
I ragazzi del gruppo dei Supereattivi. Al centro Davide, con la maglia numero 9
«Mamma, voglio giocare a calcio»: Davide fece una richiesta normale e molto comune tra i bambini. Ma a causa di una tetraparesi distonica provocatagli alla nascita da un mancato taglio cesareo – un errore medico per il quale lo scorso giugno è stato accordato alla sua famiglia un risarcimento di quasi due milioni di euro -, Davide, 11 anni, romano, si muove con il deambulatore e ha un deficit comunicativo.
Quando ne aveva 8, non camminava ancora, ma come la maggior parte dei coetanei sognava di indossare le scarpe chiodate e di correre sul campo dietro a un pallone e di fare gol. Per questo mamma Carmela, a quella richiesta un po’ assurda, considerata la condizione fisica del figlio, rispose con sicurezza: «Va bene, ci giocherai».
Per Carmela, tuttavia, soddisfare questo desiderio fu tutt’altro che semplice. «Quando iniziai a muovermi – racconta – non trovai nulla, non c’erano Associazioni che facevano giocare in maniera inclusiva i bambini con deficit motori».
Per realizzare il sogno del figlio, dunque, Carmela ha fondato l’Associazione Supereattivi, grazie alla collaborazione e all’aiuto di un’équipe multidisciplinare. Lo scopo dell’organizzazione è di far giocare insieme bambini con e senza disabilità. I fondatori, quindi, si sono autofinanziati e la Casalotti Calcio, squadra della periferia ovest di Roma, ha messo a disposizione gratuitamente il campo e un allenatore.
Attualmente il gruppo dei Supereattivi è composto da venti giocatori, tra i quali due gemelli di 13 anni non vedenti e un ragazzino con una disabilità di tipo cognitivo.
Davide gioca con il deambulatore e indossa la maglia gialla numero 9. Durante le partite, non gli importa quante volte tocca la palla. L’importante per lui è stare in campo, insieme agli altri compagni e pensare di fare gol. Si muove. E alla fine è sfinito, ma felice.
«Ogni partita – dice la madre – è per Davide, che è un grande tifoso della Juventus, una vittoria. Per lui è una gioia già andare a comprare scarpe chiodate e magliette e dire ai compagni che gioca a calcio. Lo sport è vita, nessuno deve esserne escluso».