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L’impatto psicologico del coronavirus sui giovani con disabilità: un’indagine

Giovane donna davanti a una finestra chiusa, con la mascherina«Stiamo vivendo un tempo di emergenza collettiva legata alla diffusione dell’infezione da coronavirus, in cui la nostra normalità quotidiana è stata improvvisamente cambiata. Siamo stati catapultati tutti in una nuova dimensione, fortemente collegata al trauma. Come operatori di un Servizio dedicato alla disabilità dell’età evolutiva, ci siamo attivati per capire l’impatto psicologico di questo trauma. Conosciamo bene la necessità di tenere agganciate le difficoltà più concrete del distanziamento sociale con quelle legate alle paure e incertezze derivanti dalla malattia da coronavirus. Pensiamo dunque sia importante raccogliere questi diversi aspetti. Per questo abbiamo costruito un questionario per i ragazzi/e con disabilità e uno rivolto ai loro genitori, due punti di vista distinti, per cercare di comprendere in quale modo, l’attuale emergenza stia influenzando la quotidianità delle nostre vite. Pensiamo che raccogliere le loro voci possa aiutare utenti e sanitari».

Ben volentieri diamo spazio a questo messaggio ricevuto da un gruppo di riabilitatori dell’Unità per le Disabilità dell’Età Evolutiva dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, così come diamo spazio ai due questionari da loro elaborati nel web, sull’Impatto psico-epidemiologico del coronavirus.
Il primo, come detto, è rivolto ad adolescenti e giovani adulti con disabilità, dai 13 ai 22 anni (disponibile a questo link), mentre il secondo riguarda i genitori (a questo link).
Entrambi, naturalmente, sono espressi in forma totalmente anonima e per la raccolta dei dati i promotori auspicano che vengano compilati entro il 15 maggio prossimo. (S.B.)

Ringraziamo per la collaborazione Andrea Pancaldi.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Silvia Faccioli (faccioli.silvia@ausl.re.it).

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