Le strutture residenziali, le persone con disabilità e la Convenzione ONU

«Riconvertire le strutture residenziali h 24 destinata ad anziani e persone con disabilità fisiche e mentali, perché è un modello che si è dimostrato fallimentare e pericoloso. Sostituire gli spazi dell’esclusione con i luoghi della vita». E ancora: «Riconoscere bisogni ed esigenze delle persone con disabilità, attuando la Convenzione ONU a loro dedicata»: sono alcune delle conclusioni emerse dall’Assemblea online della Conferenza Nazionale per la Salute Mentale, durante la quale grande attenzione è stata data anche al crescente abuso della contenzione e dei trattamenti sanitari obbligatori

Ombra di uomo curvo, con una mano sulla testa«Riconvertire le strutture residenziali h 24 destinata ad anziani e persone con disabilità fisiche e mentali, perché è un modello che si è dimostrato fallimentare e pericoloso. Servono urgenti risorse per la salute mentale e devono essere destinate a rafforzare i servizi territoriali di comunità, a superare tutte le forme di contenzione, segregazione e interdizione che pure in questo periodo di pandemia sono aumentate. Bisogna sostituire gli spazi dell’esclusione con i luoghi della vita»: è stata questa una delle principali conclusioni emerse durante la recente Assemblea convocata dal Coordinamento della Conferenza Nazionale per la Salute Mentale (se ne legga anche la nostra presentazione), cui hanno partecipato online oltre quattrocento tra operatori, rappresentanti di associazioni, cooperative e sindacati, nonché persone con esperienza di sofferenza mentale.
E ancora, come ricordano dal Coordinamento, «dagli interventi all’Assemblea è arrivato un forte richiamo, per il Governo e per la task force dello stesso guidata da Vittorio Colao, a riconoscere bisogni ed esigenze delle persone con disabilità, per le quali i servizi e trattamenti si mostrano ancora inadeguati. Criticità, inoltre, sono state sottolineate per la mancata attuazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. In tal senso è stata posta la questione del lavoro come opportunità di cambiamento nella vita delle persone con problemi di sofferenza mentale, ricordando che le cooperative integrate non offrono assistenza, ma percorsi di salute e il loro ruolo va riconosciuto anche con provvedimenti specifici che consentano loro di rimanere sul mercato del lavoro. Da non trascurare, ancora, il fatto che i princìpi sanciti dalla Convenzione ONU faticano ad entrare anche nella formazione universitaria, da cui, tra l’altro, come è stato sottolineato nel corso dell’Assemblea da alcuni collettivi studenteschi di Psicologia e Medicina, sono stati sostanzialmente cancellati il pensiero di Basaglia e il movimento di riforma che ha portato alla chiusura dei manicomi. Nel frattempo, si assiste a una progressiva riduzione delle diverse professionalità, non solo mediche ma anche sociali, impegnate nei servizi psichiatrici, sempre più schiacciati sullo specialismo disciplinare. Da qui la necessità, di cui la nostra Conferenza si fa portavoce, di creare, già nelle prossime settimane, nuovi momenti di incontro e confronto, anche a livello regionale, per porre la centralità politica del tema della salute mentale».
A quest’ultimo punto, del resto, ha dato di recente ampia visibilità anche il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, che in un suo documento su salute mentale e coronavirus, ha scritto tra l’altro: «I servizi di salute mentale sono una parte essenziale di tutte le risposte dei Governi a Covid-19. Devono essere ampliati e interamente finanziati. Le politiche devono supportare e prendersi cura delle persone con disturbi mentali e proteggere i loro diritti umani e la loro dignità».

Un’ampia parte dell’Assemblea, viene sottolineato dal Coordinamento della Conferenza Nazionale, è stata segnatamente dedicata alle situazioni vissute in questo periodo di pandemia. A tal proposito «sono state evidenziate da più parti le grandi difficoltà, con l’interruzione delle attività riabilitative, la chiusura dei centri diurni, la riduzione delle attività dei centri di salute mentale, le problematicità di un’operatività di sostegno relazionale ridotta a contatti telematici e telefonici, le difficili sfide affrontate da operatori sia pubblici che delle cooperative, molte delle quali anche a rischio di chiusura. A fronte tuttavia di servizi che si sono concentrati ancor più sulle emergenze e ridotto l’attenzione alle persone con gravi patologie, l’Assemblea ha consentito di riportare anche le esperienze di servizi che sono stati capaci di riorganizzarsi e che, insieme con gli utenti, le famiglie e le associazioni del territorio, hanno messo in campo nuove idee e pratiche. Si è evidenziata, inoltre, la necessità di moltiplicare gli interventi volti a sostenere l’autonomia sociale, lavorativa e abitativa delle persone, rafforzando a questo scopo strumenti operativi come i budget di salute».

Un messaggio forte, infine, ha riguardato l’abuso della contenzione e dei trattamenti sanitari obbligatori (TSO), un’àmbito nel quale la pandemia ha decisamente accresciuto le criticità. «Nel corso dell’Assemblea – dichiarano infatti dal Coordinamento – grande attenzione si è data all’abuso del trattamento sanitario obbligatorio che in questi mesi ha fatto registrare in alcuni territori un significativo aumento e inquietanti episodi di utilizzo improprio. Preoccupazione, poi, è stata espressa anche per l’irrigidimento e l’ulteriore chiusura registrata in alcuni reparti psichiatrici ospedalieri, dove le misure adottate per l’emergenza sanitaria si sono trasformate in una negazione dei diritti dei ricoverati, e dove si continua a registrare un utilizzo routinario della contenzione fisica, con persone legate per giorni ai letti. Il periodo pandemico, inoltre, ha accentuato le criticità preesistenti e reso evidente la necessità di nuovi e più profondi interventi di riforma che garantiscano il diritto alla cura e la tutela della dignità personale delle persone ristrette, con uno sguardo rivolto in particolare alla salute mentale delle persone private della libertà personale, nelle REMS (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) e ancor più nelle carceri».
Sulla situazione, tra l’altro, delle persone con disabilità nelle carceri durante l’emergenza coronavirus, segnaliamo anche un prezioso contributo prodotto a fine maggio dall’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità (disponibile a questo link).

Da ricordare, in conclusione, che tutte le considerazioni e le proposte emerse durante l’Assemblea della Conferenza Nazionale per la Salute Mentale verranno portate all’attenzione del Governo e della Conferenza delle Regioni e Province Autonome in un incontro che verrà realizzato entro la fine di questo mese di giugno. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@conferenzasalutementale.it.

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