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Perché va cambiato quel provvedimento, che farà tornare ai vecchi istituti

Immagine sfuocata di persona in carrozzina«È “giusto” che in servizi per la disabilità intellettiva non siano previsti standard educativi? Che in un Centro Diurno per anziani, demenze e salute mentale si possano prevedere chiusure fino a tre mesi? Che si possano mantenere stanze a quattro letti nei servizi per la salute mentale, la disabilità, gli anziani non autosufficienti? Che il modello sia quello di “moduli da 20”, accorpati con altri (multimodularità)?».
Viene rilanciata ancora una volta, tramite questi “quesiti retorici”, la battaglia che varie organizzazioni delle Marche* stanno da tempo conducendo, a fianco del Gruppo Solidarietà, contro quella proposta della propria Giunta Regionale riguardante i nuovi requisiti di funzionamento dei servizi sociosanitari, diurni e residenziali, regole che riguardano la vita e il benessere di circa 12.500 persone (disabili, anziani non autosufficienti, soggetti con disturbi psichiatrici, minori, persone con demenza) e delle loro famiglie.

Si tratta di una battaglia seguita regolarmente anche dal nostro giornale, contro quello che di fatto e a buona ragione viene definito come «un inaccettabile ritorno al modello dei vecchi istituti».
Ora appare ormai imminente l’approvazione in via definitiva della contestata proposta, e per questo le organizzazioni marchigiane ricordano l’importanza di continuare a sottoscrivere l’appello/petizione promosso nel web, al quale hanno già aderito, in un tempo relativamente breve, oltre 1.100 persone. (S.B.)

*Promotori dell’iniziativa, insieme al Gruppo Solidarietà, sono l’ANGSA Marche (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), la UILDM di Ancona (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), la Cooperativa Papa Giovanni XXIII di Ancona e la Fondazione Paladini di Ancona.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: grusol@grusol.it.

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