«L’arte lava via dalla nostra anima la polvere della vita di tutti i giorni»: quando l’amica arteterapeuta Elena Wenk mi ha presentato Maria Assunta Toniacci, mi è tornata in mente questa frase di Pablo Picasso, che penso si addica benissimo alla sua storia.
La vita quotidiana di Maria Assunta, affetta da SLA (sclerosi laterale amiotrofica), presenta numerose difficoltà dovute alla patologia progressiva che le ha tolto ogni possibilità di movimento e di parola. Di pari passo con le aumentate limitazioni, lei ha trovato sempre nuovi modi per aggirare gli ostacoli, raggiungendo un traguardo impensabile: dipingere con gli occhi. Grazie infatti a un computer con puntatore oculare, realizza opere dai colori tenui che trasmettono serenità.
Il suo lavoro si può collocare nel filone della Digital Art o Computer Art, una pratica artistica che utilizza la tecnologia come parte integrante del processo creativo. Con uno dei primi PC in circolazione, un Commodore Amiga, si cimentò con l’arte digitale anche Andy Warhol, nel lontano 1985, manipolando un’immagine in bianco e nero e aggiungendo i colori con la tecnica dei riempimenti.
Maria Assunta racconta di essere sempre stata affascinata dall’arte, tuttavia nel concreto è rimasta una passione relegata ai tempi delle scuole medie. Soltanto di recente, grazie a un fortuito incontro su Facebook con Elena Wenk, si è scoperta artista e ha preso in mano i colori, seppur virtualmente attraverso il computer. Una sfida vinta con successo per entrambe, l’allieva e l’insegnante.
Non è semplice disegnare spostando gli occhi su uno schermo, soltanto un vero talento con tanta volontà può riuscirci. I risultati non si sono fatti attendere: le sue opere sono in vendita, alcune aiutano i bambini della Casa del Cuore Amici del Congo cui viene devoluto il ricavato.
«In questo mondo pieno di apparenze – scrive Maria Assunta su Facebook a proposito di questa iniziativa di solidarietà – scopriamo la gioia della vita vera donando noi stessi, il nostro cuore, il nostro amore e un piccolo contributo a chi vive in povertà e malattia». Spera dunque che la sua testimonianza convinca altre persone con gravi disabilità a intraprendere un percorso artistico e questo mi ha detto a conclusione dell’intervista che segue: «Non vedo l’ora di alzarmi la mattina per “correre” al PC e disegnare anche cose che nel silenzio ho immaginato. È un toccasana per il cuore, per la mente e per lo spirito».
Buongiorno Maria Assunta, grazie per aver accettato questa intervista. Per cominciare, si presenti ai nostri lettori!
«Ho 52 anni e vivo in Umbria in un piccolo paesino nella provincia di Perugia. Sono sposata e ho una figlia di 12 anni. Sono malata di SLA dal 2009 e da otto anni non posso più muovermi né mangiare né respirare autonomamente né parlare. Per comunicare uso un PC con puntatore oculare che segue il movimento dei miei occhi e trasferisce il movimento stesso sullo schermo, andando a puntare ogni singola lettera della parola che voglio scrivere. Poi, grazie ad Elena Wenk, arteterapeuta che lavora essenzialmente insieme a persone con disabilità, ho scoperto che si può disegnare anche con gli occhi».
La passione per la pittura è recente oppure ha sempre amato l’arte?
«Sono sempre rimasta affascinata da qualsiasi forma di arte, ma dipingere è solo un ricordo di scuola media».
Come e quando è nato il suo incontro con l’arteterapia? E cosa le sta insegnando questo percorso?
«Un giorno in un post di un gruppo malati di SLA su Facebook, Elena Wenk chiedeva se c’era qualcuno che disegnasse con un puntatore oculare. Così ho risposto che io riuscivo a scrivere solo qualche locandina e mi sono proposta di farle da cavia perché anche per lei era la prima volta che trattava un paziente con puntatore oculare. Ho accettato e iniziato questo percorso».
Per dipingere utilizza Paint e Paint 3D, programmi compatibili con il suo puntatore oculare. Ma sono possibili altre soluzioni software?
«Sì, uso questi due programmi, ma ultimamente ho iniziato ad utilizzarne un altro, ovvero Sketchbook, consigliatomi da Elena».
In un video riguardante una sua seduta di arteterapia, mi è parso di capire che con gli occhi lei “punti” una zona ben precisa del quadro e che lavori poi su quella selezionando gli strumenti per colorare. Può spiegarci più nel dettaglio come si disegna con gli occhi?
«Il funzionamento di un programma per dipingere è strettamente legato al funzionamento del programma per la comunicazione. Ho una griglia formata da diversi tasti ognuno dei quali, selezionandolo, mi permette di svolgere le diverse funzioni. Ad esempio, se devo fare copia e incolla, guardo il click destro che capta il comando dall’occhio. Poi vado a guardare dove fare click ed esce la finestra. Con gli occhi vado a selezionare il click sinistro e clicco su copia. La stessa cosa per incollare: è come se i miei occhi fossero il mouse, magari non completo, ma quasi. Per disegnare vado a guardare il tasto click più trascinamento. Punto dove voglio creare l’inizio di una riga e sul punto dove voglio che termini e che esca una linea».
Questo suo lavoro le ha già portato una serie di soddisfazioni, ma se dovesse scegliere la più importante, quella che l’ha resa più felice, quale citerebbe?
«La più grande soddisfazione è sentir dire dagli altri che i miei quadretti suscitano pace e serenità. Un’altra grande soddisfazione è avere messo in vendita i quadretti stessi, per fare beneficenza ad una casa di accoglienza per bambini in Congo nata grazie a ragazzi della mia parrocchia. I bambini mi hanno ringraziato, realizzando disegni ispirati ai miei quadretti».
Pensando alla storia dell’arte, qual è l’opera a cui è più legata e perché? E fra i suoi quadri quale predilige?
«La mia opera preferita è la scultura del Canova Amore e Psiche. È tanto intensa. Come si può dare vita ad una pietra o marmo che sia, per me è un grande mistero. Le capacità dei grandi del passato, che con pochi attrezzi manuali riuscivano a creare l’impossibile, sono un miracolo ai miei occhi.
Nella pittura amo tanto Monet per la freschezza dei suoi lavori e per quella capacità di sfumare che per me è poesia.
È difficile per me stabilire quale sia il mio quadro preferito perché ognuno rappresenta un po’ un passo in avanti, una tappa evolutiva. Quello che rappresenta di più il luogo in cui vivo è quello che forse è piaciuto di più: Olivi».
Quali consigli darebbe a una persona con grave disabilità che volesse dedicarsi alla pittura?
«La pittura intesa come arteterapia permette di esprimere tutto il mondo interiore che abbiamo. Aiuta a superare le insicurezze, rende la giornata piena di entusiasmo. Io non vedo l’ora di alzarmi la mattina per “correre” al PC e disegnare anche cose che nel silenzio ho immaginato. È un toccasana per il cuore, per la mente e per lo spirito. Consiglio fortemente di provare, poi non se ne può più fare a meno».
Le opere di Maria Assunta Toniacci sono visibili sul suo profilo Facebook. Per acquistarle è sufficiente scriverle su Messenger.
Per incontri online con l’arte terapeuta Elena Wenk, per dipingere al computer con il mouse o con il puntatore oculare, scrivere a Elena su Messenger, WhatsApp 347 1411610, e-mail helenaw@libero.it. Costo: offerta libera facoltativa.