Piano vaccinale: esprimere chiaramente la priorità alle persone con disabilità

È anche raccogliendo le istanze espresse con forza da numerose Associazioni, tra cui quelle aderenti alle Federazioni FISH e FAND, che Antonio Caponetto, Capo dell’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità, ha inviato un messaggio formale al Commissario Straordinario per l’emergenza Covid, nonché al Comitato Tecnico Scientifico impegnato sulla medesima emergenza, chiedendo «che venga espressa con chiarezza, nel piano vaccinale, la priorità da dare alle persone con disabilità»

Boccetta di vaccino per Covid-19 e siringa«Secondo quanto risulta a questo Ufficio, ad oggi, le Regioni hanno inviato le liste delle persone che, considerati i particolari livelli di esposizione al virus e di vulnerabilità all’infezione, sono da considerare come prioritarie nella somministrazione del vaccino. In talune Regioni rientrerebbero fra i soggetti destinatari delle prime dose anche gli ospiti delle “Residenze sanitarie per disabili” e dei “Centri diurni per disabili”, considerato l’alto rischio dell’insorgere di focolai in queste strutture e la particolare fragilità degli ospiti. Al fine di rendere omogeneo su tutto il territorio nazionale il controllo dell’infezione in questa popolazione, appare comunque necessario uniformare i criteri per la definizione delle liste, almeno includendo – a prescindere dalla Regione – le persone con disabilità ospitate presso tali strutture».
A scriverlo al Commissario Straordinario per l’emergenza Covid, nonché al Comitato Tecnico Scientifico impegnato sulla medesima emergenza, in una lettera avente per oggetto il Piano di vaccinazioni Covid-19 e persone con disabilità, è Antonio Caponetto, Capo dell’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità, presso la Presidenza del Consiglio.

Nella seconda parte della lettera, poi, il Capo dell’Ufficio fa riferimento diretto alle istanze espresse con forza nei giorni scorsi anche su queste pagine da Vincenzo Falabella e Nazaro Pagano, Presidenti di FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), che a tal proposito avevano inviato congiuntamente un messaggio al Ministro della Salute, chiedendo «con urgenza e certezza la garanzia e il pieno accesso alle cure e alla salute in condizione di sicurezza ed agibilità anche rispetto alle differenti disabilità, a partire dai futuri vaccini che dovranno essere garantiti per tutte le persone con disabilità e alle persone con quadri clinici di particolare rischio, e non solo per coloro che si trovano in stato di ricovero, nel rispetto della loro libertà di scelta individuale e di quella delle loro famiglie». Un messaggio ripreso successivamente anche da Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), organizzazione anch’essa aderente alla FISH.
«In una seconda fase della campagna vaccinale – si legge infatti nella lettera di Caponetto – sono stati indicati dal Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 i “soggetti più fragili” come i destinatari delle dosi di vaccino insieme ai soggetti in età avanzata e a quelli con patologie gravi pre-esistenti. Anche secondfo 2quanto ci segnalano le associazioni rappresentative del mondo della disabilità, non è però ancora a tutti chiaro se in questa definizione rientrino le persone con disabilità grave e non autosufficienti, nonché coloro che usufruiscono dell’assistenza domiciliare integrata. Queste persone sono doppiamente esposte al pericolo di infezione, sia perché le condizioni mediche possono determinare in molti casi un peggioramento del decorso della malattia da Covid-19, sia in riferimento ad un quadro più complesso, che investe la più ampia sfera di vita delle stesse persone e di chi se ne prende cura e carico. Vanno quindi considerate fra quelle da sottoporre a vaccinazione con carattere di priorità».

«Sotto questo aspetto – prosegue la lettera – dovrebbe anche essere considerato che nelle persone non autosufficienti e con disabilità psichica il rischio di contagio è particolarmente elevato, considerata l’estrema difficoltà nel rispettare rigorosamente le misure di sicurezza nel contesto quotidiano. Allo stesso tempo, la scarsa propensione alla collaborazione di queste persone, soprattutto nel momento in cui sono private dell’assistenza di chi se ne prende normalmente cura, si rivela un fattore di rischio in più, soprattutto in àmbito ospedaliero (ad esempio in caso di ricovero per infezione da Covid-19)»

«È quindi importante – conclude il Capo dell’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità – che tali necessità siano tenute nella giusta considerazione nella predisposizione dei piani e che nella stessa comunicazione istituzionale sia data rassicurazione sul fatto che la priorità sarà estesa anche alle persone con disabilità ospitate nelle strutture e a coloro i quali rientrano, come sopra evidenziato, fra le categorie più vulnerabili a prescindere dal dato anagrafico». (S.B.)

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