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La disabilità intellettiva riguarda persone con bisogni e diritti

Giovane con disturbo dello spettro autistico

Un giovane con disturbo del neurosviluppo

Da reclusi vicini, da scampati egoisti e lontani: giorni fa la solita terribile storia di rifiuto per le persone con autismo. A una stazione di servizio autostradale un gruppo di ragazzi con autismo si siede ai tavoli e scatta il rifiuto, con il titolare che poi si scusa. Ecco i fatti dai diretti interessati, come li racconta Mario Ciummei, 55 anni e padre di uno dei ragazzi respinti, che si presenta così. «Da tanti anni faccio parte dell’Associazione milanese GAUDIO (Gruppo Autismo e Disabilità Intellettiva ONLUS) e lavoriamo per realizzare per i nostri bambini e adolescenti attività sportive e vacanze, oltre a corsi formativi per noi genitori».

Mario è un brav’uomo. “Lottatore ragionevole”, parla così di quel giorno: «I dieci ragazzi tornavano a Milano dalla vacanza a Bonefro, in provincia di Campobasso. Erano il primo gruppo di una serie che a turni ha partecipato all’Estate Fabulosa della Cooperativa Sociale Fabula, un’iniziativa che permette di godere di vacanze marine dedicate ai giovani con disturbo dello spettro autistico. Come ogni anno, da ormai dieci anni, durante il tragitto in pulmino si pranza al sacco. Quest’anno, con l’emergenza Covid-19 e la necessità di mantenere il distanziamento sociale, non si poteva immaginare di entrare con dieci ragazzi con autismo severo nei locali di ristorazione di un’area di servizio. Sono giovani, infatti, che hanno difficoltà a rispettare le regole in un esercizio commerciale affollato. Verso le 13.30 del 6 agosto, dunque, si sono accomodati ai tavoli esterni dell’Area Rubicone Est, che nulla ha a che vedere con la Società Autogrill, e i sei accompagnatori hanno iniziato a preparare il pranzo. A questo punto pare sia arrivato un dipendente del distributore che ha invitato tutti ad andarsene. Emiliano Strada, vicepresidente di Fabula e responsabile della vacanza, ha spiegato che si trattava di un gruppo di ragazzi con autismo e che naturalmente avrebbero acquistato bibite e gelati nel market. La proposta è stata respinta con un nuovo invito ad allontanarsi e con una persona che si è posizionata all’ingresso per impedire ai ragazzi di entrare, come dimostrano i filmati delle videocamere di sorveglianza. Visti i toni sempre più accesi, Emiliano si è preoccupato della serenità dei ragazzi, che avrebbero potuto avere crisi di ansia, e così, in accordo con gli altri educatori, ha preferito desistere per dirigersi verso l’area di servizio successiva. Ai ragazzi ha raccontato che i panini erano finiti e alla tappa successiva è stato piacevole vedere che, essendo pieni tutti i tavoli, due famiglie si sono alzate spontaneamente per lasciare i posti ai ragazzi. Io sono stato messo al corrente dei fatti appena sono ripartiti».

Mario posta l’accaduto su Facebook e dopo solo mezz’ora la notizia ha rilevanza nazionale. Il giorno dopo arriva la chiamata del gestore dell’esercizio, che all’inizio tenta di giustificarsi e viene invitato a guardarsi i filmati delle telecamere. Il giorno dopo, dice Mario, «molto correttamente mi ha detto che aveva visto le riprese e che si scusava senza se e senza ma, in quanto il comportamento di questa persona [il suo dipendente, N.d.R.] era stato inqualificabile. Abbiamo accolto le scuse e accettato la proposta di tornare lì con il secondo gruppo per una “piadina inclusiva e della pace”. Noi non vogliamo che questa persona subisca sanzioni disciplinari. Teniamo che questo episodio possa far comprendere che questi fatti sono mortificanti e ingiusti per i nostri ragazzi e le nostre famiglie».

Chiedo a Mario perché secondo lui sia capitato questo episodio, anche in considerazione del fatto che da un decennio gira l’Italia con i ragazzi senza mai essersi imbattuto in episodi simili. Mi dice che per lui manca ancora qualcosa nella consapevolezza della società e che «forse siamo usciti dal lockdown con troppe ansie, rabbia, paure e problemi. Forse dobbiamo fare ancora qualcosa per spiegare a qualcuno che la disabilità intellettiva riguarda le persone, persone con bisogni e diritti».
Mario mette una dannata passione nel raccontare dei sacrifici fatti per mandare un figlio in vacanza, visto che bisogna anche remunerare un educatore che lo segua giorno e notte. E poi racconta di leggi che ancora non sono operative e del Comitato Uniti per l’Autismo, che in Lombardia comprende oltre cinquanta Associazioni.
Condivide con chi scrive un pensiero chiarissimo: «Siamo convinti che i nostri figli possano fare tante cose in futuro, anche lavorare. Hanno però bisogno di sostegno adeguato e di progetti sostenibili».
La preoccupazione per il futuro è palpabile. Per questo è stata creata la Fondazione Fracta limina (che in latino vuol dire “spezzare le barriere”), «perché i nostri figli crescono e ci dobbiamo occupare del loro futuro quando noi saremo troppo anziani per seguirli e per quando non ci saremo più».

Bravo Mario e bravi tutti i genitori, e le famiglie e quanti sostengono le persone con disabilità. Quanto agli esercenti che ancora rifiutano le persone con disabilità, non voglio esprimere un giudizio superfluo perché è lo stesso Mario a rispondere all’esigenza di cambiamento sociale. Ci vuole testa. Ci vogliono buone maniere. L’amore è sempre gradito. Ma non lo vendono, tantomeno nelle aree di servizio.

Il presente testo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Ragazzi autistici respinti in una stazione di servizio, ecco come stanno le cose”). Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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