Lo sport insegna a superare i propri limiti, a credere in se stessi e nelle proprie capacità: quando Simone Perona, 35 anni di Vandorno, frazione del Comune di Biella, ha iniziato a correre, nessuno si sarebbe aspettato che sarebbe arrivato così lontano.
Le sue conquiste abbattono stereotipi e pregiudizi nei confronti delle persone con disabilità intellettive, favorendo una trasformazione culturale necessaria affinché a tutti venga data la giusta opportunità di mettersi in gioco per crescere e migliorarsi con fiducia, nello sport così come nella vita.
Dai 5.000 e 10.000 metri Simone è passato ben presto alla mezza maratona, stabilendo all’arrivo, in quella di Brescia, il record personale di un’ora e 53 minuti. Un crescere di emozioni e traguardi che lo hanno portato, oltreoceano, a conquistare una medaglia d’argento ai Giochi Mondiali Special Olympics di Los Angeles, nel 2015 [Special Olympics è il movimento internazionale dello sport praticato da persone con disabilità intellettiva e/o relazionale, N.,d.R.].
È ancora vivo in lui il ricordo di un’esperienza umana indescrivibile; in quell’occasione, Simone ha pianto due volte: «Alla partenza perché credevo di non farcela e all’arrivo, ma quelle erano lacrime di gioia perché mi sono sentito fiero e orgoglioso di me stesso».
La corsa è diventata per Simone proprio una sfida con se stesso, un mettersi alla prova, ogni giorno, per superare le proprie paure. Ha così intensificato gli allenamenti, specializzandosi, negli anni, nella maratona: quella di Verona, nel 2016, l’ha chiusa in 4 ore e 33 minuti, ma al di là dei tempi, c’è la conquista di una maggiore fiducia e autonomia che gli ha permesso di spingersi sempre oltre, ponendosi nuovi obiettivi.
Nel pomeriggio di dopodomani, 27 marzo, a Biella (ore 15), Simone sarà il primo atleta italiano con disabilità intellettiva a partecipare ad un’ultramaratona di 24 ore, la BiUltra 6.24.
Nel 2019 aveva già preso parte al medesimo evento nella 6 ore e si sta preparando a questa nuova impresa da circa due anni: ogni mattina percorre 4 chilometri con la sua bicicletta per andare ad allenarsi al Parco della Burcina di Biella; si allena sei giorni alla settimana per circa cinque ore al giorno.
L’ultramaratona di 24 ore la correrà con il pettorale n. 2025, anno in cui l’Italia, dopo avere ufficialmente presentato la candidatura a livello internazionale, auspica di ospitare a Torino i Giochi Mondiali Invernali di Special Olympics.
L’aspettativa di Simone è di cercare di dare il massimo per portare a termine un’impresa che qualche anno fa sembrava solo un sogno: «Ho capito che avrei potuto provarci qualche anno fa. Quando corro provo grandi emozioni, serenità e gioia: per me correre significa stare bene con me stesso. Se dovessi riuscire a completare l’ultramaratona, dedicherei questo mio traguardo a tutti gli atleti Special Olympics che ogni giorno dimostrano di poter essere protagonisti di grandi imprese, ma la dedicherei anche ai miei genitori e a Charlie, il mio tecnico, perché hanno sempre creduto in me».
Quella linea di arrivo varcata, quel traguardo raggiunto non saranno solo una vittoria di Simone, ma di tante famiglie e tanti altri atleti che sognano una vita fatta di fiducia, opportunità e inclusione.
La voglia di Simone di mettersi in gioco è un esempio che dimostra come nessun obiettivo possa essere considerato irraggiungibile senza averci prima provato. È per questo che la sua personale sfida Simone l’ha già vinta, perché ha compreso che con passione, impegno e determinazione si può sempre migliorare e crescere diventando, ogni giorno, una persona migliore.