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Programmare insieme un ritorno graduale alla normalità per i centri diurni

Centro diurno chiuso

Un centro diurno chiuso a causa dell’emergenza

Ormai da più di quaranta giorni è stata disposta la chiusura dei centri diurni frequentati dalle persone con disabilità intellettive in situazione di gravità. Questa disposizione ha messo in difficoltà, in maniera più o meno grande, le famiglie, che hanno dovuto sobbarcarsi la cura e l’accudimento dei loro congiunti con disabilità in totale solitudine. A tal proposito, le cronache dei giornali sono piene di casi sottoposti all’attenzione pubblica.
In parte, almeno per i casi più difficili, il Decreto Legge 18/20, cosiddetto “Cura Italia” ha dato la possibilità, con gli articoli 47 e 48, di «attivare interventi non differibili in favore delle persone con disabilità ad alte necessità di sostegno sanitario», prevedendo altresì che le Pubbliche Amministrazioni forniscano «prestazioni in forma individuale a distanza o resi nel rispetto delle direttive sanitarie negli stessi luoghi ove si svolgono normalmente i servizi senza ricreare aggregazione».
Anche la Regione Piemonte, con uno specifico provvedimento, ha indicato il modo di operare rispetto ai centri diurni e all’assistenza domiciliare. Di fatto si è riscontrato che tali disposizioni sono state attuate in diversi casi e le famiglie che hanno segnalato bisogni indifferibili hanno ricevuto le prestazioni domiciliari a cui hanno diritto in base alle norme vigenti.

Ora, però, si rende necessario cominciare a programmare la cosiddetta “fase 2” anche per questo tipo di utenza, considerato che le persone interessate vivono da più di quaranta giorni in isolamento in casa e, soprattutto per le persone con disabilità intellettiva o con autismo, persone dalla limitatissima autonomia, vi è l’urgenza di riavviare i percorsi abilitativi-educativi di gruppo previsti nei centri diurni, in modo da promuovere anche la relazione con altri. Riteniamo dunque che si debba iniziare a ripristinare, con tutte le accortezze del caso, la programmazione  degli accessi, pur regolamentati, per tutti gli utenti dei centri diurni.
L’obiettivo è  avviare un ciclo di rientro programmato che veda inizialmente un’apertura a tempo parziale e/o a rotazione per tutti, fino a ritornare al tempo pieno quando ciò sarà  possibile.
Resta fermo che per i giorni nei quali necessariamente le persone dovranno restare al domicilio, devono continuare ad essere assicurate alla famiglia le indispensabili prestazioni domiciliari.

Chiediamo quindi al Governo Nazionale di prevedere, nel prossimo Decreto Legge, indicazioni atte ad affrontare la “fase 2” in favore delle persone con disabilità intellettiva e/o con autismo, specie se  con limitatissima autonomia, e di supportare il carico delle loro famiglie.
Chiediamo altresì di disporre da subito che le Regioni diano mandato ad ogni singola Azienda Sanitaria Locale, in ottemperanza agli obblighi previsti dai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), di attivarsi per confrontarsi con tutte le parti interessate (ASL, Comuni, gestori privati convenzionati, organizzazioni sindacali dei lavoratori, associazioni di rappresentanza delle famiglie), per programmare insieme, tenute nel debito conto tutte le precauzioni del caso, un ritorno graduale alla normalità.

Presidente dell’UTIM di Torino (Unione per la Tutela delle Persone con Disabilità Intellettiva).

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