I buoni risultati della ricerca sulla SLA

Il 21 giugno prossimo sarà la Giornata Mondiale sulla SLA (sclerosi laterale amiotrofica) e per l’occasione l’ARISLA – la Fondazione Italiana di Ricerca su tale malattia, che dal 2009 ad oggi ha investito oltre 13,2 milioni di euro in attività di ricerca, finanziando 85 progetti in diversi settori di studio – vi aderirà fornendo un’analisi dei dati raccolti in tutti questi anni di sostegno ai migliori progetti scientifici in tale àmbito

Ricercatrice impegnata in uno studio sulla SLA

Sono numerose le ricercatrici impegnate negli studi sulla SLA

Il 21 giugno prossimo sarà la Giornata Mondiale sulla SLA (sclerosi laterale amiotrofica), lo SLA Global Day e per l’occasione l’ARISLA, la Fondazione Italiana di Ricerca su tale malattia, vi aderirà offrendo un quadro della ricerca italiana sulla SLA, attraverso un’analisi dei dati raccolti in oltre dieci anni di finanziamento dei migliori progetti scientifici in tale àmbito.
«La Giornata del 21 giugno – conferma Mario Melazzini, presidente del’ARISLA – rappresenta per la nostra Fondazione l’occasione per analizzare la ricerca scientifica sostenuta, condividendo alcune informazioni che testimoniano quanto sia fondamentale continuare ad avere fiducia nella ricerca, per ottenere le risposte di cui abbiamo bisogno. Le oltre cento candidature ricevute al nostro ultimo Bando, i risultati conseguiti ad oggi dagli studi finanziati sono segnali che ci dicono come, anche nei momenti più difficili come quello che stiamo vivendo, la ricerca sulla SLA debba procedere, avendo sempre lo sguardo attento ai bisogni dei pazienti».

Producendo un po’ di dati, va ricordato che dal 2009 ad oggi l’ARISLA ha investito oltre 13,2 milioni di euro in attività di ricerca, finanziando 85 progetti, di cui 18 attualmente in corso, in diversi settori di studio (ricerca di base base, preclinica e traslazionale, clinica e tecnologica) e supportando 136 studiosi, selezionati attraverso l’emissione di 14 Bandi competitivi.
Il costante finanziamento di nuovi progetti, in particolar modo dei cosiddetti Pilot Grant, studi con ipotesi originali e innovative, ha permesso di avvicinare nuovi ricercatori allo studio della SLA, anche molto giovani. Il sostegno ai Pilot Grant, inoltre, vede  in prima linea anche le ricercatrici, che rappresentano esattamente la metà dei responsabili scientifici.
E ancora, dai dati raccolti emerge che gli investimenti di ARISLA hanno sostenuto il 45% di tutti gli Istituti italiani che hanno pubblicato almeno due articoli sulla SLA e che numerosi ricercatori hanno potuto dare continuità alla loro ricerca, producendo risultati in grado di ottenere fondi anche da altri Enti, pubblici o privati, nazionali o internazionali, ciò che ha permesso di porre le basi per ulteriori studi.

Come sottolineano dalla Fondazione, «i tanti studi da noi finanziati hanno dato negli anni un significativo contributo alla scoperta di nuove mutazioni genetiche che causano la SLA, hanno permesso di studiare la funzione di nuove molecole utili a rallentare la progressione della malattia, che possono favorire l’identificazione di un’efficace terapia. Inoltre, il sostegno a progetti di ricerca tecnologica ha portato alla progettazione di strumenti a supporto della vita quotidiana e di ausili elettronici altamente tecnologici per la comunicazione e la motricità».
«Tra gli ultimi risultati conseguiti – aggiungono – segnaliamo quelli ottenuti da un trial che ha individuato un rallentamento della progressione per alcune forme della malattia, in seguito a un trattamento combinato di Riluzolo e Guanabenz, fornendo indicazioni per un’eventuale futura sperimentazione clinica di conferma. In àmbito invece di ricerca di base, certamente degno di nota è lo studio che ha portato all’identificazione di potenziali biomarcatori prognostici della SLA, sorta di “firma molecolare” in grado di dare indicazioni sulla progressione della malattia. Interessanti, infine, anche i dati di una ricerca grazie alla quale sono stati individuati due meccanismi che possono contribuire allo sviluppo di malattie neurodegenerative molto complesse, come la SLA, ma anche come l’Alzheimer, la demenza frontotemporale o alcune altre forme di miopatie». (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: Tiziana Zaffino (tiziana.zaffino@arisla.org).

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