I Genitori Tosti e il riconoscimento del caregiver familiare come lavoratore

«Solo il 18% dei caregiver, la netta maggioranza dei quali è costituita da donne, viene aiutato nella gestione del proprio caro da personale o progetti dei servizi pubblici, ciò che evidenzia l’ampio margine di miglioramento di miglioramento grazie al quale i caregiver stessi possono essere supportati, anche in considerazione dei tanti che non hanno alcun […]

Ombra di caregiver e disabile«Solo il 18% dei caregiver, la netta maggioranza dei quali è costituita da donne, viene aiutato nella gestione del proprio caro da personale o progetti dei servizi pubblici, ciò che evidenzia l’ampio margine di miglioramento di miglioramento grazie al quale i caregiver stessi possono essere supportati, anche in considerazione dei tanti che non hanno alcun aiuto».
Era stata questa una delle conclusioni più significative del rapporto reso pubblico alcuni mesi fa dall’Associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti, relativo alle prime 1.461 risposte giunte al questionario lanciato nel dicembre dello scorso anno dall’Associazione stessa e rivolto a tutte le migliaia di caregiver familiari che giorno dopo giorno si prendono cura di una persona cara in condizioni di non autosufficienza, assicurando loro una vita dignitosa.
Alla vigilia, dunque, del termine ultimo di domani, 22 luglio, per presentare emendamenti al Disegno di Legge 1461 (Disposizioni per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare), di cui è prima firmataria la senatrice Simona Nunzia Nocerino e che è stato discusso i queste settimane presso la Commissione Lavoro di Palazzo Madama, di questo e altro abbiamo parlato con Alessanda Corradi, presidente dei Genitori Tosti in Tutti i Posti.

Qual è in questo momento la posizione della vostra Associazione?
«Francamente siamo pessimisti, perché nessuno di coloro che hanno avuto la possibilità di interfacciarsi con il Governo e con i membri della Commissione Senatoriale deputata ad elaborare la nuova Legge, ha chiesto per i caregiver famliari il riconoscimento dello status di lavoratori, come invece dovrebbe essere. Si è parlato infatti di elementi a nostro parere secondari e molto tecnici, allontanandosi dalle reali, concrete, esigenze dei caregiver, la cui condizione è molto al limiti per tanti.
Altro dato: in occasione dell’approvazione del “Decreto Rilancio” [Decreto Legge 34/20, N.d.R.], si è proposto di elargire un bonus ai caregiver per i passati mesi di marzo e aprile. In realtà sarebbe stato molto difficile reperire i soldi necessari e inoltre, secondo quella proposta, si sarebbero dovuto usare i 75 milioni di fondo stanziati grazie alla Legge 205/17 (Legge di Bilancio per il 2018), ma tuttora non utilizzati, andando quindi di fatto a svuotare la dote per la legge in via dipprovazione.
Pensare infine che 1.200 euro possano risolvere la situazione drammatica in cui molti di noi versano è quantomeno irrispettoso: non c’è bisogno di “mance una tantum”, ma di una legge che ci inquadri come lavoratori e quindi come fruitori di diritti quali il riposo, la malattia, le ferie, la pensione. Noi viviamo un eterno lockdown ed è davvero scandaloso continuare a discriminare e a non considerare un’intera categoria di popolazione. In caso contrario avremmo un serio Disegno di Legge che dovrebbe classificare con precisione le varie tipologie di caregiver, calcolare quanti anni di lavoro, quanto carico assistenziale, se è una situazione in cui il caregiver può lavorare e così via».

Quindi la vostra posizione sulle criticità già segnalate a suo tempo sul Disegno di Legge in discussione restano tali?
«Esattamente, la nostra posizione non è cambiata. Quel che è cambiato, invece, è proprio il testo, in quanto è stato integrato da alcuni emendamenti e da un nuovo Disegno di Legge presentato dal senatore Andrea Cangini. Da parte nostra, anche durante i mesi di lockdown abbiamo sempre tenuto aperto il canale con le Istituzioni, presentando tre emendamenti, uno dei quali riguarda appunto il riconoscimento del caregiver familiare come lavoratore».

La vostra Associazione è nata prima di tutto a Verona, nel Veneto, dove ha tuttora la propria sede principale, raccogliendo poi adesioni in numerose altre zone d’Italia. Qual è la situazione nella vostra Regione?».
«Nel Veneto nessuno si è ancora mai fatto carico di queste tematiche. Solo da alcuni mesi, grazie al Movimento Civico il Veneto che Vogliamo, si è prestata attenzione alle esigenze del caregiver familiare, inserendo nel programma politico di quello stesso Movimento una Legge Regionale, guardando agli interventi da attuare.
Nella nostra Regione si fa poco o nulla anche per la vita indipendente, che consideriamo l’“altra faccia della medaglia” del caregiving e pur sapendo che i caregiver sono diverse decine di migliaia, non c’è proprio ancora la consapevolezza di questa categoria».

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: genitoritosti@yahoo.it.
Per approfondire anche altre recenti posizioni sulla materia trattata, fare riferimento ai nostri testi Legge sui caregiver: servono più coraggio e più risorse (a questo link), con le opinioni espresse dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e Caregiver familiari: manifesteremo per non essere più “invisibili” (a questo link), riguardante la manifestazione promossa per domani, 22 luglio, a Roma, dal Gruppo Caregiver Familiari Comma 255.

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