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La voce di tre madri, la voce di tante madri

Bimbo con disabilità intellettiva

Un bimbo con disabilità intellettiva

«Questa non è una semplice richiesta di aiuto ma, insieme, una richiesta d’ascolto e un’offerta di collaborazione. Siamo Camilla, Neshat e Teresa, siamo le mamme di Olmo, Flora e Carlo. Condividiamo una diagnosi di autismo dei nostri figli e condividiamo la frequentazione dell’associazione L’abilità di Milano, dove i nostri figli hanno trovato, oltre che un luogo di terapia, quasi una seconda casa. Si parla da giorni di “fase 2” e allora noi chiediamo che ai tavoli di discussione siano inserite anche persone in grado di rappresentare, per esperienza diretta, le esigenze dei nostri figli e delle nostre famiglie. Abbiamo serie proposte da fare che, a nostro parere, sono attuabili con l’aiuto di tutte quelle realtà che ci hanno sempre sostenuto e di esperti e Istituzioni a questo preposte. Per questo vogliamo collaborare, descrivere le esigenze, lavorare insieme per trovare soluzioni percorribili: solo un percorso partecipato può portare a corrette soluzioni. Vi chiediamo solo di poter essere parte attiva in questo processo».
Come scrivono loro stesse, Camilla, Neshat e Teresa sono le madri di tre bambini con autismo che frequentano il nostro Centro Agenda Blu [Centro dell’Associazione L’abilità di Milano, N.d.R.] e che hanno scritto una lettera aperta per chiedere di essere parte attiva ai tavoli di concertazione per la “fase 2” che dovrebbero trovare una, risposta concreta ed efficace per i bisogni dei loro figli.

Queste mamme, nelle settimane di isolamento hanno cercato e cercano in tutti i modi di preservare competenze e abilità dei loro figli, acquisite con un lavoro paziente e costante di terapisti e educatori. Ma adesso non si può più lasciare tutto sulle loro spalle e bisogna passare a una “fase 2” anche per questi bambini. Perché è una questione di rispetto di diritti.
Noi sosteniamo la voce di queste mamme che chiedono di essere ascoltate e di poter confrontarsi nei tavoli istituzionali per la progettazione della “fase 2”, perché i loro figli hanno già perso tanto in queste settimane e non si possono permettere di essere lasciati indietro ancora. E riteniamo che il lavoro da fare in questo momento sia proprio quello chiesto da queste mamme: agire concretamente nell’interesse di bambini e famiglie, superando quella frammentazione che finora si è verificata.
Invochiamo anche noi quel “percorso partecipato” da parte di chi (associazioni, enti, famiglie) può offrire soluzioni concrete e attuabili per il recupero del benessere dei bambini.

Dopo l’isolamento forzato, occorre quindi mettersi nell’ottica di superare un altro isolamento: quello dei tavoli decisionali dove non si devono affrontare solo questioni tecniche (rette, orari e personale), ma è necessario allargare la visione a provvedimenti che possano affrontare la questione a trecentosessanta gradi su tutti i temi che in questo momento sono stati messi in stand-by per i bambini con disabilità e rischiano di creare grossi problemi: la scuola, l’educazione, le terapie, il tempo libero di questi bambini.
Non è solo una sfida, ma un dovere per garantire i diritti per i bambini con disabilità.

L’Associazione L’abilità ha sede a Milano.

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