In quest’epoca che gestisce (e in qualche modo salva) i rapporti umani attraverso la Rete, anche un webinar può regalare una forte emozione. È successo a me qualche giorno fa, partecipando un corso propedeutico di Brain Restart (letteralmente “riavvio del cervello”), un metodo riabilitativo basato sull’interazione guidata, utilizzato soprattutto per i bambini e le persone con cerebrolesioni.
Se per tutti gli altri in collegamento, professionisti della riabilitazione, personale sanitario e famiglie, è stata un’importante occasione di approfondimento, per me si è trattato di un vero e proprio tuffo nel passato.
Tornando infatti a più di una trentina di anni fa, mi rivedo nelle pause pomeridiane di studio. Mi accingo a farmi una spremuta, taglio in modo casuale le arance (mai a metà), di conseguenza faccio molta fatica a spremerle, cospargendo tutto il piano di lavoro della cucina di polpa; senza contare quando dallo spremiagrumi verso il succo nel bicchiere: è più quello che finisce in terra. Insomma, un vero disastro dovuto ai miei movimenti distonici provocati da un trauma cerebrale subìto al momento della nascita in seguito alla mancanza d’ossigeno.
Un giorno, durante uno dei miei soggiorni in Svizzera presso un centro di riabilitazione, mi recai nel reparto di ergoterapia per una seduta e la dottoressa mi stava aspettando con un asciugamano in mano. Senza troppi preamboli, mi fece sedere al tavolo del reparto cucina dove c’erano due arance, un bicchiere, uno spremiagrumi e un coltello. Una volta accomodata, mi bendò gli occhi con l’asciugamano, dicendomi di restare il più possibile morbida con le mani e di lasciarle guidare dalle sue. Così mi istruì per una conoscenza tattile del frutto, re-insegnandomi tutti i movimenti per fare la spremuta. Quella fu la mia prima seduta di interazione guidata. Con lo stesso metodo, in seguito, mi istruì a svolgere altri compiti.
Oggi devo riconoscere che dall’interazione guidata ho avuto molti benefìci per la coordinazione delle attività quotidiane.
Il Brain Restart è un approccio riabilitativo ideato negli Anni Settanta dalla psicologa Félicie Affolter. La metodologia enfatizza l’importanza dell’input sensoriale come elemento di contatto. Questo, grazie al canale tattile-cinestesico, può migliorare i rapporti tra individuo e ambiente, danneggiati da una grave lesione cerebrale.
L’esperto svizzero della riabilitazione Hans Sonderegger ha rielaborato e divulgato in molti Paesi europei l’attuazione dell’interazione guidata, dimostrando come un corretto stimolo tattile-cinestesico sia in grado di generare input significativi alla percezione dello schema corporeo. In particolare in Italia dal 2012, dopo la morte prematura di Sonderegger, il metodo è stato utilizzato e divulgato dalla Fondazione Elìce, ente che si occupa di percorsi riabilitativi e terapeutici. In questi anni, essa si è sempre più dedicata e specializzata nel settore della riabilitazione e attualmente è l’unica realtà in Italia che utilizza l’interazione guidata. Oltre alla cura dei pazienti, promuove in diverse parti del Paese vari momenti formativi rivolti a personale medico-riabilitativo e a famiglie di bambini e adulti con cerebrolesioni.
Assistendo al webinar dei giorni scorsi, promosso dalla Fondazione stessa, e in particolare da Marco Ardemagni, fisioterapista e presidente dell’Associazione Hans Sonderegger, ho avuto la possibilità di comprendere meglio i concetti fondamentali dell’interazione guidata, e di come in questi anni si sia evoluta.
Il metodo si basa sull’osservazione del comportamento del paziente e di come interagisce con l’ambiente, al fine di creare percorsi riabilitativi personalizzati. In particolare, nei bambini e nelle bambine con cerebrolesione è importante sia analizzare i princìpi dei processi percettivi e la loro correlazione con l’apprendimento, sia osservare le manifestazione dei problemi percettivi. La metodologia stimola i processi di apprendimento e riapprendimento, praticando tutte le Attività della Vita Quotidiana (AVQ, come amano dire i tecnici!), intese come la migliore palestra per l’apprendimento.
Per chi fosse interessato, sabato 6 marzo ci sarà un altro webinar (per informazioni, accedere alla pagina Facebook della Fondazione Elìce).