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Tutte dovrebbero poter contattare in autonomia quel servizio antiviolenza

Servizio 1522

Un’illustrazione grafica che promuove l’uso del servizio 1522, senza alcun riferimento all’accesso multicanale del servizio stesso

Queste brevi riflessioni a proposito del numero antiviolenza e stalking 1522 nascono da un ampio contributo, sviluppato con Simonetta Cormaci, per un corso di formazione a distanza sul tema della violenza nei confronti delle donne con disabilità, rivolto a operatori e operatrici della rete antiviolenza, iniziativa realizzata nell’àmbito del progetto FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) denominato Disabilità: la discriminazione non si somma, si moltiplica – Azioni e strumenti innovativi per riconoscere e contrastare le discriminazioni multiple [di quest’ultimo si legga la nostra ampia presentazione, N.d.R.].
In tale contributo sono illustrati alcuni strumenti per la comunicazione accessibile che dovrebbero connotare ogni servizio e realtà, pubblica privata che sia, che si dedichi a persone che per motivi vari si misurano con ostacoli nella comunicazione che si dà per scontato possa avvenire sempre attraverso la voce in una chiamata telefonica.

Come si può ben immaginare, è cruciale il primo contatto con chi potrebbe dare aiuto a chi si trova in una condizione di maltrattamento e violenza, che non sempre è in condizione di udire o di usare la voce, così come di leggere e scrivere.
Telefono Rosa nasce nel febbraio del 1988 come strumento temporaneo per realizzare una ricerca volta a fare emergere, attraverso la voce diretta delle donne, la violenza “sommersa” all’interno delle mura domestiche. Costituitosi in Associazione nel 1990, Telefono Rosa ha gestito il citato numero 1522, che nell’autunno 2017 si è trasformato in un sistema di comunicazione multicanale, quindi non più solo telefonico, grazie a una chat, e funzionante anche tramite un’app per dispositivi iOS e Android che fin da subito si è rivelata di grande utilità. Dal 1° luglio 2020 la gestione del 1522 è passata all’organizzazione Differenza Donna (questo il sito dedicato).

Moltissime donne, comprese donne con disabilità, in cerca di aiuto, perché vittime di violenza, hanno scoperto fin dagli Anni Novanta l’esistenza della linea telefonica di Telefono Rosa in particolare grazie a cartelli fissi e volanti sulle vetture dei mezzi di trasporto pubblico, la cosiddetta “pubblicità dinamica”, prima che si sviluppassero i canali di comunicazione attraverso internet e altri sistemi di pubblicità multicanale.
Immaginiamo una persona ipo- non-vedente, una persona ipo- o non-udente, oppure una persona con pluridisabilità sensoriale, sul mezzo pubblico di fronte alla pubblicità del Telefono Rosa-numero 1522. Sicuramente la persona non-vedente non accede a tale informazione, invece chi è ipovedente, se le immagini e parole sono in un carattere leggibile e ben contrastato su uno sfondo idoneo, lo vedrà e sarà informata. Infine, la persona sorda o ipoacusica saprà del Telefono Rosa e grazie al fatto che dal 2017 è stata attivata la chat-line, potrebbe accedere al servizio. Ma quante persone sono informate dell’apertura, avvenuta, appunto, nel 2017, della nuova chat-line del Numero Nazionale Antiviolenza del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio?
In occasione della sua inaugurazione, è stato scritto che «questi strumenti vogliono proporsi con estrema semplicità, favorendo il contatto con l’utenza e l’interazione e offrendo, per la prima volta nella storia del 1522, un sistema di comunicazione immediato e qualificato per le persone sordomute». Sic! Qui intanto si veda la Legge 95 del 2006, dove il termine «sordomuti» è sostituito con l’espressione «sordi»… E tuttavia «sordomuti» è un’espressione dura a morire: spesso, infatti, succede di sentirla dire o – peggio ancora – leggere, anche in articoli che riportano una notizia relativa a una persona sordomuta; ma soprattutto il termine «sordomuto» permane in una miriade di disposizioni che si riferiscono alla Legge 381/70 del riconoscimento del “sordomutismo”, ciò che genera non poca confusione, facendo perdere di vista il fatto che tutte le persone sorde comunicano, in un modo o nell’altro.

1522: Regione Lazio

Un buon esempio di comunicazione è invece questo, realizzato dalla Regione Lazio, che invita a scaricare le due app del 1522 e del 112, «per chattare in sicurezza con un’operatrice o per parlare con le forze dell’ordine anche senza telefonare, in modo silenzioso e riservato»

Due anni dopo, ossia lo scorso anno, nel comunicato relativo alla campagna di promozione istituzionale del servizio, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne 2019, si legge: «Il numero di pubblica utilità 1522 è attivo 24 ore su 24, 365 giorni l’anno, ed è accessibile gratuitamente da rete fissa e mobile, con un’accoglienza multilingue. Le operatrici telefoniche forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime, offrendo informazioni utili e avvicinandole gradualmente ai servizi presenti sul territorio, con l’assoluta garanzia dell’anonimato». Non una parola, quindi, sul fatto che ci sia anche una chat-line. Che sia possibile chiedere aiuto per chat non emerge neanche nel video promozionale (non sottotitolato né audiodescritto), diffuso nel novembre 2019 sulle reti RAI tramite spot TV e radio e sui social, in cui il servizio 1522 appare, a prima vista, funzionare come il vecchio Telefono Rosa, solo attraverso il canale audio.

Notizia più recente, ricavata dall’app dedicata al 1522, è che il sistema in tempo di pandemia è stato promosso attraverso le farmacie, gli uffici postali e i relativi sportelli Postamat (su tutto il territorio italiano ci sono circa 7.000 sportelli automatici!): in queste ultime campagne è stato reso noto che col numero 1522 si può comunicare sia per telefono che per chat.

Un’altra campagna di sensibilizzazione è stata promossa all’inizio del 2018 dal network nazionale D.i.Re. (Donne in Rete contro la violenza), con un video accessibile in Lingua dei Segni e con i sottotitoli; tale video, intitolato I segni contro la violenza alle donne, è stato realizzato con Clarissa Bartolini, un’attivista sorda “sopravvissuta” alle violenze e agli abusi subiti da adolescente, ed è finalizzato a mostrare come poter comunicare sull’argomento della violenza, ad aiutare a riconoscere i segni che rappresentano la violenza e, infine, a chiedere aiuto ai Centri Antiviolenza italiani, nella consapevolezza che anche alle donne con disabilità, e in particolare alle donne sorde vittime della violenza di genere e ai loro figli, deve essere data la possibilità di ricevere supporto e protezione.

La speranza è che un giorno l’app 1522 esistente possa integrarsi anche con i più evoluti sistemi oggi disponibili per abbattere gli ostacoli della comunicazione, quando gli utenti di un servizio sono persone sorde e ipoacusiche, che possono avere bisogno di leggere, scrivere e comunicare anche con la Lingua dei Segni.
Interessanti sistemi per la comunicazione accessibile sono stati sviluppati negli ultimi anni da aziende italiane con una forte responsabilità sociale: Pedius, nata con il supporto del programma Working Capital di TIM, e VEASYT, spin-off dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Pedius è una tecnologia usata da oltre 30.000 persone sorde in 14 Paesi del mondo, per telefonare riconoscendo le parole dell’interlocutore che vengono tradotte in testo da leggere, mentre VEASYT permette di avere un servizio istantaneo di interpretariato LIS (Lingua dei Segni Italiana) da remoto, tutti i giorni dalle 8 alle 18 (un video in cui si mostra il funzionamento dell’efficiente servizio di interpretariato LIS istantaneo in contesti socio-sanitari si trova a questo link).

Questi servizi tecnologici avanzati sono stati segnalati, in questo tempo di pandemia da Covid-19, su Solidarietà Digitale, che è un’iniziativa del Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, con supporto tecnico dell’AGID (Agenzia per l’Italia Digitale).
Specialmente in tempo di confinamento domestico dovuto alla pandemia, è lampante che – anche per chi, senza dover fare i conti con particolari disabilità, normalmente chiamerebbe il 1522 per lanciare un allarme e domandare aiuto – possa essere cruciale il fatto di poter chattare e comunicare tramite il sito o l’app 1522. Contatta come vuoi il 1522!: questo dovrebbe essere il messaggio da dare ovunque.

Urbanista, disability & accessibility manager, collaboratrice di CDH (Centro Documentazione Handicap)-Accaparlante.

Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa), e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
Per approfondire il tema della violenza nei confronti delle donne con disabilità, suggeriamo di accedere proprio al sito di Informare un’h, alla Sezione intitolata La violenza nei confronti delle donne con disabilità. Più in generale, invece, sul tema Donne e disabilità, oltre a fare riferimento al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, ricordiamo anche la Sezione Donne con disabilità, sempre nel sito di Informare un’h.

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