata poi ad alcune riguardanti l’accessibilità degli ambienti sanitari, raccomandando di marcare almeno i percorsi principali con segni che li rendano ben riconoscibili, quali ad esempio indicazioni tattili sul pavimento e di usare contrasti cromatici e caratteri ingranditi per le persone ipovedenti. (S.B.)

A questo link è disponibile il documento intitolato Le 10 regole da seguire in Pronto Soccorso o in ambulatorio in presenza di pazienti disabili visivi, prodotto dall’UICI di Torino. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa UICI di Torino (Lorenzo Montanaro), ufficio.stampa@uictorino.it.

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