Il primo coltivatore di chiocciole tetraplegico al mondo

Questo vuole diventare Rosario Salamone, trentacinquenne siciliano cui un delicato intervento chirurgico negli Stati Uniti, a meno di due anni, salvò la vita, non consentendogli però di muoversi più autonomamente. Dopo la laurea, mentre cercava un lavoro, gli è scoccata la scintilla per le chiocciole e dopo un incontro con l’Istituto Internazionale di Elicicoltura di Cherasco (Cuneo), si è messo all’opera per realizzare il suo sogno

Rosario Salamone

Rosario Salamone

Rosario Salamone è uno tosto. È un trentacinquenne orgogliosamente siciliano e catanese. Un uomo di quelli che fissa l’obiettivo e arriva alla meta. Non importa quante difficoltà debba superare o quanto tempo ci debba impiegare. Lo dicono i suoi occhi vispi, lo racconta la sua storia perennemente in salita fin dalla sua nascita: «Il tumore alla spina dorsale, all’altezza del collo, è stato scoperto quando avevo 18 mesi», racconta Rosario. «Non stavo in equilibrio, andavo in apnea, così i miei genitori hanno iniziato il lungo peregrinare alla ricerca di una spiegazione. All’Ospedale Gaslini di Genova hanno scoperto il tumore e hanno tentato un’operazione che non è andata come avrebbe dovuto, nonostante le rassicurazioni del medico, anzi l’intervento mi ha portato per mesi in rianimazione». Accanto a lui i suoi genitori disposti a tutto per quel figlio. «Abbiamo provato il tutto per tutto – spiega il padre – e, non giudicando adeguati i medici di Genova, lo abbiamo riportato a Catania, dove ci hanno consigliato di farlo visitare prima in Svizzera e successivamente negli Stati Uniti». È là che hanno trovato un medico in grado di togliere quella massa che lentamente stava soffocando il piccolo: «Ci hanno chiesto 100.000 dollari per l’operazione, li abbiamo trovati ipotecando la casa e chiedendo aiuto ad amici. Le Istituzioni? Sempre sorde ai nostri appelli».

Rosario torna a respirare, ma non a muoversi, studia, si laurea a Catania e poi cerca lavoro. È qui scocca la scintilla per un animaletto “bonsai”, la chiocciola, sì, proprio quel mollusco di terra che ci ha affascinato da bambini per il suo lento e inarrestabile incedere, per quella scia luminescente che lasciava e la “casetta” sempre sulle spalle.
Rosario ha scelto per il suo futuro l’elicicoltura: vuole diventare il primo allevatore di chiocciole tetraplegico al mondo! Si informa, entra in contatto con Simone Sampò, presidente dell’Istituto Internazionale di Elicicoltura di Cherasco (Cuneo). Due sogni che si incontrano. Da un lato quello pragmatico di Salamone che anela a vivere la sua vita al massimo e a diventare un imprenditore e dall’altro quello visionario di Sampò, che attorno alla chiocciola sta costruendo un’economia “elicoidale”, come la definisce, che ha suscitato l’interesse dei media internazionali arrivati nella piccola Cherasco a scoprire i segreti del suoi metodi di allevamento.
Della chiocciola, come per il maiale, “non si butta via nulla”: è un’eccezionale spia della salute del territorio, è apprezzata in cucina – ricordate le escargot bourguignon francesi – e nel mondo dell’alimentazione per il suo alto valore proteico e pochi grassi. Dal suo guscio si ottengono elementi utili per preparare scrub per la pelle e dalla sua bava farmaci e cosmetici tra i più apprezzati nel campo dell’antinvecchiamento cellulare. Un business elicoidale come la sua “casetta”.

Per allevare chiocciole occorrono dei recinti di circa 4 metri per 50, con una vegetazione coprente alta 30-40 centimetri e molta umidità. Ma, soprattutto, è necessario che qualcuno le nutra e le raccolga (ogni recinto ne può contenere fino a 16.000). Così Rosario incontra il suo futuro socio, Adam Battaglia, che si offre di seguire il corso dell’Accademia di Cherasco e di coadiuvarlo nella gestione dell’allevamento. Poi parla con Sampò per lo sviluppo e l’esecutività dell’impianto: attraverso sensori nel terreno e chip applicati alle chiocciole, è possibile monitorare l’allevamento in tutte le sue componenti – dal grado di umidità alla presenza di sostanze dannose nel terreno – e gestirlo da un computer.
Ma al sogno di Rosario manca ancora un pezzo: «Abbiamo trovato il terreno adatto con un piccolo casolare nelle campagne dove iniziare il nostro lavoro, abbiamo già fatto un piano di investimenti per la realizzazione degli impianti e per le prime fasi di avviamento e messa a regime, ma i finanziamenti regionali tardano ad arrivare». 60.000 euro che ancota separano Rosario dal suo sogno.

Testo già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Il sogno di Rosario: «voglio essere il primo coltivatore di chiocciole tetraplegico al mondo»”). Viene qui ripreso – con minimi riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

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