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Perché il CoorDown ritiene inaccettabili alcuni passaggi dei nuovi PEI

Ragazzo con sindrome di Down a scuolaIn riferimento all’articolo intitolato Altre riflessioni sui nuovi modelli di Piani Educativi Individualizzati, pubblicato da «Superando.it» a firma della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), come CoorDown (Coordinamento Nazionale delle Associazioni delle Persone con Sindrome di Down) vogliamo esprimere, anche a nome delle Associazioni e delle migliaia di Persone con Trisomia 21 che rappresentiamo, l’assoluta contrarietà rispetto ad ampia parte dei contenuti espressi in quel testo, alcuni dei quali in contrasto con quanto previsto dal Decreto Interministeriale 182/20, che ha stabilito i nuovi PEI (Piani Educativi Individualizzati), ma anche per i toni e alcuni commenti espressi nell’articolo, quando ad esempio si parla di «interpretazioni giuridicamente fantasiose».
A tal proposito riteniamo sarebbe preferibile utilizzare nei confronti di chi dissente o di chi assume, una posizione differente, una dialettica più coerente al ruolo rappresentato dalle nostre organizzazioni e una modalità volta sempre al dibattito e al confronto.
Tra l’altro, visto che il CoorDown, come altre organizzazioni di volontariato presenti nell’Osservatorio Ministeriale Permanente sull’Inclusione Scolastica, ha dichiarato contrarietà e richieste di chiarimenti e modifiche – come del resto espresso nell’articolo in questione («…stanno sollevando in queste settimane un dibattito legittimo…») – crediamo sarebbe auspicabile un serio confronto tra chi ha partecipato al Gruppo di Lavoro Ministeriale sul PEI e le altre organizzazioni di volontariato partecipanti al Tavolo, al fine di determinare una posizione unitaria nei confronti del Ministero, per rappresentare insieme le osservazioni e le richieste di modifiche al Decreto citato.

Rispetto poi ai contenuti del provvedimento, se su parte del testo riguardante il nuovo modello nazionale di PEI e le Linee Guida relative allo stesso, non si può che essere d’accordo, come più volte sostenuto e scritto dal nostro Coordinamento, intendiamo tuttavia ribadire l’assoluta contrarietà su alcuni punti.

Ci riferiamo innanzitutto al GLO (Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione), dove, stante l’indiscutibile ruolo fondamentale della partecipazione della famiglia in una comunità scolastica veramente inclusiva, riteniamo non accettabile la modifica apportata dal Decreto Interministeriale, che all’articolo 3, comma 1 recita: «Il GLO è composto dal team dei docenti contitolari o dal consiglio di classe e presieduto dal dirigente scolastico o da un suo delegato. I docenti di sostegno, in quanto contitolari, fanno parte del Consiglio di classe o del team dei docenti», e al successivo comma 2 stabilisce che «partecipano al GLO i genitori dell’alunno con disabilità». Non dunque “famiglia come membro a pieno titolo”, ma semplici partecipanti.
Al riguardo basti pensare che lo stesso articolo 3 al comma 9 prevede espressamente che il PEI sia discusso e approvato (come si approva se non votando?) dal GLO del quale, come detto, la famiglia non è membro in base a quanto disposto dai citati commi 1 e 2.

Per quanto poi riguarda l’esonero da alcune materie dello studente con disabilità, oltre a sottolineare l’uso improprio del termine “esonero” che, se anche comparisse una sola volta, è del tutto incompatibile con il concetto di “inclusione”, tale azione impedisce la piena partecipazione dello studente stesso alla vita della classe, oltreché evidenziarne uno “status” di diversità non accettabile.
A questo proposito si fa presente che la parola “esonero” non compare solo una volta a proposito del PEI della scuola secondaria di secondo grado, ma anche nell’articolo 10, comma 2, lettera d del Decreto, e ripetutamente nelle Linee Guida, senza distinguere tra i vari ordini di scuola (anche, quindi, con riferimento alla scuola primaria e alla secondaria di primo grado). Su ciò si veda a pagina 54 delle Linee Guida e in particolare a pagina 39, dove si legge che «L’esonero è deciso dal Consiglio di classe».

Rispetto infine alla riduzione dell’orario scolastico, lo riteniamo un altro motivo di esclusione, emarginazione e discriminazione nei confronti degli studenti con disabilità. Il fatto inoltre che «la prassi delle riduzioni di orario sia stata sempre praticata in casi particolarmente complessi in passato», come si legge nell’articolo della FISH, non è ragione sufficiente per renderla legittima, con il rischio che diventi una facile soluzione.

Sempre disponibili a condividere ogni iniziativa volta alla tutela dei diritti e a favore della piena inclusione delle persone con disabilità, invitiamo quindi tutte le Associazioni e le Organizzazioni di Volontariato alla massima partecipazione ai dibattiti, alle iniziative e alle azioni volte a ottenere una modifica e un miglioramento del Decreto Interministeriale 182/20.

Presidente Nazionale del CoorDown (Coordinamento Nazionale delle Associazioni delle Persone con Sindrome di Down).

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