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Bisogni Educativi Speciali: una sinfonia in troppe partiture

Aula di scuola con molti alunniMi sono trovato spesso a riflettere sulla reale utilità ed efficacia di tanti documenti redatti all’inizio dell’anno scolastico in favore degli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES): Programmazione del Consiglio di Classe; predisposizione del PDP (Piano Didattico Personalizzato) e del PEI (Progetto Educativo Individualizzato), tanto per citarne alcuni.
Oltre che direttore di coro dal 1989, sono anche un insegnante di sostegno dal 1995 e ho potuto constatare che le strategie didattiche descritte nei documenti di cui sopra, pur se esposte in modo dettagliato e minuzioso, non sono facilmente attuabili nelle realtà scolastiche come le nostre.
Vorrei quindi prendere in considerazione, in questa sede, almeno il PDP, partendo dalla seguente affermazione tratta dal Diario di scuola di Daniel Pennac: «Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare. La cosa DIFFICILE è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un’orchestra che suona la stessa sinfonia». Ma io aggiungerei che un’orchestra arriva a suonare adeguatamente la stessa sinfonia e un direttore può impartire lezioni di gruppo, solo dopo che ciascun musicista abbia ricevuto lezioni personalizzate, stando quindi necessariamente al di fuori del gruppo.

Con un Piano Didattico Personalizzato, all’insegnante (=direttore d’orchestra) si chiede di mettere in atto strategie educativo-didattiche personalizzate in favore di alcuni allievi (=musicisti) all’interno di un gruppo-classe in cui sussistono almeno venti Bisogni Educativi Speciali, in quanto ogni persona è ovviamente diversa. Per cui in un contesto classe, nell’arco di una sola ora di lezione, un docente dovrebbe concretizzare quanto viene descritto in quattro o cinque PDP differenti, attuando quindi molteplici strategie di insegnamento. Ma è davvero possibile realizzare tutto questo?
La scuola italiana ha costruito negli anni un sistema all’avanguardia mirato all’integrazione e all’inclusione degli alunni svantaggiati, rivolgendo meno attenzione a quelli dotati di alto potenziale cognitivo, in quanto possiederebbero capacità e autonomie innate che permetterebbero loro di raggiungere in autonomia un ottimo successo formativo. L’ esperienza mi insegna però che questi ragazzi hanno quasi sempre dovuto aspettare gli altri, rallentando quindi la loro corsa. E così i bellissimi obiettivi di integrazione/inclusione vengono per forza meno.
In effetti, la normativa sui BES consegna al mondo della scuola una miriade di preziose informazioni sui Bisogni Educativi Speciali e recentemente sta rivolgendo l’attenzione anche ai ragazzi plusdotati e ad alto potenziale. Ma se anche per questi dovessimo prevedere un piano Didattico Personalizzato, quanti se ne dovrebbero redigere in una classe? E soprattutto, ripeto, come soddisfare le numerose richieste di interventi didattici espresse in così tanti documenti?
Credo che le risposte ai mie quesiti possano arrivare da un confronto di lavoro sul campo tra docente e pedagogista. Fatti, non parole!

In conclusione, se è vero che «ogni studente suona il suo strumento» e che «la cosa DIFFICILE è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia», attualmente la strada più facilmente percorribile e produttiva nelle nostre scuole, a mio parere, sembra sia quella in cui ogni docente, individuati i Bisogni Educativi dei propri allievi, utilizzi metodologie e strumenti adatti all’intero gruppo e che conducano quindi a suonare la stessa sinfonia attraverso una sola partitura. Con strategie educativo-didattiche in cui la molteplicità dei bisogni possano essere soddisfatti attraverso un solo piano didattico effettivamente realizzabile in un contesto-classe.

Insegnante di sostegno.

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