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I “luoghi appositi” per le persone con disabilità sono discriminatori

Persona con disabilità in chiesa«Da cittadini italiani e da appartenenti alla Chiesa di Dio, chiediamo al Governo Italiano e alla Conferenza Episcopale Italiana che prima del 18 maggio, data di entrata in vigore di quel Protocollo, sia abrogata, o almeno modificata, la norma che, nell’attuale formulazione, è oggettivamente discriminatoria e storicamente superata (anche nell’espressione “persone diversamente abili”). Per la modifica della norma ci permettiamo proporre il seguente testo: “Le persone con disabilità partecipano come tutti alle celebrazioni nel rispetto della normativa vigente».
A scriverlo è il MAC (Movimento Apostolico Ciechi), Associazione di fedeli laici, ciechi e vedenti, per il servizio all’uomo, alle persone associate, alle comunità ecclesiali e alle comunità civili, a firma del proprio presidente nazionale Michelangelo Patané e del proprio assistente nazionale don Alfonso Giorgio, in una lettera aperta inviata al Governo Italiano e alla CEI (Conferenza Episcopale Italiana), a proposito del recente Protocollo sancito il 7 maggio scorso sulla riapertura delle chiese per la celebrazione delle Messe (il testo integrale della lettera aperta del MAC è disponibile a questo link).

Il documento riprende sostanzialmente i medesimi argomenti sottolineati qualche giorno fa su queste stesse pagine da Salvatore Nocera, ricordando che «parlare di “luoghi appositi” per le persone con disabilità significa tornare indietro di almeno mezzo secolo. Appartiene infatti a un passato ormai lontano l’idea di prevedere, per le persone con disabilità, “ambienti separati”, “percorsi speciali”, “luoghi appositi”. È invece da tempo nel comune sentire il ritenere che la dignità di persona appartiene a tutti, nessuno escluso, e che le persone con disabilità sono cittadini a tutti gli effetti, membri a pieno titolo della comunità ecclesiale».

«È ormai pacifico – prosegue la lettera aperta – che tutte le comunità, civili ed ecclesiali, sono chiamate ad essere accoglienti, ospitali, aperte alle differenze, in una parola inclusive. Ogni norma o misura riguardante le persone con disabilità deve così tendere a garantire le pari opportunità, evitando sia privilegi sia soluzioni ghettizzanti. Tale è, invece, quella prevista dal punto 1.8 del Protocollo: il “luogo apposito” è una discriminante che esclude palesemente le persone con disabilità dal resto della comunità dei fedeli».

«Confidiamo dunque nell’accoglimento della nostra richiesta – concludono dal MAC – con la certezza che in tutte le parrocchie d’Italia, in sede di attuazione del Protocollo, si osserveranno le norme dallo stesso previste a tutela della salute con responsabilità e buon senso, nel pieno riconoscimento della dignità di ogni persona e del diritto di tutti, senza alcuna esclusione o discriminazione, ad esercitare la libertà religiosa ed a partecipare al culto». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: mac@movimentoapostolicociechi.it.

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