Una campagna sulle discriminazioni multiple delle donne con disabilità

Nell’àmbito della più ampia iniziativa denominata “Violenza sulle donne. In che Stato siamo?”, l’organizzazione D.i.Re (Donne in rete contro la violenza) ha lanciato una nuova campagna di sensibilizzazione centrata sul tema “Donne con disabilità e discriminazioni multiple”, iniziativa rivolta alla popolazione e alle Istruzioni, che si protrarrà fino all’8 marzo del prossimo anno

Video su discriminazioni donne con disabilità del D.i.Re, luglio 2020

Un fotogramma del filmato “Violenza sulle donne. In che Stato siamo? – Donne con disabilità e discriminazioni multiple”, realizzato dall’organizzazione D.i.Re

È stata lanciata lo scorso 31 luglio e si protrarrà sino all’8 marzo del prossimo anno, la nuova campagna di sensibilizzazione realizzata dal D.i.Re (Donne in rete contro la violenza), centrata sul tema Donne con disabilità e discriminazioni multiple, e rivolta alla popolazione e alle Istituzioni.
A tal proposito, un comunicato stampa ha presentato il nuovo video che si colloca all’interno della più ampia iniziativa denominata Violenza sulle donne. In che Stato siamo?. Lo scopo dei diversi filmati realizzati nell’àmbito della stessa consiste nel sollecitare lo Stato italiano ad applicare pienamente la Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne e la violenza domestica, approvata dal Consiglio d’Europa nel 2011, ed entrata in vigore dal 2014. Su questo, vale la pena ricordare, il GREVIO – il Gruppo di esperti/e indipendenti responsabile del monitoraggio dell’attuazione Convenzione in questione – nel suo primo Rapporto di valutazione sulle misure poste in essere dall’Italia su questa materia, rapporto reso pubblico nello scorso mese di gennaio, ha dato al nostro Governo indicazioni precise in tal senso, e in specifico anche sul contrasto alla violenza nei confronti delle donne con disabilità, come abbiamo illustrato a suo tempo su queste stesse pagine.

«Per le donne con disabilità, come per tutte le donne esposte a discriminazioni multiple, la Convenzione di Istanbul resta in larga parte inattuata», osserva Elena Biaggioni, avvocata penalista e referente del Gruppo avvocate di D.i.Re, nel sintetizzare le conclusioni a cui è giunto il GREVIO.
Le donne con disabilità sono esposte a violenza più delle altre donne, e la campagna di D.i.Re riporta quelle che secondo il GREVIO sono le maggiori difficoltà che esse incontrano nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza: «Per le donne con disabilità è difficile riconoscere e denunciare la violenza subita; persiste il rischio di essere stigmatizzate e non credute a causa di una generale mancanza di comprensione della loro esposizione alla violenza; manca una formazione specifica degli operatori, in particolare nel sistema della giustizia, tra le forze dell’ordine e nei servizi sociali; mancano informazioni accessibili e materiale informativo adeguato sui diritti delle vittime e sui servizi di supporto disponibili».

In relazione a queste criticità, il GREVIO ha espresso al Governo italiano le seguenti raccomandazioni: «sviluppare e migliorare l’accessibilità dei servizi di protezione e di sostegno per questi gruppi di donne, compresi i materiali informativi relativi; sostenere la ricerca e inserire indicatori specifici sulle discriminazioni multiple e intersezionali nella raccolta di dati relativi alla violenza contro le donne; assicurare l’effettiva applicazione dell’obbligo di dovuta diligenza (due diligence) per prevenire, indagare, punire e risarcire adeguatamente le vittime appartenenti a questi gruppi di donne; garantire che sia prestata particolare attenzione – da parte di tutte le istituzioni e servizi pubblici – alle esigenze delle donne vittime di violenza che sono o possono essere esposte anche a discriminazioni multiple o che sono rese vulnerabili da circostanze particolari, comprese, ma non solo, le donne e ragazze con disabilità».
«Le politiche per affrontare la discriminazione intersezionale contro le donne con disabilità – spiega ancora Biaggioni – dovrebbero attingere da ricerche e dati che illustrino la prevalenza della violenza di genere tra questi gruppi di donne e soprattutto dovrebbero tener conto delle conoscenze ed esperienze delle organizzazioni femminili che si occupano di violenza contro le donne, comprese le donne con disabilità».

In quest’ultimo periodo anche altre iniziative, oltre a quella appena presentata, hanno avuto l’accortezza di considerare in modo specifico i diritti delle donne con disabilità e gli interventi mirati a renderli fruibili. Ciò è accaduto, ad esempio, con il documento Impatto del Coronavirus in ottica di genere, predisposto dal Gruppo sulla Parità di Genere dell’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), di cui ci siamo già occupati su queste pagine, nonché con il documento Il cambiamento che vogliamo. Proposte femministe a 25 anni da Pechino, elaborato da un gruppo eterogeneo di sessantotto donne intervenute come esperte, singole e/o in rappresentanza delle rispettive organizzazioni di appartenenza (complessivamente quarantacinque Enti), sotto il coordinamento di D.i.Re.
Tre esempi di buona comunicazione da guardare con interesse e sincero apprezzamento.

Responsabile di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente testo è già apparso e viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

Per approfondire il tema Donne e disabilità, suggeriamo innanzitutto di fare riferimento al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, nonché alle Sezioni che si trovano anch’esse nel sito di Informare un’h, dedicate rispettivamente a La violenza nei confronti delle donne con disabilità e a Donne con disabilità.

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