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Verso Santiago de Compostela, il cammino possibile anche in sedia a rotelle

"Belfortissimi"

I “Belfortissimi” che affronteranno il Cammino di Santiago de Compostela

Non si può rinunciare al viaggio post maturità, neanche nel bel mezzo di una pandemia, men che meno può essere un ostacolo la disabilità di uno dei partecipanti. L’estate prossima, dunque, cinque ragazzi di Belforte, paesino in provincia di Pesaro-Urbino, percorreranno i 902 chilometri del Cammino di Santiago, il pellegrinaggio più famoso del mondo, che ha come meta la cattedrale di Santiago de Compostela, in Galizia, regione della Spagna. Un’impresa impegnativa per il fisico e la mente, un itinerario che diventa indimenticabile qualunque sia la motivazione che muove i passi dei pellegrini, perché il cammino “costringe” a condividere e collaborare.

L’avventura di Marco, Cristiano, Davide, Adam e Manuel è già cominciata con la pianificazione e la preparazione. Ad accompagnarli, ora e poi nei cinquantuno giorni di viaggio, la volontaria Michela Mauri, il suo bambino Ludovico e la Joëlette, una speciale sedia a rotelle da fuoristrada.
Il biondo Marco, detto “Schiara”, uno dei partecipanti, è un giovane con disabilità che in questi fine settimana potete incrociare mentre scorrazza con i compagni su e giù per le colline della Valle del Foglia, al confine tra Marche e Toscana, grazie alla Joëlette messa a disposizione dalla Riserva Naturale Statale Gola del Furlo, dalla Provincia di Pesaro e Urbino e dal Parco Interregionale Sasso Simone e Simoncello. Manuel e Adam hanno il comando del manubrio, mantengono l’equilibrio regolando la pendenza della sedia e dettando il ritmo; al traino, con apposita imbracatura, ci sono Davide e Cristiano. Nel viaggio verso Santiago de Compostela le due coppie si alterneranno nei compiti per distribuire le forze e, al bisogno, potranno aggiungere un’ulteriore imbracatura per trainare tutti insieme.
Questa è la formazione che si sta allenando nei giorni che ci separano dall’estate; tutte le informazioni e le fotografie delle escursioni “di prova” sono disponibili sulla pagina Facebook dedicata, la stessa che seguirà i ragazzi lungo il Cammino per raccontare tappe ed emozioni e attraverso la quale già oggi aggiornano i numerosi sostenitori che possono anche contribuire con una donazione a Insieme per l’Eli ONLUS che supporta il progetto.

Non abbiamo ancora speso due parole per la protagonista “muta”, ma fondamentale del viaggio, la Joëlette. Gli appassionati di trekking probabilmente conoscono questo ausilio a ruota unica che consente alle persone con mobilità ridotta, sia bambini che adulti, di compiere gite che su una comune sedia a rotelle sarebbero impossibili.
Inventata nel 1987 dalla guida alpina francese Joël Claudel per il nipote, ne ha fatta di strada dal primo prototipo fabbricato in due giorni, trasformato in prodotto industriale che ha aperto prospettive di movimento impensabili. Immutate le caratteristiche base, ovvero sedile avvolgente, ruota centrale e quattro impugnature per almeno due portatori. Per guidarla non ci si improvvisa, difatti Cristiano, Davide, Adam e Manuel hanno ottenuto l’abilitazione dopo avere seguito un corso con l’istruttore Leonardo Paleari, formatore nazionale portatori di Joëlette dell’Associazione Il Cammino Possibile, impegnata dal 2008 nella diffusione del valore culturale e terapeutico del camminare, che organizza escursioni in sicurezza anche per persone con disabilità proprio con questa speciale sedia a rotelle, messa a disposizione di altre organizzazioni che vogliono far godere a tutti la bellezza della montagna.

Come si può vedere, il sogno dei giovanissimi pellegrini ha mosso tante realtà del territorio che si sono appassionate a quest’avventura in divenire, e tutto è ancor più bello se si pensa che il progetto parte da un gruppo di ragazzi belfortini – così si chiamano gli abitanti di Belforte – che nel 2016 si sono riuniti sotto il nome di Belfortissimi (perché da giovani si pensa giustamente in grande!) e hanno deciso di organizzare iniziative nella comunità e per la comunità: una cena medievale che ha riunito i belfortini sotto le mura del castello del paese, un’asta di beneficenza che ha battuto beni immateriali come un taglio d’erba e un’ora di compagnia, servita per acquistare una batteria aggiuntiva per il respiratore di un amico di Marco, giocatore di hockey in carrozzina: questi alcuni dei progetti di quel cantiere di idee che sono i Belfortissimi, oggi concentrati nell’ambizioso Belfortissimi on the trail, con meta appunto Santiago de Compostela.
Con le loro facce pulite, le acconciature alla moda e l’ironia con cui si descrivono nelle “carte d’identità” che hanno messo online, questi ragazzi della piccola provincia italiana donano un tocco di spensieratezza a un’avventura che altri prima di loro, anche in sedia a rotelle, hanno affrontato. Da una di queste esperienze, ad esempio, è stato tratto un film-documentario, uscito in Italia nel 2018, Ti porto io (I’ll Push You, il titolo originale), che racconta la storia degli amici d’infanzia Justin e Patrick, del loro viaggio epico dove il primo è stato portato dal secondo, ma che alla fine ci fa capire che tutti, deambulanti o meno, abbiamo bisogno di una spinta reciproca per renderci migliori.
Lo stesso percorso di centinaia di chilometri fatto di strade normali, ma anche di sentieri sassosi, dove si può essere baciati dal sole oppure bagnati dalla pioggia su percorsi fangosi, salite e discese che sono una metafora della vita, aspetta questi giovanissimi, mamma Michela e il piccolo Ludovico.
Una ricerca di alcuni anni fa, condotta dall’Università di Saragozza, ha dimostrato che percorrere il Cammino di Santiago produce cambiamenti che regalano felicità. È quello che auguriamo ai Belfortissimi che hanno scelto di identificarsi in un pensiero dello scrittore e viaggiatore Bruce Chatwin: «Camminare non è solo terapeutico per l’individuo, ma è un’attività poetica che può guarire il mondo dei tuoi mali».

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