Le risposte della Regione Marche a due Interrogazioni sull’emergenza

Alcuni Consiglieri della Regione Marche hanno fatto proprie due Interrogazioni al Governo della Regione, proposte dal Gruppo Solidarietà, per conoscere quali siano stati gli interventi di sostegno alla domiciliarità avviati dai servizi territoriali, dopo la chiusura dei Centri Diurni, e per avere un quadro completo sulla situazione dei contagi e dei decessi nelle strutture residenziali. Secondo lo stesso Gruppo Solidarietà, le risposte ricevute dalla Regione non mancano di suscitare perplessità

Ancona, Villa Almagià

L’ingresso di una struttura residenziale di Ancona per anziani e persone con disabilità, dove si sono verificati numerosi contagi e anche alcuni decessi a causa del coronavirus

Come avevamo riferito qualche settimana fa, erano state due le Interrogazioni alla Regione Marche proposte dal Gruppo Solidarietà, nella prima delle quali si era chiesto di conoscere la situazione degli interventi e dei sostegni attivati dai servizi territoriali a seguito della chiusura dei Centri diurni e dopo le disposizioni contenute del Decreto Legge cosiddetto “Cura Italia” (convertito poi nella Legge 27/20); nella seconda, invece, considerato il pesante quadro di contagi e decessi all’interno delle strutture sociosanitarie, si era chiesto di conoscere il dato riguardante tutte le tipologie di tali e quali iniziative intendesse promuovere la Regione, considerato che le uniche disposizioni volte alla gestione dell’emergenza, con strategie di supporto alle strutture, erano state assunte, e per le sole strutture per anziani il 3 aprile scorso dall’ASUR (Azienda Sanitaria Unica Regionale).

Alcuni Consiglieri Regionali, dunque, hanno fatto proprie le due Interrogazioni, che hanno trovato risposta dalla Regione.
«Riguardo agli interventi di sostegno alla domiciliarità – si legge oggi in una nota del Gruppo Solidarietà -, a seguito della chiusura dei Centri diurni, la risposta ricevuta dalla Regione indica che al 30 aprile, ilmonitoraggio della Regione stessa non aveva verificato se e come fossero stati attivati i sostegni domiciliari e nemmeno aveva rilevato il quadro degli interventi domiciliari, già attivi e non sospesi da disposizioni normative. Dal canto nostro, già il 9 aprile avevamo sollecitato la Regione ad effettuare un monitoraggio di quello che stava accadendo nei territori. Tanto meno, poi, erano state assunte iniziative nei confronti dei servizi territoriali. Successivamente, a seguito del Decreto del Presidente del Consiglio del 26 aprile e della conversione in Legge del Decreto “Cura Italia”, la Regione ha definito l’11 maggio un Piano di riattivazione dei servizi e formalizzato un accordo con le Organizzazioni Sindacali e le Centrali Cooperative, rispettivamente con le Delibere n. 560 e n. 559».

Per quanto riguarda invece la situazione dei contagi e dei decessi nelle strutture residenziali, «il dato fornito dall’ASUR – informano dal Gruppo Solidarietà – ha come riferimento il 23 aprile e risponde in maniera incompleta e parziale alla nostra richiesta. Risulterebbero infatti a quella data positive al Covid 561 persone (213 ricoverate in ospedale e 348 incarico alle strutture). I decessi totali di residenti risulterebbero invece 90 (50 in ospedale e 40 nelle strutture). A quella stessa data, però, diverse strutture contavano un numero significativo di decessi che il resoconto regionale non riporta. Inoltre, nella risposta manca il dato, molto importante, dei decessi con sintomi ma senza accertamento. Sarebbe pertanto oltremodo opportuno che la Regione fornisse un nuovo prospetto con dati aggiornati e completi».

«Quanto alle mancate disposizioni regionali riguardo la prevenzione e la gestione dei contagi nelle strutture – concludono dall’organizzazione marchigiana – la Regione ritiene trattarsi di una competenza gestionale in capo all’ASUR, tanto più che si tratta dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale, competenza che passa attraverso l’applicazione delle Linee di Indirizzo dell’Istituto Superiore di Sanità. È una motivazione, questa, che ci lascia perplessi, perché le disposizioni dell’ASUR del 3 aprile non si erano limitate a trasferire le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, ma avevano definito una serie di aspetti organizzativi inerenti la gestione del contagio. In più, le disposizioni dell’ASUR erano rivolte ad alcune tipologie di strutture (Cure intermedie, Residenze sanitarie assistenziali anziani, Residenze protette anziani) e non a tutte: non riguardavano, ad esempio, quelle per le persone con disabilità, per la salute mentali e per gli anziani autosufficienti». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: grusol@grusol.it.

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