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La sostanza non cambia: le famiglie con disabilità trattate peggio delle altre

Persona in carrozzina in ombra, nel locale di un ospedale«Non eravamo per nulla soddisfatti alla pubblicazione del Decreto Legge, non lo eravamo dopo le modifiche intervenute in prima lettura al Senato, dove pure è stato parzialmente recepita una nostra proposta di emendamento, e lo siamo ancora meno dopo la presentazione e approvazione, presso le Commissioni competenti della Camera dell’emendamento di origine governativa».
Lo si legge in una nota della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), a proposito dell’iter del Decreto Legge 4/19 (Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni), attualmente in discussione alla Camera, rispetto al quale è arrivato appunto in questi giorni un emendamento di origine governativa.
«Ora – proseguono dalla FISH – dal voto finale della Camera non ci attendiamo venga accolto alcunché di positivo per le famiglie delle persone con disabilità, ma ci auguriamo che si alzi forte e chiara qualche voce a denunciare l’infondatezza delle affermazioni che dichiarano che si sono corrette, in sede di conversione del Decreto, evidenti storture a danno delle persone con disabilità».

Così, dalla Federazione, vengono spiegate le ragioni di quest’ultima affermazione: «Che siano stati accolti in modo frammentario alcuni pezzi di emendamenti da noi suggeriti e presentati da Parlamentari di maggioranza e opposizione non cambia la sostanza della norma: i nuclei familiari in cui è presente una persona con disabilità sono trattati in modo meno favorevole di tutti gli altri nuclei. Abbiamo infatti chiesto in audizione e nelle interlocuzioni avute con il Governo di rimuovere l’iniquo conteggio delle pensioni di invalidità ai fini dell’accesso del reddito di cittadinanza e al calcolo del suo ammontare, ma tutti gli emendamenti presentati in tal senso al Senato e alla Camera sono stati respinti dai relatori del Decreto Legge. La risposta di facciata e di ben poca sostanza interviene ritoccando di 0,1 il punteggio massimo della scala di equivalenza, ovvero del criterio adottato per il calcolo del limite di reddito e dell’importo del reddito di cittadinanza. Tradotto: si avranno al massimo 50 euro in più al mese e solo per le famiglie con almeno quattro componenti di cui almeno uno con disabilità. Una miseria, quindi, e nemmeno per tutte le persone con disabilità in condizione di povertà assoluta».
«Per comprendere quanto sia irricevibile questa modifica proposta dal Governo – specificano ulteriormente dalla FISH -, va ricordato che in quegli stessi nuclei pesa la pensione di invalidità, che di fatto defalca l’ammontare del reddito di cittadinanza per un importo di 3.750 euro annui. Con l’emendamento del Governo se ne defalcheranno “solo” 3150, il che non è nemmeno commentabile, e lascia solo spazio all’attesa dei ricorsi presso il TAR che certamente non mancheranno: per norme analoghe, infatti, come nel caso dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica equivalente), lo Stato ha già dovuto subire sonore bocciature anche in Consiglio di Stato».

«Ancora una volta – concludono dalla FISH – non viene dunque riconosciuta quella che dovrebbe essere un’evidenza: la disabilità è una delle cause principali di povertà, impoverimento, marginalità e il messaggio che resta è pessimo, senza contare l’infondata promessa elettorale, ribadita in occasione della Legge di Bilancio, di aumentare le pensioni per gli invalidi civili». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.

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