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Vaccini: serve ancora chiarezza sulla priorità alle persone con disabilità

Vaccino per il CovidSecondo quanto riferisce una nota diffusa dall’Agenzia «Public Policy», «una lettera al ministro della Salute Speranza è stata inviata dalla ministra delle Disabilità Stefani, per sollecitare la platea delle persone con disabilità che dovranno avere insieme ai loro familiari, caregiver e assistenti personali, la priorità nella vaccinazione».
«Fino ad oggi – ha scritto Stefani nella lettera – il criterio individuato fa riferimento all’articolo 3 comma 3 della Legge 104/92, che disciplina i casi in cui la disabilità è connotata da particolare gravità. Manca ancora l’indicazione generalizzata per la disabilità, che deve assolutamente prescindere dalla gravità della loro condizione, affinché venga inserita come prioritaria. Continuerò ad insistere su questa linea in tutte le sedi istituzionali, come ribadito nei giorni scorsi nella riunione del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità».

«È indubbiamente importante – ha commentato all’agenzia «AgenParl» Pietro Barbieri, presidente del Gruppo di Studio sui Diritti delle Persone con Disabilità nel CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo) – che la ministra Stefani si attivi per garantire priorità vaccinale per le persone con disabilità e i loro caregiver ed è importante che ne scriva al Ministro competente. Tuttavia nel Piano Nazionale sulla Vaccinazione non esiste alcun accenno all’handicap o alla disabilità, ma solo elenchi di patologie o di famiglie di patologie».

Sulla questione si era pronunciata a inizio febbraio anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), secondo la quale «a leggere il Piano Vaccinale rimodulato manca l’indicazione generalizzata per la disabilità, sulla quale continueremo ad insistere perché venga inserita come prioritaria. Infatti, non ci può certo andare bene che la soluzione resa nota dalle Istituzioni sia quella di “categorizzare” o dividere per patologie la disabilità. Non possiamo accettare che la modalità di somministrazione sia quella di fare “figli” e “figliastri” tra persone con diversi tipi di disabilità». (S.B.)

Ringraziamo Sandro Paramatti per le segnalazioni.

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