Con la pandemia che cresce, mai più persone con disabilità “isolate dal mondo”

«Di fronte alla nuova ondata della pandemia ancora più violenta, ogni risposta dovrà essere volta a mettere i diritti e le esigenze delle persone con disabilità al centro di tutti gli sforzi»: è questo il messaggio forte emerso durante un evento internazionale svoltosi in collaborazione con il Forum Europeo sulla Disabilità, che ha visto ogni riflessione prendere le mosse dal recente rapporto dell’International Disability Alliance, secondo cui la prima fase della pandemia ha evidenziato «la catastrofica incapacità di proteggere la vita, la salute e i diritti delle persone con disabilità»

Scultura di figura antropomorfica con mani davanti alla faccia«Di fronte a una seconda ondata di coronavirus ancora più violenta della precedente, con un numero molto più alto di persone contagiate, tutti i Paesi europei hanno già incominciato a inasprire le proprie misure, ma ogni risposta alla pandemia dovrà essere inclusiva della disabilità, tutelare i diritti e le esigenze delle persone con disabilità, mettendole al centro di tutti gli sforzi»: è questo il messaggio forte emerso durante l’evento Covid-19 e disabilità (Covid-19 and Disability), svoltosi nei giorni scorsi a cura di Lebenshilfe, organizzazione tedesca che difende gli interessi delle persone con disabilità intellettive, in collaborazione con l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità.

Alla base di ogni riflessione vi è stato il prezioso rapporto Disability rights during the pandemic (“I diritti delle persone con disabilità durante la pandemia”), da noi già ampiamente illustrato in altra parte del giornale e disponibile integralmente a questo link, elaborato in questi mesi da sette organizzazioni coordinate dall’IDA (International Disability Alliance), basandosi su oltre tremila testimonianze provenienti da ben 134 Paesi di tutto il mondo, riferite per la stragrande maggioranza a persone con disabilità o ai loro familiari.
Tale documento, lo ricordiamo, ha evidenziato in modo netto quella che è stata letteralmente definita come «una catastrofica incapacità di proteggere la vita, la salute e i diritti delle persone con disabilità durante la prima ondata della pandemia, da parte della generalità degli Stati, indipendentemente dal loro sviluppo economico e sociale, all’insegna in particolare di un isolamento generalizzato, riscontrabile nell’indifferenza delle Istituzioni, nei sistemi sanitari e in quelli informativi, oltre ad essere causa di una crescente violenza domestica».

Preso dunque atto di ciò che è stato, è stata ad esempio Ana Peláez Narváez, vicepresidente dell’EDF, a dichiarare come sia «fondamentale, in questa fase della pandemia, garantire innanzitutto l’inclusione e l’accesso delle persone con disabilità ai servizi sanitari, su base di parità con gli altri, nonché ai servizi di protezione sociale e ad altri sistemi di supporto, anche per la vita indipendente, a partire dall’assistenza personale».
Dal canto suo, il presidente del Forum Yannis Vardakastanis si è soffermato soprattutto sulla necessità, già esplicitata nei giorni scorsi, che «quando saranno disponibili vaccini plausibili per il coronavirus, le persone con disabilità siano tra i gruppi prioritari a poterne usufruire, così come deve succedere ora rispetto ai test per verificare l’esistenza o meno del contagio».
Infine, il segretario generale dell’IDA Klaus Lachwitz, dopo avere sollevato tutte le sue profonde preoccupazioni rispetto alle violazioni del diritto alla salute per le persone con disabilità, ha ribadito la necessità che sin d’ora, e per i mesi a venire, vengano urgentemente attuate «iniziative di tutela dei diritti per le persone con disabilità di tutto il mondo». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@edf-feph.org.

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