Verrà una società in cui tutti potranno prenotare online il biglietto del treno?

«Quando sarà andato tutto bene – scrive Antonio Giuseppe Malafrina – spero che saremo di fronte a una società arricchita dai sacrifici di questi tempi in funzione di una cultura più solidale, ovvero maggiormente capace di prevenire le difficoltà umane. E mi auguro presto di non sentire storie come quella riguardante l’impossibilità per una persona cieca di prenotarsi il biglietto di un treno: mi piacerebbe infatti che vigesse una nuova saggezza imprenditoriale, ben lontana da quella mostrata dalla compagnia Italo»

Treno ItaloQuando sarà andato tutto bene sicuramente saremo di fronte a una società nuova. Io spero arricchita dai sacrifici di questi tempi in funzione di una cultura più solidale, ovvero maggiormente capace di prevenire le difficoltà umane, memore della fragilità della razza. E mi auguro presto di non sentire storie come quella che vado a riprendere e di cui mi parla l’amico Roberto Scano, a proposito dell’impossibilità per una persona cieca di prenotarsi il biglietto di un treno. Mi piacerebbe che vigesse una nuova saggezza imprenditoriale, ben lontana da quella mostrata da Italo, a differenza di Trenitalia.

Innanzitutto diciamo che Roberto Scano è uno dei maggiori esperti di accessibilità del nostro Paese. Si occupa di accessibilità di web e prodotti informatici dallo scorso millennio e ha partecipato e partecipa ai più importanti tavoli che definiscono le regole di accessibilità al web e alle nuove tecnologie, sia in àmbito tecnico che legislativo. Introdurlo serve a spiegare che se lui dice che una cosa in campo tecnologico può essere resa accessibile sicuramente è così.
Ebbene, Roberto mi dice che ci sono problemi nelle procedure online per consultare gli orari e per acquistare i biglietti di treni e bus da parte delle persone che non vedono. Gli chiedo di spiegarmi meglio e mi risponde che «parlando con amici non vedenti attivi nel test di siti e applicazioni mi hanno fatto presente che c’erano problemi nel sito di Trenitalia, anche se “aggirabili” con un po’ di esperienza digitale, mentre con Italo risultava (e risulta tutt’oggi) proprio impossibile procedere all’acquisto».
Chi non vede, dunque, non può prenotarsi il biglietto online, oppure deve dare fondo alle sue astuzie per riuscirci.

Il problema diventa insormontabile quando «un utente non vedente dal sito di Italo non può scegliere la data di partenza e arrivo, perché chi ha sviluppato il sito non ha considerato le regole di accessibilità al eeb, che esistono dal 1999».
Chiedo a Roberto se la questione sia stata segnalata alle compagnie e come abbiano reagito. E lui mi racconta: «Grazie a Striscia la notizia la segnalazione è stata trasferita alle due società: Trenitalia e Italo. Mentre Trenitalia si è dimostrata attenta e si è impegnata a risolvere i piccoli problemi in una ventina di giorni, Italo ha risposto in modo difensivo: prima asserendo che non era obbligata dalla legge per l’accessibilità sul web, che è solo per le Pubbliche Amministrazioni (il che è vero), dall’altra adducendo che comunque loro non discriminano nessuno essendo disponibile un numero di telefono per poter effettuare prenotazioni».

A questo punto mi stupisce la collaborazione di Trenitalia, alla quale plaudo, mentre l’indisponibilità di Italo si limita a indignarmi.
Scano mi dice che si aspettava una risposta diversa da quest’ultimo, anche perché sistemare il problema secondo lui richiede appena qualche ora di lavoro. E invoca l’intervento della Legge sulla non discriminazione (la 67/06), quella che dice che le persone con disabilità devono essere trattate alla pari delle altre. E quella che condannerebbe immediatamente l’azienda a intervenire, verosimilmente con un risarcimento del danno.
Sottolineo una considerazione di mercato di Roberto: «Italo, avendo prezzi competitivi con Trenitalia, crea un danno economico a chi non può risparmiare per una loro inefficienza tecnica. Speriamo si ravvedano».

Ora siamo tutti chiusi in casa. I tempi sono buoni per riflettere. C’è di mezzo un cambiamento culturale. Spero che l’era dell’ottusità imprenditoriale sia finita. Aperte le porte delle nostre case, ci sarà tanta voglia di tornare a muoversi. Le imprese che non coglieranno la scia perderanno soldi e credibilità. Non voglio credere siano così perseveranti nel non interventismo.

Il presente testo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Nell’incombente nuova era sarà stupido essere inaccessibili”). Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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