Sicilia: le necessità degli “ultimi” al tempo del coronavirus

«Chiediamo di assumere con l’urgenza imposta dalla situazione i provvedimenti che riterrete più opportuni, onde definire in quali forme il Governo regionale e le Amministrazioni Comunali e Metropolitane intendano garantire nelle diverse città il rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo e dei diritti costituzionali delle persone indigenti, disabili e senzatetto sul territorio siciliano»: lo scrivono ben ottantacinque organizzazioni della Sicilia, in una lettera-appello inviata al Presidente della propria Regione e ai Sindaci di Catania, Messina e Palermo

Foto in bianco e nero di uomo in carrozzina che incrocia altre persone non disabiliAl Presidente della Regione Sicilia e ai Sindaci di Catania, Messina e Palermo: preso atto che l’arrivo e la progressiva diffusione del virus Sars-CoV-2 hanno costituito, particolarmente in ragione del carattere di elevata contagiosità, della novità del ceppo e delle patologie respiratorie da esso causate, una grave prova per il nostro Paese e per la capacità di governanti e cittadini di esercitare un compiuto discernimento e quindi dare risposte efficaci e razionali ed assumere comportamenti responsabili di fronte alla crisi generata dalla diffusione del virus.

Considerato che a fronte dell’obiettiva condizione iniziale di ignoranza e dell’imprevedibilità circa la morbosità e pericolosità del virus, abbiamo assistito ad un impegno senza precedenti del personale medico e sanitario, ospedaliero e non, dei territori colpiti, e della comunità scientifica nazionale tutta, impegnati a fronteggiare in prima linea l’emergenza, il che ha costituito per l’intera comunità un alto esempio di responsabilità civile e professionale e una concreta testimonianza della vitalità e capacità generativa dei princìpi e valori costituzionali e morali di solidarietà sociale e politica e di autentica compassione e assistenza sussidiaria.

Rilevato l’apprezzabile lavoro generalmente effettuato dai media, che hanno dato copertura sempre più capillare all’emergenza coronavirus, promuovendo la diffusione delle informazioni attraverso il coinvolgimento di esperti (ma invero talora concedendo spazio anche a semplici “opinionisti”) e sottolineando l’importanza del sentimento di appartenenza alla comunità di ogni cittadino quale antecedente di un agire sussidiario e responsabile.

Ritenuto che la scelta di una strategia operativa basata essenzialmente sulla comunicazione, inizialmente adottata dal Governo nazionale, intendesse tra l’altro promuovere un agire responsabile e ispirato ai princìpi costituzionali e per tale via fronteggiare le più insidiose e pervasive manifestazioni di paura e liquidità sociale, così come che la successiva adozione di provvedimenti limitativi in via generale di alcune libertà costituzionali fosse e rimanga per più aspetti opportuna, accompagnata com’era, tra l’altro, dalla persistente esortazione che uniti si verrà fuori dalla crisi e perciò si dovesse prestare particolare attenzione verso coloro, bambini e anziani, che nelle nostre famiglie e nella collettività intera, rappresentano i soggetti più fragili e bisognosi di fronte alla crisi.

Rilevato che la paura è uno dei caratteri antropologici più marcati, il quale segna la condizione umana e si supera solo con la promessa che costituisce la comunità politica e garantisce il mutuo subsidium degli uni agli altri, ma che pure essa è sempre pronta a riapparire in ogni crisi e divenire o generatore di agire virtuoso e perfino eroico ovvero demone capace di condurre al “ripudio del Villaggio”, all’individualismo, all’apatia sociale e al disimpegno, e in concreto a dimenticare davanti al pericolo di dover essere ausilio per la comunità e non abbandonare alcuno.

Osservato in particolare che l’adozione del Decreto del Presidente del Consiglio del 9 marzo scorso, nell’estendere a tutto il territorio nazionale le misure di contenimento del contagio relative allo spostamento delle persone fisiche, con la contestuale generica previsione di consentire gli spostamenti ove se ne autocertifichi la necessità, ha finito per determinare seri problemi interpretativi in ordine alle condizioni per (e alla stessa possibilità di) garantire la tutela dei diritti fondamentali alle persone senzatetto, da considerare certamente tra i più fragili davanti alla crisi e meritevoli di non esserle… sacrificati; e dunque bisognosi della considerazione della Politica e di soluzioni specifiche, anche in questa fase di crisi sanitaria, che garantiscano loro il riconoscimento della titolarità e tutela dei diritti fondamentali.

In particolare, considerato che applicando letteralmente il provvedimento che limita la libertà di spostamento, sembra revocata pure la possibilità per i membri delle Associazioni di Volontariato di procedere alla distribuzione dei pasti e perfino quella di qualsiasi ente di continuare a garantire dei posti letto presso propri locali, ove si avvalga del servizio di volontari evidentemente ivi non residenti e dunque “necessitati” a compiere spostamenti da casa a garanzia dell’assistenza e della sicurezza.

Osservato ancora che considerazioni di analogo tenore vanno rivolte in relazione alle disposizioni del Decreto del Presidente del Consiglio dello scorso 11 marzo, le quali prevedono che restino aperti i negozi di generi alimentari, onde garantire l’approvvigionamento di quanti siano in grado di acquistare quei generi, mentre nulla si prevede per consentire l’apertura dei servizi di “banco alimentare” per garantire per quanto possibile e secondo le disponibilità dei diversi enti un simile accesso ad indigenti e senzatetto.

Considerato infine che sul territorio nazionale sono già state assunte misure volte oltretutto a permettere alle persone senzatetto di attenersi alle prescrizioni del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, disponendo l’apertura dei centri disponibili per l’intera giornata, e talvolta avvalendosi della collaborazioni di soggetti associativi (Emergency), per riuscire anche ad effettuare uno screening sanitario con la misurazione della temperatura e delle funzioni respiratorie.

Tutto questo premesso, le Associazioni, Fondazioni ed Enti del territorio regionale siciliano che sottoscrivono questo appello, condividendo la necessità di misure adeguate al contenimento del virus, ma contestualmente ritenendo che tutte le persone sul territorio regionale debbano essere poste nelle condizioni sostanziali di rispettare le prescrizioni del Decreto e che peraltro in un opportuno bilanciamento l’emergenza sanitaria e tanto meno la paura che l’accompagna non debbano finire per lacerare i diritti fondamentali riconosciuti dalla nostra Carta Costituzionale, a cominciare dai diritti inviolabili dell’uomo e dai princìpi di solidarietà politica e sociale e di sussidiarietà, coerentemente con quanto richiamato dal Governo nazionale e aderendo all’invito alla solidarietà sociale nei confronti dei soggetti più fragili e maggiormente esposti a rischi per la propria salute, desiderando essere comunità di uomini e continuare a rendere vivo e praticare l’azione di subsidium a sostegno della dignità e della salute delle persone più esposte fisicamente e psicologicamente alla emergenza sanitaria e a tutte le sue conseguenze:
Chiedono di assumere con l’urgenza imposta dalla situazione, ciascuno per quanto di propria competenza, i provvedimenti che riterrete più opportuni, onde definire in quali forme il Governo regionale e le Amministrazioni Comunali e Metropolitane intendano, compatibilmente con il rispetto delle restrizioni imposte dai provvedimenti normativi di contenimento della diffusione del virus, garantire nelle diverse città il rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo e dei diritti costituzionali delle persone indigenti, disabili e senzatetto sul territorio siciliano, eventualmente consentendo le attività degli Enti del Terzo settore che prestano assistenza alle persone indigenti e disabili e le attività di volontariato che garantiscono aiuto alimentare e farmaceutico e disponendo circa l’utilizzo di immobili del patrimonio per l’ospitalità ventiquattr’ore su ventiquattro delle suddette persone.

La presente lettera-appello è sottoscritta da 85 Enti (Associazioni di Volontariato, Associazioni di Promozione Sociale, Fondazioni, Cooperative, Comitati, Enti Non Profit, Istituti di Vita Religiosa e Parrocchie, Gruppi e Movimenti di Matrice Ecclesiale e Interconfessionale e Laicale), ed è stata inviata al presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, ai sindaci di Catania, Messina e Palermo, Salvo PoglieseCateno De LucaLeoluca Orlando, oltreché agli assessori regionali siciliani alla Famiglia, Politiche Sociali e Lavoro e alla Salute, Antonio Scavone e Ruggero Razza (a questo link è disponibile l’elenco dei sottoscrittori).

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