Bene la Consulta, ma ora serve una riforma complessiva

«Bene la Sentenza della Corte Costituzionale secondo cui l’attuale importo delle pensioni di invalidità civile totale è “inadeguato per vivere” e tuttavia essa pone un problema politico urgente, non solo perché non considera le persone cieche e sorde e gli invalidi parziali, ma anche per gli effetti distorsivi che potrebbe causare, se non incardinata in una più complessiva riforma di queste misure assistenziali e di altre a sostegno della vita indipendente e di percorsi di autonomia»: così la Federazione FISH commenta il pronunciamento della Consulta sulle pensioni di invalidità civile totale

Corte Costituzionale

La Corte Costituzionale

«Esprimiamo senz’altro un plauso alla svolta segnata da questa Sentenza in una discussione che dura da anni e che riguarda il sostegno alle persone con disabilità, sottraendole al rischio di impoverimento e di isolamento. E tuttavia tale pronunciamento pone un problema politico urgente e non solo perché non considera le persone cieche e sorde e gli invalidi parziali, ma anche per gli effetti distorsivi che potrebbe causare, se non incardinata in una più complessiva riforma di queste misure assistenziali e di altre a sostegno della vita indipendente e di percorsi di autonomia. Bene quindi la Sentenza, ma si provveda quanto prima a quell’intervento normativo, unitamente alla revisione dei criteri e dei percorsi di valutazione della disabilità»: così la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), in attesa del deposito della Sentenza e delle relative motivazioni, commenta il pronunciamento della Corte Costituzionale riguardante le pensioni di invalidità civile totale di cui abbiamo dato notizia ieri sulle nostre pagine.

«Vivere con soli 285,66 euro al mese è praticamente impossibile, soprattutto per una persona totalmente inabile al lavoro per effetto di gravi disabilità e riconosciuta invalida al cento per cento»: così, lo ricordiamo, si era espressa la Consulta, esaminando la questione di legittimità delle pensioni di invalidità civile totale sollevata dalla Corte d’Appello di Torino e ritenendo appunto l’attuale importo delle pensioni stesse «inadeguato a garantire i mezzi necessari per vivere». Un importo così basso, infatti, «vìola il diritto al mantenimento che l’articolo 38 della Costituzione garantisce agli inabili al lavoro sprovvisti di mezzi necessari per vivere».

È stato quindi affermato che il «cosiddetto “incremento al milione” (pari a 516,46 euro) da tempo riconosciuto per vari trattamenti pensionistici dall’articolo 38 della legge n. 448 del 2001, debba essere assicurato agli invalidi civili totali, di cui parla l’articolo 12, primo comma, della legge 118 del 1971, senza attendere il raggiungimento del sessantesimo anno di età, attualmente previsto dalla legge. Conseguentemente, questo incremento dovrà d’ora in poi essere erogato a tutti gli invalidi civili totali che abbiano compiuto i 18 anni e che non godano, in particolare, di redditi su base annua pari o superiori a 6.713,98 euro». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.

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