Parlami di te

«Uomo in affari – scrive Roberta Isastia, a proposito del protagonista di “Parlami di te”, film francese uscito in questi giorni in Italia – Alain si risveglia dal coma con una delle tante forme di afasia, quella che ti fa dire “notte” al posto di “giorno” o “rasta” al posto di “basta”. Ma come succede spesso nei casi di malattie invalidanti, egli scopre le piccole cose della vita, anzi la vita stessa scorrere intorno a lui. E a noi che lo osserviamo, appare più simpatico e umano da afasico che da amministratore delegato. Un film da consigliare a tutti»

Fabrice Luchini in "Parlami di te"

L’attore Fabrice Luchini in una scena del film “Parlami di te”

È uscito da pochi giorni in Italia il film francese Parlami di te (Un Homme Pressé), ispirato al libro autobiografico del 2014 J’étais un homme pressé: AVC, un grand patron témoigne di Christian Streiff, già CEO (amministratore delegato) di Airbus.
In esso, il regista Hervé Mimran, in modo delicato e ironico, restituisce allo spettatore un evento drammatico della vita del protagonista, Alain.

Uomo in affari, abituato al potere, a comandare, ad avere pochissimo tempo per gli affetti e per la bellezza del mondo circostante, Alain ha come frase simbolo «Mi riposerò quando sarò morto». Minimizza, anzi ignora, i primi segnali di evidente malessere, fino ad arrivare al coma per ictus.
Si risveglia con una delle tante forme di afasia, quella che ti fa dire “notte” al posto di “giorno” o “rasta” al posto di “basta”, ma se a interloquire con te è un manager altrettanto spietato, la speranza di essere accettato e compreso è ridotta allo zero per cento.

Come succede spesso nei casi di malattie invalidanti, il soggetto scopre le piccole cose della vita, anzi, direi, la vita stessa scorrere intorno a lui. A noi che lo osserviamo appare più simpatico ed umano da afasico che da CEO.
Ad aiutarlo una logopedista capace di fargli ritrovare il filo della memoria e il senso della vita, mentre lei stessa cerca di ritrovare le sue origini.

Alain mostra notevole resilienza, coraggio e determinazione nella sventura, così come aveva fatto da uomo di successo: non si scoraggia e questo è il più bel messaggio del film.
A noi spettatori permette anche qualche risata liberatoria ogni qual volta le difficoltà linguistiche provocano incomprensione e stupore negli altri.
È esattamente quello che succede nella vita degli afasici e dei loro cari, che li accompagnano sempre timorosi del giudizio altrui e sempre pronti a sostituirsi a loro, a proteggerli e a difenderli. In realtà spesso se la sanno cavare benissimo da soli.
L’attore Fabrice Luchini è veramente super bravo nella parte dell’afasico e io consiglio questo film a tutti.

Promotrice del blog Lo racconto proprio a te. Socia dell’AITA Piemonte (Associazioni Italiane Afasici).

L’afasia
Si tratta di un’alterazione del linguaggio dovuta a lesioni alle aree del cervello deputate all’elaborazione di esso. Le alterazioni possono riguardare vari aspetti del linguaggio: comprensione, produzione, ripetizione, strutturazione.
Tra le cause più frequenti dell’insorgere dell’afasia, vanno individuati: ictus, ischemia transitoria, emorragia cerebrale, processi espansivi (tumori), processi degenerativi (atrofie cerebrali). La disabilità che ne consegue intacca la sfera sociale e relazionale, ponendo molto spesso la persona afasica in una situazione di disagio, depressione e isolamento.

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