Ai Comuni della Lombardia: evitiamo di dover tornare alle azioni legali!

«I Comuni e le Aziende Socio Sanitarie Territoriali devono garantire alle persone con disabilità il diritto alla presa in carico e alla costruzione di un progetto per la vita indipendente. Tutte le risorse disponibili (pubbliche e private, personali, sociali e familiari) vanno utilizzate per raggiungere gli obiettivi indicati nel progetto individuale e le richieste di compartecipazione alla spesa per i servizi devono essere ragionevoli»: lo ha scritto la Federazione LEDHA in una lettera inviata a tutti i Sindaci lombardi, «per evitare di dovere ancora una volta ricorrere ai Tribunali»

Cartina della Lombardia al centro dei loghi della disabilità

«I Comuni svolgono un ruolo fondamentale nel garantire alle persone con disabilità la piena concretizzazione del diritto a vivere una vita degna. Il progetto di vita individuale, introdotto dalla Legge 328/00 [articolo 14, N.d.R.], rappresenta lo strumento volto a realizzare la piena integrazione della persona con disabilità in modo personalizzato e continuativo nell’àmbito della vita familiare e sociale, e compete ai Comuni (d’intesa con le Aziende Socio Sanitarie Territoriali) predisporre il progetto individuale, tenendo conto dei bisogni, delle preferenze della persona e delle risorse necessarie».
Partendo da questo presupposto, la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, che costituisce la componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha inviato una lettera ai Sindaci di tutti i Comuni lombardi, per chiedere che vengano garantiti i diritti sanciti dalla normativa nazionale e che le richieste di partecipazione alla spesa siano ragionevoli.

«Ormai da oltre quindici anni – ricorda Laura Abet, legale del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della LEDHA – la nostra Federazione è impegnata nella campagna Pagare il giusto, con l’obiettivo di ottenere criteri di partecipazione alla spesa dei servizi per le persone con disabilità ispirato ad equità e ragionevolezza. Poi, con l’entrata in vigore del Decreto del Presidente del Consiglio 159/13, che ha disciplinato l’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), le Amministrazioni Comunali sono state chiamate a predisporre nuovi regolamenti sulla compartecipazione alla spesa, ciò che negli ultimi anni ci ha portato a dover promuovere numerose azioni legali contro quei Comuni che, nella stesura dei nuovi regolamenti, hanno imposto quote di compartecipazione alla spesa irragionevoli».
Onde dunque evitare che in futuro debbano essere ancora i Tribunali (TAR e Consiglio di Stato) a intervenire per definire criteri di compartecipazione alla spesa all’insegna dell’equità, la LEDHA ha avanzato alcune richieste specifiche anche per quei Comuni che non hanno ancora adeguato i propri regolamenti alla “nuova” – si fa per dire – normativa.

Questi i punti principali contenuti nella lettera inviata ai Sindaci lombardi:
«I Comuni e le ASST (Aziende Socio Sanitarie Territoriali) devono garantire a tutte le persone con disabilità il diritto alla presa in carico e alla costruzione di un progetto per la vita indipendente. Tutte le risorse disponibili (pubbliche e private, personali, sociali e familiari) devono essere utilizzate per raggiungere gli obiettivi indicati nel progetto individuale, che va realizzato attraverso il massimo coinvolgimento della persone. Le richieste di compartecipazione alla spesa devono essere ragionevoli. Dev’essere applicato l’ISEE sociosanitario a tutta la filiera dei servizi per le persone con disabilità. Devono essere previste soglie di esenzione per le persone con disabilità che abbiano un ISEE uguale o inferiore a 6.000 euro. La retta sociale dev’essere onnicomprensiva di tutti i costi, compresi quelli accessori quali mensa e trasporto».

«Il progetto individuale – conclude Alessandro Manfredi, presidente della LEDHA – deve garantire la libertà della persona di vivere nella società con la possibilità di scegliere, su base di eguaglianza con gli altri, dove e con chi farlo, senza essere obbligate a una particolare sistemazione, evitando che siano vittime di segregazione. Questo rappresenta un elemento essenziale per garantire il rispetto dei diritti delle persone con disabilità, in base a quanto previsto dalla Convenzione ONU. Per questo motivo è fondamentale che i Comuni siano luoghi di riferimento per la presa in carico e l’individuazione di regole eque e ragionevoli, che non ci costringano ancora a ricorrere alle vie legali». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@ledha.it (Ilaria Sesana).

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