I vaccini alle persone con disabilità in Lombardia: preoccupazioni e perplessità

Circa 200.000 persone da contattare telefonicamente in tempi rapidi, le vaccinazioni dei caregiver e quelle a domicilio, le persone non presenti negli elenchi a disposizione delle Aziende per la Tutela della Salute o dell’INPS: ruotano intorno a tali questioni le preoccupazioni e le perplessità espresse dalla Federazione lombarda LEDHA, in una lettera inviata agli Assessorati competenti, rispetto alle modalità individuate nei giorni scorsi dalla Regione Lombardia, per la campagna vaccinale nei confronti delle persone con disabilità

Vaccinazione anti-CovidLa Federazione LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), è tornata a scrivere a Letizia Moratti e ad Alessandra Locatelli, responsabili rispettivamente dell’Assessorato Regionale al Welfare e di quello alla Famiglia, alla Solidarietà Sociale, alla Disabilità e alle Pari Opportunità, per esprimere preoccupazione e perplessità in merito alle modalità individuate dalla Regione stessa per la campagna vaccinale nei confronti delle persone con disabilità.

Lo spunto a questa nuova iniziativa è stato fornito da quanto riferito nel portale della Regione Lombardia, «Lombardia Notizie Online», secondo cui «dal 6 aprile i cittadini lombardi più vulnerabili e fragili verranno contattati telefonicamente per fissare gli appuntamenti per le vaccinazioni anti-Covid che partiranno dal 15 aprile».
«Ebbene – scrivono dalla LEDHA – il nostro primo motivo di preoccupazione riguarda il numero molto elevato (circa 200.000 persone, secondo le nostre stime) di coloro che dovrebbero essere coinvolti in questa fase». «Contattare tutti telefonicamente – sottolinea infatti Alessandro Manfredi, presidente della LEDHA – potrebbe richiedere uno sforzo organizzativo non indifferente».

Sempre secondo la LEDHA, poi, altri due elementi potrebbero rendere ulteriormente complessa questa fase: la presenza dei caregiver, che dovranno essere vaccinati assieme alle persone con disabilità e il fatto che ci possa essere un elevato numero di persone per cui si renderà necessaria la vaccinazione a domicilio.

Un altro motivo di preoccupazione riguarda le modalità individuate per inserire nella campagna vaccinale quelle persone non presenti negli elenchi a disposizione delle Aziende per la Tutela della Salute (ATS) o dell’INPS, per le quali è prevista la possibilità di rivolgersi al medico di medicina generale. Qui il timore è dato dal fatto che esse non vengano contattate già nei primi giorni di avvio della campagna di adesione telefonica, andando comunque a rivolgersi ai medici di medicina generale per essere inseriti nelle liste di persone da vaccinare e generando in tal modo confusione in più.

«Ribadiamo quindi la nostra opinione – conclude Manfredi – secondo cui sarebbe meglio prevedere che siano le persone con disabilità a doversi registrare, analogamente a quanto già avvenuto per gli ultraottantenni e per gli insegnanti, lasciando alle Istituzioni territoriali e a quelle della società civile il compito di aiutare e sostenere le persone più in difficoltà nel compiere questa operazione». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@ledha.it.

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